La morte della critica scientifica

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Il mainstream ha ormai ignorato o del tutto messo da parte la critica scientifica, tutto ciò è stato evidente in questi tempi di fronte al problema del covid. Si è sentito sulla maggior parte dei canali tv chiedere agli italiani di “credere nelle scienza”, di obbedire a tutto ciò che viene richiesto in nome della scienza, ma con il tempo abbiamo visto che questo non era atto di credere, per credere anche nella fede si esige razionalità ed esperienza, ci è stato chiesto di fare un atto di fideismo tutt’altro che scientifico. E così da Astrazeneca sì Astrazeneca no, da Johnson & Johnson una dose poi due dosi, da un’immunità totale all’immunità di gregge, da una protezione duratura fino a una protezione parziale di pochi mesi: in nome della “scienza” ogni giorno arrivano ordini diversi. Tutto questo parte da un presupposto che è stato creato da una cultura sbagliata, che genera da sempre falsi miti: uno di questi è di far credere che ciò che è scienza sia sinonimo di sicurezza assoluta, di perfezione assoluta, di qualcosa che supera il tempo e lo spazio, ed è infallibile. Non è così, sappiamo bene come moltissime volte a distanza di anni, decenni, o secoli arrivano nuovi risultati, o vengono messe in discussione tesi o fatte scoperte rivoluzionarie che arichiviano vecchie teorie ecc. ecc. La scienza è un sapersi mettere in gioco sempre, è un saper essere prudenti, un ricordare anche la storia. Essa senza un’adeguata critica scientifica si trasforma in scientismo; senza sottolineare i limiti della scienza e il suo raggio di azione quest’ultima diventa qualcosa di utopistico. La scienza, quella vera, ha bisogno da sempre che i suoi risultati debbano essere vagliati costantemente dalla critica scientifica. La grandezza della scienza non sta nel parlare ma nella sua disponibilità a rendersi falsificabile, nel suo sapersi mettere in gioco nel mostrare tutta se stessa. Chi fa scienza è aperto al dubbio, alla curiosità, al sapere, non è un uomo chiuso che definisce a priori delle regole, non vive barricato dietro alle ideologie, chi fa scienza è come un bambino, è un eterno scopritore, non detta lui le regole ma umilmente ricerca le risposte affrontando molte domande. In questo tempo di covid, ci è stato chiesto di vivere in un atteggiamento paramilitare e settario, seguendo virologi da strapazzo che hanno detto tutto il contrario di tutto, ammantati dei loro titoli e del “ce lo chiede la scienza, dovete crederci”, ma credere in cosa? Come è stata condotta la ricerca? Con quale metodo? Ci sono conflitti  possibili o evidenti conflitti di interessi all’interno di questo procedimento o nelle aziende coinvolte? Quale campione è stato coinvolto? Quali sono le fonti? I suoi risultati nel tempo? Vi sono possibilità di falsificazione per questo o quell’elemento? Le loro continue urla e ammonizioni, le loro continue dichiarazioni, erano su tutti i giornali, ma non venivano poste delle domande alle Virostar, loro erano pari a Dio, erano un barlume di onniscienza. Chi veramente ama la scienza, ama la verità, ama il sapere, non ha bisogno né di urla né di far “credere nella scienza”, semplicemente dimostra le sue ragioni e risponde alle domande, anzi è chi è davvero scienziato è un’uomo che apre alle domande e alla scoperta, una mente chiusa nei preconcetti, nell’ideologia, nel solo calcolo ha un’idea Kantiana e sbagliata di scienza. La critica scientifica è necessaria in questi tempi, perchè la scienza rimanga scienza, perchè la politica e i conflitti di interesse hanno mostrato di sfruttare una pretesa scientifica, di ammantarla di scienza per i loro scopi, si pensi alle filosofie razziste, di stampo Malthusiano e Darwinista, ma che è stato giustificato per il colonialismo e ancora oggi per il darwinismo sociale . Una piccola parte di scienza è stata sfruttata per creare falsi miti scientifici (creazione ed evoluzione). Noi non avremo mai una scienza pura, una scienza perfetta, e non finiremo mai di investigare di conoscere, in un mondo ancora in crescita di informazione, dove vi è ancora una creazione in corso, ma tutto questo non deve portarci a non ricercare la verità in campo scientifico, o almeno ad offrire agli altri delle sicurezze ragionevoli.

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