Vicino a Dio, una crescita graduale e ontologica pt.2

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

(link articolo parte 1)

Dio, possiamo dire, porta crescita graduale e ontologica: gli apostoli, i profeti, sono esempi di persone che maturano nel loro cuore, nel loro essere, nella loro mente, nella loro anima, sono uomini che lentamente non si attaccano più al denaro, non adorano più il mondo, ci convivono ma sanno che esso non è Dio, non consumano la loro vita dietro ai vizi, alla lussuria, dietro a scelte che ci corrompono, sono persone che non hanno alcun tipo di feticismo nell’universo. Ciò che cerca Dio, partendo da Abramo per poi arrivare al popolo d’Isreaele, fino a rivelarsi al mondo, è di divinizzare l’uomo, di fare in modo che le sue scelte lo rendano indipendente e non schiavo, che la sua priorità non sia lo stato, la politica, un’attività o una donna, ma l’Indisponibile per eccellenza che dà valore a tutto, vuole che l’uomo diventi anche lui indisponibile. Per Jeshua di Nazareth infatti il valore assoluto è solo uno: Dio. Cristo quindi vuol far diventare l’uomo degno dell’incontro con Dio, con il suo eterno destino. La crescita ontologica che vuole Dio è sempre la stessa, vedete quando egli per bocca dei profeti rimprovera il suo popolo perché divenuto schiavo e divinizzatore di idoli, di statue, la stessa cosa c’è nel Nuovo Testamento, Jeshua quando rimprovera il giovane ricco non lo rimprovera perché ce l’ha con i ricchi, ma perché non vuole che l’uomo sia schiavo delle ricchezze, del mondo materiale. Jeshua si preoccupa di far maturare l’umanità completando quella legge parziale della Torah, che con Lui e il completamento della legge coinvolge l’uomo nei suoi pensieri e nel suo cuore: dall’atto esterno a quello interiore, ogni intenzione è pura. Jeshua pone Dio come valore assoluto, l’indisponibile per eccellenza, il fine, il senso, che rende tutto ordinato, tutto pieno di senso, tutto ha un “da dove” e un “verso dove”, ancora oggi la creazione di Dio germoglia, ancora oggi l’opera di Dio è in atto, specialmente nella sua creatura, la Chiesa. La predicazione di Cristo vuole portare a redimere l’uomo, Zaccheo da grande imbroglione si pente, la donna adultera non diventa più disponibile agli uomini, gli apostoli non si fanno corrompere come i falsi profeti dall’oro, dalle pressioni politiche o dal voler compiacere il popolo, essi non sono schiavi di un determinato interesse, sono uomini che possono fare il bene degli altri proprio perché hanno perso un conflitto d’interessi con il mondo. Dio vuole che l’uomo sia felice nonostante la durezza del percorso, che possa essere indipendente, libero, che possa godere della vita al di là del suo status sociale, dei suoi guai, dei suoi problemi, perchè Jeshua si preoccupa di far entrare gli uomini in un determinato status dell’essere quello gradito a Dio, quello che salva la nostra soggettività, le nostre personali scelte ma che ci rende anche degni di poter vedere il volto di Dio nel momento della nostra morte. Per Jeshua sono fondamentali le condizioni ontologiche del suo paziente, che l’uomo sia pieno di valori, e sempre più forti, e tutto parte nel germe progressivo della zona d’Israele, lentamente i profeti, portano il loro popolo sempre più vicino a Dio e pronto ad accogliere la Rivelazione, la rivelazione diventa il completamento di ciò che mancava, quella maturazione lenta e graduale, quel percorso che riguarda tutti e che porta a Dio. Ma la stessa cosa avviene anche nel nostro percorso, con il tempo diventiamo bravi cristiani, bravi religiosi, con lo studio teologico approfondiamo Dio, e così anche le nostre fasi della vita, fino a conoscere bene (anche se parzialmente) Dio, passiamo dalla fase del neonato, bambino che ha bisogno di particolari istruzioni alla fase adolescenziale, fino alla fede adulta, quella di una fede forte e consapevole.

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