Libertè, egalitè, fraternitè, il finto slogan della rivoluzione francese

Simone D'Aurelio

(5 min. lettura)

Libertè, egalitè, fraternitè. Questi termini usatissimi sono sempre in voga, ma lo slogan dei cari giacobini in realtà nasconde il nulla cosmico più assoluto. Il loro grido “libertà, uguaglianza e fratellanza” a chi è rivolto? Agli uomini certo, e tutti gli uomini sono uguali mi risponderete ad istinto, ma io vi dico, di fronte a Chi e in cosa sono uguali? Alla massoneria questo motto così inteso piace tantissimo, perché ha sostituito la concezione cristiana di libertà, uguaglianza e fraternità. Nessuno ci riflette più ma gli ideali della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà moderna sono fondati su concetti astratti, che non offrono mai qualcosa di vero e di stabile, perché non vi è un vettore statico alla base. Per essere più chiari, l’uguaglianza moderna di oggi viene concepita asfaltando le differenze, per sentirsi uguali oggi c’è bisogno di questo. O io lo scelgo nella mia testa perché siamo uguali, o lo sceglie la massa per me, questo concetto arriva quindi ad agire sulle differenze per l’ugualianza, mentre il cristianesimo è per l’uguaglianza nelle differenze, sono concetti totalmente inversi. Per gli europeisti di oggi, dobbiamo accettare tutto, vivere nel relativismo assoluto, non avere principi, non avere identità, non avere valori o richiami metafisici, dobbiamo togliere tutto ciò che abbiamo in questo senso, annullarci tutti,per essere uguali e così poterci incontrare, ma un incontro senza identità è impossibile, sarebbe il nulla che si incontra con il nulla, ancora di più quando l’uguaglianza viene decisa da una cultura temporale perchè le differenze che sono di ostacolo vengono decise dall’ordine culturale e dominante di turno. Ed è inutile negarlo: da anni siamo immersi in una filosofia che sta arrivando (o è già arrivata) al solipsismo, la cancel culture di oggi già arrivata in molte scuole è solo uno degli apici di questo percorso di azzeramento delle differenze. I perbenisti ignorano il grande problema contemporaneo: l’incontro vi è nelle differenze (giuste e lecite) che creano unione, è tra l’umanità e Dio l’incontro, tra un popolo e un’altro, e vi è anche l’incontro naturale tra l’uomo e la donna, dove Dio si fa garante nella Genesi, nell’incontro e nel riconoscimento delle due differenti nature e le e tutela, e da loro un ordine, in un’unica carne. È grazie anche al grande contributo di S. Paolo che migliaia di anni di discriminazioni, verso determinate caste, popoli, tradizioni, vengono a cadere, non chiede di annullare le differenze, il discorso è un’altro: il bambino il povero il greco, l’africano, il pastore, il nobile, il Re, l’aristocrazia, sono uguali di fronte a Dio. Le differenze sono promiscue. Tutto ciò che fino a prima veniva contrapposto, in contrasto, dove la donna veniva concepita come un oggetto, dove il bambino veniva sacrificato sugli altari a pseudo-dei o dove veniva visto come creatura incompleta, dove soprattutto gli dei erano riservati a delle sette religiose , dove un popolo era superiore a un’altro, con S. Paolo tutti si allineano, non si tolgono le differenze, il ricco resta ricco, il povero resta povero, il popolo lontano conserva le sue tradizioni, il bambino resta bambino, ma l’umanità viene purificata. Essendo tutti uguali a Dio vi può essere un infatti un vero concetto di persona, di essere,e ogni cultura, ogni età, ogni differenza diventa importante. Senza Dio le differenze diventano un ostacolo e non un punto di incontro, Per quanto riguarda la fratellanza, come ho spiegato bene nel mio libro, anche qui abbiamo a che fare con la Rivoluzione Francese che vuole una fratellanza basata su presupposti artificiosi, infatti per come la intendono loro e la intendiamo noi ad oggi sono fratelli i “compagni” comunisti nella loro sanguinaria missione, lo sono i massoni, sono fratelli i clan mafiosi, sono fratelli i giacobini, ma stranamente tutti questi finita la rivoluzione, o fallito (o in alternativa raggiunto) l’obiettivo diventano nemici, o comunque non sono più “fratelli”. Sappiamo bene che sorte è toccata a Robespierre, e a molti suoi soci, sappiamo bene che succede ai tanti che escono dalla Massoneria ( sentirete la testimonianza di un ex massone), per non parlare delle guerre interne mafiose tra chi si giura fratellanza e di far parte di una “famiglia”. La fratellanza moderna è artificiosa: lo è in affari, lo è per lo scopo, lo è in nome dell’economia, dell’obiettivo, ma arrivati lì non si è più fratelli, perché il presupposto è qualcosa di malleabile, solo Dio può garantire una vera fratellanza, essa non è legata a interessi, essa è indisponibile, essa non si piega e non muta in base a questo a quell’interesse, (così come per l’uguaglianza che non è dettata in base alle ideologie di sinistra del momento). Dio è l’indisponibile e la salvaguardia dell’unica vera fratellanza possibile, le altre sono solo “canne al vento”, con Dio vi è una fratellanza che non si piega a questa o quella cosa, che non è legata a interessi, che non può corrompersi. Vi sono 3 gradi di fratellanza che avevo illustrato nel mio lavoro. Per quanto riguarda il concetto di libertà trattato in piccolissima parte in questo mio articolo, posso dire che quello che gridavano i giacobini e seguaci non era la libertà ma un libero arbitrio, e dall’albero cattivo non arrivano frutti buoni, loro che hanno sparso sangue ovunque gridavano libertà, ma libertà tra chi? E di fronte a chi? La libertà o è un rapporto, tra libero/non libero, anzi più precisamente tra libero arbitrio / libertà o non è assolutamente nulla, la libertà di poter far tutto in qualunque istante è una liquefazione della libertà, è un inseguire il vento, l’infinità dei desideri di voler far tutto e di essere tutto in nome della libertà porta all’anarchia. “Conoscete la verità e la verità di fa liberi” Gv-8,32: per esistere la libertà, vi deve essere anche la verità, se c’è qualcosa di falso c’è anche qualcosa di vero (la libertà non può essere tutto, se essa è tutto allora è nulla), se la libertà è un concetto personale, un rapporto soggettiva tra ciò che desidero fare / ciò che posso fare allora non esiste mai una vera libertà, esiste solo un’idea di libertà, una illusione da inseguire per sempre. Lo gridavano dai palazzi i comunisti degli anni 60/70 libertà libertà, libertà per questo, per quello, per ogni cosa, ma si è davvero liberi? Al di là dell’autonomia (politica, economica e via discorrendo) la libertà esiste se è rapportata a Dio, non esiste una libertà tra gli uomini. La libertà cristiana è una libertà che si guadagna tra scelta giusta e scelta sbagliata, ci sono cose che fanno del male all’uomo, cose che collimano col suo essere, con la sua natura, giustificare tutto sotto il grido post giacobino di libertà non risolve nulla perchè non vuol dire nulla. La libertà va individuata, capita, se esiste è in rapporto col libero arbitrio e posta di fronte a Dio, che è il garante della vera libertà, il vettore che può parlare di libertà ontologica.

Photo by Pierre Herman on Unsplash

Comments (11)

Comment ReplyCancel Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post