Il collegamento nascosto che c’è tra mercato e filosofia Europeista

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

La filosofia postmoderna viaggia tra due correnti: il superadicalismo (l’evoluzione negativa del pensiero radicale dello scorso secolo) e la cancel culture. Entrambi questi pensieri hanno lo stesso impianto metafisico e teologico, ed entrambi nascono sotto il dominio dell’economia sulle persone. L’europeista di oggi sta diventando infatti il consumatore perfetto, esso è oikofobico, senza valori, guarda il mondo solo in termini quantitativi e materialistici , la sua identità è slegata da qualsiasi vincolo, vive nell’eterna precarietà relazionale, biologica e filosofica, che è collegata a un’eterna precarietà del lavoro, della flessibilità professionale e dei mercati, il che non è un caso: “Oggi è la sinistra in occidente, che in un certo senso incarna e promuove una sostanziale libertà negli spostamenti di merci e persone, una libertà etica e morale, una libertà dai legami di natura e cultura aprendosi sempre di più, in ultima istanza, a una progressiva libertà di mercato.” (Alessandro Catto, “Radical Chic. Come sconfiggere il pensiero unico globalista”, 2017, La Vela, pag. 165). E’ proprio il mercato sempre più globalizzato, che ci porta ormai a usare frasi ibride: la maggior parte dei ragazzi parla un misto che è per metà italiano per metà inglese, questa è la lingua commerciale che domina la scena, inoltre la stessa umanità, piegata dai diktat economici impara ad essere nomade ed è pronta a viaggiare in base alle richieste produttive, tutto ciò è possibile in una cultura dove i legami sono sempre più sottili, sempre più arginati, alla totale circolazione di persone corrisponde a un’evaporazione dei rapporti. Ma a tutto questo corrisponde anche un vivere nell’eterno presente, uomini senza passato e senza futuro possono vagare per sempre nel pianeta e nella relazioni senza mai fermarsi, e la borsa e la finanza infatti sono scollegati da un discorso di storia, di tempo e di legami (in senso filosofico e tradizionale) ma cambiano di continuo le loro regole. Il bene e il male in tutto questo sono sciolti, fusi, la loro entità che è metafisica ma reale e si ripercuote concretamente in modo concreto sulle vite di tutti non viene mai riconosciuta per davvero: per l’europeista suddito del mercato non esiste più il male e il bene, esse sono parole vuote, esiste solo il calcolo che determina di volta in volta cosa può essere considerato maligno o benigno. Questo porta a concepire che ciò che è negativo e positivo passa solo tramite la legislazione; a tutto questo corrisponde a una libertà di comportamento collegata solo ed esclusivamente alla burocrazia, non abbiamo più responsabilità etiche e personali, ma solo leggi da rispettare. La borsa non conosce etica, e tutto ciò che va sul mercato è “eticamente sostenibile” (altrimenti la stessa collettività lo respinge), ma in un mondo dove non sono riconosciuti per davvero bene e male ogni cosa può essere messa in vetrina ed a disposizione di tutti. A tutto ciò si aggiunge una moltiplicazione di cliniche per il cambio sesso, l’aumento di spazi di sfruttamento della donna per l’utero in affitto, il lui/lei indefinito che compra pantaloni da uomo e scarpe da donna,tutto è un chiaro collegamento al predominio assoluto del mercato, anzi della superfinanza, che non vuole personalità, ma solo consumatori senza volto in eterno abbonamento. Chi non riconosce un’ordine tra spirito e corpo, tra eredità e biologia, può aprire a tutto questo. Noi siamo nella società del disponibile. Ma non c’è solo ciò,andando più a fondo il ragionare secondo le logiche del mercato, viene importato anche e sopratutto nelle nostre prospettive di realizzazione come esseri umani: si pensa soltanto alle vacanze, ai beni materiali,ed ai piaceri, finanziabili tra rate di auto, agenzie di viaggi, e nuovi attici. Non si intende più la vita in modo qualitativo, non si guarda all’essere in modo trascendentale, bensì si guarda tutto in modo quantitativo e totalmente piatto, nonostante questo stile di vita, non appaga nessuno, l’occidente infatti da oltre mezzo secolo denuncia la più totale alienazione dell’essere umano che vuole realizzarsi nelle logiche economiche e consumistiche. E’ da notare come il pensiero nichilista, che vive in Europa, suddito della finanza, non ha un senso, ha rescisso ogni legame con il perchè, è utilitario, freddo e depresso, come lo sono le vetrine delle multinazionali che invadono il cuore dei nostri paesi, il dominio della borsa non ha un perchè intrinseco, e ci porta alla vittoria dell’utilitarismo sul fine, questa filosofia europea nelle sue due varianti, non ha una direzione, non ha una crescita (se non nel consumo), vive nell’eterno presente, e non vede come la vita rimanda in ultima istanza a Dio, insieme al concetto di uomo e donna, di creazione ed evoluzione, di fede e ragione. Per l’Europeista di oggi, in fondo non esiste famiglia, non esiste patria, non esiste temporalità, non esiste giorno (la domenica ormai è una giornata commerciale), non esiste percorso, non esiste senso in nulla: tutto viene disciolto nel relativismo assoluto che in ultima istanza è una costruzione astratta che non ha soluzioni concrete per definire per davvero un’immagine di civiltà, di persona e di collettività, semmai storpia solo e soltanto quelle che per davvero ci sono e si manifestano nel contesto storico.

Foto di Pixabay: https://www.pexels.com/it-it/foto/1-lotto-di-banconote-in-dollari-americani-259191/

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