Le vie della tradizione: un percorso verso il progresso

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

In alternativa al pensiero debole di Vattimo, al nichilismo radicale,al dominio della cancel culture, e al potere filosofico pratico e culturale dei mercati sulle nostre vite , c’è una via, che convive da millenni con l’uomo, una strada alternativa a questi deliri e a questa degradazioni; antichissima, che ha edificato e instaurato prosperità, civiltà, relazioni e identità: e questa via si chiama tradizione. Essa è una strada fatta di cultura, storia, teologia, filosofia, metafisica e scienza. Mentre il fallimento di certi percorsi è sempre più evidente negli ultimi decenni, possiamo dire che c’è “un’Europa nascosta”,piccola, invisibile, non legittimata in questo periodo storico, che è fatta da persone che conservano un’identità, che hanno una tolleranza e una cultura e che sono aperti alla convivenza e al reciproco scambio. Non parliamo di individui che devono storpiare ciò che c’è, sono persone che non vogliono degradare, bensì ampliare ciò che hanno ricevuto, non hanno bisogno di mettere asterischi, di distruggere l’italiano, di asfaltare la biologia o di eliminare le statue e la storia. C’è quindi un’Europa nascosta agli occhi di molti che parla ancora di Dio, della patria e della famiglia. Essa è composta da uomini e donne, di ogni paese, etnia e cultura, residenti a ogni latenza di questo continente e parlano i più diversi linguaggi, sono intellettuali, artisti, padri e madri, studenti e insegnati, religiosi e laici, che vedono oltre il pensiero unico che si respira oggi in quasi tutti gli stati europei, e queste persone cercano la tradizione. Mentre la Cirinnà deride tutto questo in salsa arcobaleno,etichettando tutto come fascismo, una palla o maschilismo, possiamo vedere che i concetti Dio, patria e famiglia sono elementi collegati, come ha constatato Marcello Veneziani, e chi ci li schifa, sputa sostanzialmente nel piatto dove mangia. Tutte le più grandi civiltà esistenti infatti partono da una speculazione teologica contraria e opposta a quella dell’Europa di oggi, tutte convivono con un concetto di Dio, di patria, di tradizione, che richiamano quello di famiglia, e anche quello di identità personale, in cui è possibile un’incontro e uno scambio proficuo tra diverse entità, per quanto tutto ciò da fastidio alla sinistra di oggi. Questo è un pensiero tradizionale di indole metafisica che collega identità e sovranità, religione e cultura, etica e teologia, bene e male, essere e divenire. E’ uno stile di vita che ci responsabilizza, e ci rende protagonisti del nostro destino, che ci fa scrutare con razionalità il visibile e l’invisibile, ciò che è presente nel cuore, ma che non può essere descritto a parole, o che non può essere visto con gli occhi. Questo “piccolo resto” vede come i legami non sono un male,ma come essi sono un’opportunità, inoltre ognuno è consapevole di quanto è importante avere un collegamento tra passato,presente e futuro, essi infatti sono tempi irrinunciabili se si vuole riscoprire la società, non esiste un progresso senza un passato, non esiste un futuro senza un presente, e non esiste passato senza un futuro, ma tutto ciò è possibile nella tradizione, non in questo europeismo disastroso e nichilista. Questo “piccolo resto” che non pensa solo al “come” scientifico ma guarda anche al “perchè” delle cose, mira all’essere e non all’apparire sui social. Ciò che si antepone al totale solipsismo di oggi, è una teologia che riconosce che l’universo non è l’unico essere: da ciò possiamo arrivare a una concezione di umanità, di senso, di tempo, e possiamo collegare passato presente e futuro, dove possiamo vedere come uomo e donna non sono figure in contrasto ma complementari e Dio si fà garante dell’incontro. Possiamo ricongiungere una visione di sacro e profano, di vita e di morte, che supera quella del primato dell’interpretazione, possiamo arrivare a concepire e a toccare un perchè e un destino individuale e collettivo che va oltre la tragica lotta malthusiana e materialista. Con questi presupposti possiamo ricostruire la civiltà, e possiamo rispondere a delle domande di senso che ci opprimono, possiamo replicare alla nostra inquietudine radicale, possiamo dare un perchè alle nostre vite e ai nostri cuori che vada oltre il semplice calcolo o il freddo guadagno. Con la tradizione si và oltre il semplice accumulo di obiettivi e di piaceri a consumo, è invece un netto orientamento che indica un “da dove” e un “verso dove”,è una concezione di uguaglianza fratellanza e libertà che non ci mette in una competizione orizzontale, bensì ci fa maturare. E’ un rispondere al perchè del male, al fine ultimo della storia, al dramma del dolore, ma anche al perchè della gioia e dello stesso vivere. Seguire la tradizione significa poter rispondere in modo concreto anche al nostro agire, è un replicare alla nostra sete di giustizia, agli interrogativi più profondi dell’anima umana. Le vie della tradizione sono culturali, pratiche, esistenziali e consistono nell’abbandonare una pseudo cultura che si basa sul GF Vip, e sulla vita privata di Belen, bensì è uno scavare nei cuori, e un’indagine a tutto tondo per rispondere in modo concreto a quesiti che non possono essere affrontati tramite la falsificazione, o il semplice calcolo, bensì hanno bisogno di tutta la nostra razionalità che parte dal reale per arrivare alla speculazione metafisica. Per far rifiorire la civiltà occorre proprio uscire dal nichilismo, dall’egoismo, dalla logica consumistica che ci attanaglia, bisogna aguzzare l’ingegno e incamminarci oggi come ieri sulle vie della tradizione.

Foto di Jens Johnsson: https://www.pexels.com/it-it/foto/freccia-in-legno-marrone-firmata-66100/

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