Il problema del male, del bene e la giustizia

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Molti atei parlando con il sottoscritto mi sottoponevano il problema del male sparando frasi di questo tipo “Se il male esiste allora dov’è Dio?” oppure “C’è troppo male nel mondo, non può esserci Dio” e via discorrendo. Un’analisi di primo acchito, fatta a livello emotivo porta a un silenzio dove spesso non sappiamo neanche cosa dire di fronte a questi interrogativi, eppure la situazione è molto diversa rispetto a quella che viene pensata a livello comune. Se infatti la reazione istintiva di fronte al male ci porta a domandarci “dov’è Dio?”, c’è da analizzare le cose con calma: se infatti Dio non vi è a questo punto mi domando come si può affrontare il problema del male? Se infatti scompare Dio chiunque ha compiuto del male l’avrà fatta franca. Dal parricidio al furto, dal genocidio alla pedofilia , senza un Dio che giudica il problema del male resta irrisolvibile. Senza un’Essere che giudicherà le azioni perdono significato e sostanza, ogni storia ogni cosa fatta sarà liquefatta nel corso dei secoli e se ne perderà memoria, prima o dopo che sia. Se Dio non c’è il male finisce per restare impunito, perchè non ci sarà mai un giudizio assolutamente perfetto tra gli uomini, nessun è dotato dell’imparzialità assoluta. Inoltre non ci sarà mai definitiva consolazione per il male perpetrato lungo la storia, nell’arco dei secoli e dei millenni, qualunque lacrima sarà stata vana, tutto verrà corroso dai vermi, dalla terra, dal tempo. Il bene e il male richiedono la giustizia, quella vera e assoluta per dare un senso, una finalità all’esistenza è necessario che ci sia un giudizio vero e imparziale per tutti, altrimenti se ritorniamo nel mondo ateo fare il bene o il male diventa una questione personale, di proprio gusto (o di comune accordo per la sopravvivenza), ma in sè per sè sono concetti che perdono valore, non hanno nessuna consistenza, nessuna stabilità, se a fine della vita ogni buona azione finisce risucchiata nel nulla, se la nostra persona con tutti i suoi sforzi verrà dimenticata (tra una o cento o mille generazioni), allora è tutto vano, se ogni buon gesto, ogni aiuto, ogni lacrima, finirà per disperdersi è inutile, l’ateismo equivale alla disperazione tra le disperazioni. Senza un’essere capace di non farsi influenzare dal tempo, un’essere giusto, imparziale, non si può avere compimento delle azioni umane, esse senza Dio non possono avere un valore, e non possono ricevere senza Lui una risposta compiuta e definitiva a ciò che abbiamo seminato, al bene e al male che facciamo. Il cristianesimo non promette il karma, non promette una ricompensa su questa terra, ma di fronte alla sofferenza promette un giusto giudizio appena ci ritroveremo di fronte a Lui, come una giusta ricompensa per le nostre azioni, ogni fatto rimane inciso nella storia, ogni disperazione ogni gioia ogni lotta avrà una risposta, ma per averlo è necessario incontrarsi con l’imparzialità, ed è necessaria un’imparzialità unica, che non si lasci corrompere dall’oro, dal potere, dall’universo, dai trend, e dai contesti sociali, vi è la necessità di un’Essere che è al di sopra di tutto ciò. Il bene e il male, per essere compresi chiamano in ultima istanza per forza la giustizia assoluta, quella divina. Di fronte a un’imparzialità, di fronte a un giudizio errato, di fronte a ingiustizie sepolte dal tempo come si può accettare il male? L’ateo può solo rassegnarsi senza ottenere mai compimento e risposta, perchè non ci sarà mai un perchè, non ci sarà mai una giustizia, non ci sarà mai un vero valore alle nostre azioni. Tutto finisce in un dramma.

Se il cristiano sà che a fine della sua vita tutto verrà retribuito, di fronte al male l’ateo non può trovare risposta, ci si dovrà “accontentare” di un mondo costellato per sempre dall’ingiustizia, i ladri che l’hanno scampata, gli assassini, gli stupratori, le guerre, ogni azione, ogni tradimento, ogni distruzione, ogni infanticidio,rimasto impunito lascerà i nostri colpevoli che non pagheranno mai più il loro debito. E le vittime mai risarcite in modo imparziale. Il giudizio umano dei nostri tribunali infatti non è perfetto inoltre per quanto noi vogliamo essere imparziali non abbiamo un giudizio onnisciente, non dico sulla persona dato che la persona rimane imperscrutabile e inaccessibile, ma anche sull’azione stessa. Senza guardare a livello ontologico, senza risalire verso Dio, constatiamo che le azioni arrivano ad avere un valore totalmente soggettivo, e il male non verrà mai punito, le vittime mai consolate del tutto. Il vero problema di fronte natura ontologica tocca anche la parte opposta ovvero perchè fare il bene? Se non c’è Dio perchè devo impegnarmi nel rincorrere una nozione di bene? La domanda rimane inevasa, o del tutto tragica arrivando a sconfessare che ogni azione è “indifferente” non ai fini storici quanto agli stessi fini di giustizia e di retribuzione. Il cristianesimo non promette giustizia assoluta sulla terra (insieme alle più grandi religioni), non dà una retribuzione immediata a tutto, dà un lato lascia il libero arbitrio all’uomo, perchè è necessario per confrontarsi con Dio, e per salvare la giustizia stessa, da un lato però promette che non si vivrà per sempre nel male, e che ci sarà ricompensa per il bene, il cristianesimo salva tutto, dalle nostre azioni, fino al senso del bene e del male, dal libero arbitrio, fino alla necessità di giustizia.

Foto di Joey Kyber: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotorafia-di-messa-a-fuoco-selettiva-di-catene-durante-l-ora-d-oro-119562/

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