Il problema dell’anima

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Tra i tanti concetti che rimangono insoluti, nella filosofia moderna-postmoderna, c’è anche quello dell’anima. Se l’uomo nella sua interezza viene totalmente distrutto all’atto della sua morte, allora possiamo dire che tutto è vanità, bisogna solo aspettare la nostra fine; ma le cose stanno davvero così? “Un corpo organizzato è composto d’una materia e di un’anima che l’informa. Non c’è problema di rapporti tra anima e corpo, poichè il corpo vivente è l’anima stessa che informa una materia. Il problema troppo celebre dei rapporti tra corpo ed anima appare solo quando, in seguito ad un errore di analisi, crediamo di vedere due cose o due realtà laddove ce n’è una sola. [….] Se facciamo un’analisi corretta, vediamo che se non c’è l’anima, principio d’informazione, non c’è neppure il corpo,c’è solo della materia non informata, cosa assai diversa da ciò che si intende comunemente per <<corpo>> . Allorchè l’anima, principio d’informazione, se ne va resta un corpo, ma la materia che era informata non lo è più. Essa conserva, provvisoriamente, l’apparenza d’una organizzazione; in realtà, come tutti sappiamo, si decompone, è un cadavere. Non c’è nessun rapporto tra cadavere e corpo vivente, se non che il cadavere è la materia che era stata informata e integrata nell’unità organica che chiamiamo corpo vivente.” (Claude Tresmontant, Il problema dell’anima, pag. 42-43, edizioni Paoline, 1972). In oltre 25 secoli, la grande tradizione materialista, partendo dai suoi punti filosofici e metafisici caratteristici dice che l’anima, non esiste: l’essere vivente viene visto come semplice materia. Eppure non basta ad oggi l’insieme di elementi materiali, l’insieme di atomi e di molecole, a generare la vita, l’essere. C’è da capire l’organizzazione, l’ordine,e il principio d’informazione che caratterizza i viventi. La sola materia non riesce a rispondere alla sua stessa organizzazione, al suo orientamento (biologico,evolutivo), alla sua vitalizzazione, allo psichismo, e agli psichismi che hanno un’intelligenza. E’ questo è evidente al netto delle nostre scienze sperimentali. “Questo significa che non è il cadavere che possiede, in potenza, la vita. Ciò che porta a vedere in ogni realtà naturale, e in particolare in ogni essere vivente, la materia informata e quella informante, non è l’analisi fisica o chimica, ma quella filosofica.” (Claude Tresmontant, Il problema dell’anima, pag. 48, edizioni Paoline, 1972). Il problema dell’anima dello spirito, coinvolge anche la conoscenza, per gli atei il conoscere è possibile solo ed esclusivamente tramite la ragione e l’esperienza positiva, per il cristiano, c’è anche un terzo modo di aprirsi alla conoscenza che è di ordine spirituale e filosofico-metafisico. Al di là delle differenze in tutto questo, è da notare il fatto che di fronte alla morte dell’individuo, non abbiamo certezze che ci sia anche la morte del suo essere, (in maniera definitiva e totale), tutto ciò risulta fino a prova contraria una petizione di principio. Ciò che vediamo in apparenza e nell’immediato, è che di fronte alla morte fisica, il corpo diventa cadavere, e quell’unità fatta di coscienza, emozioni, stati d’animo visibili,carne, psiche, e intelligenza, viva fino a poco prima, non risulta animata solo e soltanto di materia, quest’organizzazione, questa informazione, quest’ordine complesso, non risulta al netto delle nostre conoscenze scientifiche esauribile in un semplice conglomerato di atomi. E nessuno ad oggi può dimostrare che dopo la morte fisica l’essere è andato distrutto, anzi… Che lo si voglia riconoscere o no, nell’uomo vi è quel “soffio divino” che lo caratterizza, esso è l’unico essere in grado di trascendere la realtà, i cui presupposti fisici non spiegano quelli dell’insieme che ci ritroviamo di fronte, che rimanda a un’ordine di tipo fisico e metafisico. L’intreccio di una natura spirituale e carnale, è tipica di tutte le grandi tradizioni, esclusa quella materialista, ma anche la concezione dell’anima, determina il nostro modo di concepire l’essere umano: nella grande tradizione ebraica, l’anima è creata è non è consustanziale alla divinità; non è una parte del divino o una sua scheggia. Il materialista esclude tutto ciò: l’uomo è solo il risultato del caos, del nulla assoluto, di una macro-evoluzione inspiegabile,ed è anche in qualche modo scrutabile solo tramite la psicologia, e la biologia,perchè in fondo si riduce solo e soltanto a questo. Eppure la presunta divinità della materia non riesce a dare una spiegazione di sè,nè a livello filosofico nè scientifico e neanche metafisico. Il discorso dell’anima nel mondo materialista, crea la prospettiva di ridurre il disegno di uomo, a quello di semplice animale. Ciò pone contrasti anche con le altre scuole filosofiche e metafisiche, nella tradizione orfica, platonica e neoplatonica l’anima è divina per sua stessa natura, quindi si tratta per l’uomo di ritornare alla condizione precedente. Nella grande tradizione ebraica c’è invece una concezione rivoluzionaria, dell’anima, essa non è divina, non torna in Dio, non si fonde in esso, e non è mai uscita da Lui. E’ invece creata, ed è diversa dalla sostanza divina. Oltre a ciò possiamo vedere come gli ebrei non credono nella preesistenza delle anime, esse non sono “cadute” in dei corpi, e i corpi non sono cattivi contenitori per lo spirito. La tradizione ebraica non vede il corpo e l’anima come due entità distinte: “In ebraico non vi è neppure una parola per designare <<il corpo>>, nel senso di Platone e Cartesio, come sostanza distinta dall’anima, non vi è alcuna parola per indicare il corpo in tale senso. C’è la parola per designare il cadavere, che non è un corpo. Questa mancanza d’un termine per designare <<il corpo>> distinto dall’anima è significativa. Si ricollega all’analisi già fatta a proposito dell’antropologia aristotelica che riprenderemo nella seconda parte: un corpo senz’anima non solo non esiste, ma non ha alcun senso. E’ soltanto il frutto di un errore di analisi. [….] Confondere il corpo con il cadavere è esattamente l’errore di Cartesio.” (Claude Tresmontant, Il problema dell’anima, pag. 64-65, edizioni Paoline, 1972) Questa concezione, responsabilizza l’uomo, e allo stesso tempo dona valore, e anche senso, il nostro fisico non è qualcosa di detestabile, una prigione per l’anima, e non è neanche come vuole la tradizione materialista il tutto, esso è parte di noi, ma non siamo solo un trattato di biologia e psicologia.

(link parte 2)

Foto di Mariana Mileeva: https://www.pexels.com/it-it/foto/luce-tramonto-moda-uomo-6652916/

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