Il tempo una maledizione, suddito del mercato, e dell’Europa

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

La questione sembra banale, eppure la domande apre ad importanti riflessioni, nell’Europa schiava dei radical chic, dei banchieri e degli euroinomani cosa è diventato il tempo? Semplicemente un servo del mercato e della globalizzazione, il tempo non è più denaro ma è suo suddito, i giorni di festa, quelli della famiglia, quelli dell’unione e dei legami ormai non sono più riconosciuti nei CCNL. La domenica non è più un punto d’incontro, è la giornata del centro commerciale, è una giornata di lavoro,o è il momento del consumo condiviso di massa. La giornata festiva ha senso in un’ottica tradizionale, collegata a un discorso religioso e incastonata in una determinata concezione di tempo, in un mondo che vive di sola tecnica la domenica è il giorno di marketing delle multinazionali, i giorni importanti collegati al mondo del cristianesimo sono diventati per molti solo dei giorni dove si mangia (e forse si beve) di più del solito, il tempo e i momenti non hanno più un senso condiviso e oggettivo, bensì totalmente soggettivo o contemplato in un’ottica aziendale in chiave cogente di KPI da raggiungere, la situazione è ormai ossimorica tra una concezione del tempo collegata alla metafisica e una concezione del tempo esistenziale, giacobina e post-marxista. Il tempo ormai in questa disperata ottica non porta niente con sè, anzi è un portatore di disgrazia, l’eredità del passato è ad oggi una maledizione eterna, vedi il sesso (il gender fluid ormai impersevera), i cognomi (vedete le nuove disposizioni), lo stesso concedo di padre (Freud docet) è un male, i legami famigliari, ma anche gli stessi valori non negoziabili, o i principi, o la trasmissione di insegnamenti religiosi ed etici sono qualcosa di tendenzioso e mal visto, se esiste un’eredità accettabile unilateralmente è solo quella materiale, le altre sono da spazzare via, non sono politicamente corrette, e non sono tollerabili. Il ruolo del padre non è più quello di trasmettere o di insegnare,e di dare la vita per i figli, bensì è diventato quello di lasciar fare e di pentirsi di aver procreato. Il tempo e la storia per gli euroinomani e i radical, si scrive adesso, essi sono “vuoti” non c’è nessuna costante nell’umanità, nessun argine, nessun valore nessuna verità, esiste solo l’eterno presente, pronto per essere riscritto in qualsiasi modo, anzi per un futuro migliore il presente non deve avere nessun valore come è totalmente nullo il passato, in nome del futuro migliore si arriva ad annullare qualsiasi concezione, tolto Dio, distrutte le grandi tradizioni e la metafisica, i valori, i principi e l’etica, nulla può più contenere alcune folli ideologie, per i comunisti che credono ancora nei loro ideali, quei 100 milioni di morti, sono da considerare in fondo un bilancio giusto o eticamente sostenibile in nome di un’ideale mai realizzato, gli stessi movimenti estremi possono giustificare l’omicidio e qualsiasi altra pratica nell’evoluzione dell’ottica Euroinomane, non esiste più il bene in sè per sè, che porta con sè una serie di comportamenti inderogabili, esiste invece un bene relativo, e in fondo tutto può essere bene e tutto può essere giustificato con i giusti sofismi, anche la morte di mezzo milione di bambini in questo caso può essere la considerata giusta. Semplicemente perchè per un futuro migliore che mai avviene, si sacrifica il presente e si ripudia il passato, dimenticandosi che non c’è futuro senza passato, non c’è presente senza prospettiva, e non c’è progresso senza un’eredità. Una generazione che ripudia il passato non ha futuro, semplicemente perchè non porta con sè nulla sè non il disprezzo di ogni cosa per ricostruire tutto in base agli appetiti soggettivi dell’attimo presente. Una generazione che ha perso il fine della vita, ha perso il collegamento con le generazioni, con i valori, con la concezione di bene e male può desiderare solo la neutralità assoluta (oggi stimata più che mai) e una vita di consumo alla ricerca di piaceri che possano colmare il nostro essere, senza capire che però la salute, i soldi, il successo storicamente non sono la risposta alla felicità e alla grandezza della persona. Il tempo non ha valore se non in senso commerciale e consumistico, senza un collegamento con il futuro in senso metafisico ed esistenziale il presente perde la sua forza,e il suo senso, non è più il tempo per crescere, per rapportarsi, per essere, bensì è il solo tempo dell’eterno divenire, dell’eterno reinventarsi. Le statue da coprire, gli asterischi da inserire, la rivisitazione e la reinterpretazione cinematografica dei personaggi che hanno fatto lasciato la loro impronta in questo mondo, non è anche un voler riscrivere la storia? Gli americani, dopo aver sterminato le più svariate tribù ed eretto McDonalds e supermetropoli si sono convinti di invertire la cronologia di tutti i popoli pensando che il loro modello fosse quello giusto ripudiando il tempo passato e futuro, e pretendendo di estendersi in tutto il mondo. Un popolo che ha distrutto gran parte della sua storia e l’ha cementificata ha cercato di esportare il suo modello in modo fallimentare, in nazioni che invece erano ben radicate nel tempo e che hanno opposto una strenua resistenza. La guerra dei radical al passato e al futuro, e nel sacrificare il presente per un domani migliore e una guerra al tempo tout court.

Foto di PNW Production da Pexels: https://www.pexels.com/it-it/foto/scrivania-ufficio-tastiera-tempo-8250826/

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