Senza il continuo rapporto con Cristo, tutto viene disperso

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Di continuo in questi ultimi anni si parla di sacerdoti sposati, di suore che devono poter amministrare i sacramenti (dalla messa alle confessioni ecc. ecc.), si parla di un cristianesimo come religione dell’amore quando eliminerà qualsiasi pretesa sull’uomo, quando diventerà la religione che essenzialmente dirà a tutti “va e fa ciò che ritieni giusto, goditi la vita, io ti amo”, o che sarà giusto quando dira di sì a qualsiasi cosa viene richiesta dall’uomo per il “suo” soggettivo bene. Non si comprende che senza guardare Cristo tutto perde senso. Infatti i sacerdoti non sono sposati, per diversi motivi, il primo tra questi perchè il sacerdote è un consacrato, e’ un’uomo che ha votato la sua vita in Cristo, al sacerdote (come al laico) si chiede un cambio di essere, ontologico, per il consacrato ciò è ancora più profondo, chi infatti deve portare Cristo agli uomini, chi amministra i sacramenti, deve rappresentare il Rabbì sotto ogni aspetto. Il sacerdote incarna Cristo nella sua vita, in povertà castità e obbedienza, il sacerdozio non è solo un “lavoro” che dir si voglia, ma è uno status d’essere, e questo status è ordinato totalmente a Cristo, c’è una comunione di vita profonda sotto ogni aspetto. La stessa cosa riguarda le suore, neanche Maria, la Madre di Dio, ha avuto l’opportunità di amministrare i sacramenti, eppure ha avuto un ruolo primario e centrale. Da santa Brigida di Svezia, a santa Teresa di Lisieux, da santa Veronica Giuliani alla Beata Marianna di Molokai la Chiesa è sempre stata piena di donne con diversi carismi, ognuna ha portato il suo grande contributo, la Croce è pesata, ma allo stesso tempo l’hanno portata con fatica e onore. Il ruolo della donna nella Chiesa rimane complementare a quello dell’uomo, così come i rapporti tra uomo e donna, o i rapporti famigliari, le donne che si sono consacrate lungo il tempo, le più grandi sante illuminate da Cristo, sono state prolifiche, hanno portato tanto frutto: le loro preghiere, i loro scritti, la loro vita, le loro sofferenze, le loro opere di carità, sono la colonna portante e l’esempio su cui si basa ancora la Chiesa. Tolta la figura di Cristo a questo punto non c’è bisogno di distinguere tra uomo e donna, non c’è bisogno di diversi stili di vita, non ci sono carismi, tolto lui, anche San Francesco e i frati perdono senso, così come le sue opere. Il giovane santo rivedeva nella natura la generosità di Dio, nell’universo la bontà della Sua creazione, rivedeva nella povertà la bellezza dell’essere completamente a disposizione di Dio, di essere indipendenti dal mondo materiale. Dopo una vita bella e agiata,fatta di feste e divertimento, ha visto che il cuore dell’uomo raggiunge la sua felicità e la sua pienezza,e le sue risposte, solo se esso è innestato in Cristo, se c’è il cambio del suo essere, se ci si mette sulle vie del Rabbì e si fa il proprio percorso. San Francesco rivedeva nel suo prossimo un fratello in Cristo, o un’anima da salvare e da convertire, il suo sguardo pieno d’amore gli consentiva di prendersi cura degli ultimi come fecero un’infinità di santi, non per semplice filantropia, ma perchè rivedono nell’uomo il rimando a Dio. La semplice filantropia orizzontale e relativa, parte nel mondo e si esaurisce nel mondo. Gli uomini di Dio, rivedono in ogni uomo Cristo, nella sua sofferenza, nelle sue fatiche, nei giorni di letizia e di amarezza, i grandi santi sono arrivati a sacrificare tutto e a fare penitenza per i loro avversari per Cristo, si sono spogliati di tutto per seguire e amare il Rabbì, ogni gesto d’amore di umiltà è innestato in Lui, senza di ciò la Chiesa diventa una Caritas vuota, a questo punto ognuno si muove un pò come vuole e fa ciò che vuole,senza la centralità del Maestro scompare tutto. Se mettiamo Jeshua tra di noi ogni figura e ogni elemento acquista ordine,senso, criterio e finalità,pensiamo ad esempio alla carità. La carità di Dio è infinita e senza tempo, non muta, non è limitata da noi uomini, dare la vita per i propri amici è valido oggi come ieri. Il rivedere nelle sofferenze altrui le sofferenze di Cristo è immutato. Anche il matrimonio non ha senso, senza una promessa di fronte a Dio, senza un rapporto con Lui, senza essere consci di cosa rappresenta questo sacramento e cosa coinvolge, tutto perde di senso e di significato senza l’Assoluto, in questo caso il vivere giorno per giorno a convenienza va benissimo, non ha senso una promessa d’amore di fronte all’Eterno se non c’è un’eternità, non ha senso vivere e onorarsi a vicenda promettendo di vivere radicati nell’amore di Cristo e poi scordarsi tutto. La fama, la ricchezza, i piaceri, tutto passa, tutto finisce nel vortice del tempo, solo Dio è in grado di rispondere al cuore dell’uomo in modo concreto, ed è in grado di ricapitolare tutti gli elementi del nostro vivere. Proprio mettendo il Signore possiamo riprendere tutto in mano e capire il ruolo del sacerdote, della suora, della famiglia, l’importanza della carità, e tutto il resto, tolto Lui e la prospettiva metafisica, ogni figura e ogni concetto svanirà lungo l’asse mondano e temporale, in balia delle mode, o delle opinioni del momento.

Foto di Pixabay da Pexels: https://www.pexels.com/it-it/foto/opera-d-arte-di-gesu-marrone-33591/

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