La necessità di Dio nello stato (pt.2)

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

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Vi è oltre a tutto questo anche la necessità di guardare bene la concezione di razionalità nel mondo pubblico, e denunciare come Dio, sia necessario nei territori, e nelle scelte fatte per il singolo e per la collettività, se abbiamo il coraggio di riscoprire il suo volto, esso si farà garante dei più deboli, ed è in grado di dare senso e concretezza all’umanità. Per quanto Dio sia indisponibile, proprio la sua indisponibilità e la sua necessaria presenza, diventa la garanzia e il fine ultimo della ricerca politica, intesa come ricerca del bene per i propri cittadini. Un partito politico che esula Dio, un’istituzione che lo rigetta, ha in fondo, perso l’idea di bene, perchè Dio è il Bene, più precisamente il sommo bene, l’avvicinarci a Lui ci riporta al fianco di una concezione umana dell’uomo, dove esso è chiamato a intrecciare le sue gesta e le sue azioni con la storia divina, e il cui destino è lucente. Ma non dobbiamo contare solo questo c’è bisogno a livello politico di Dio guardando alla realtà, infatti in uno stato sempre più ateo, c’è un’altro problema che non è indifferente ovvero la concezione etica; se Dio viene escluso dal discorso singolare e plurale, allora è impossibile arrivare all’etica ed avvicinarci al concetto di verità (di qualunque tipo), e tutto ciò era stato dimostrato da Kolakowski in modo magistrale oltre 50 anni fa. Senza Dio non può esserci etica, e non può esserci nessuna possibilità di avvicinarci al concetto di verità, il problema razionale e filosofico resta insoluto.

In questo caso oltre il problema etico però che è collegato a Dio e che ha bisogno di Lui per definirsi, porta con se anche un problema legislativo ed economico, le leggi infatti rimandano all’etica, e perchè devo obbedire a leggi ingiuste o del tutto relative? Perchè devo accettare una sentenza se non vi è verità? Il problema etico si espande a macchia d’occhio in un’altro settore come l’economia, perchè da sempre viene inserito nel circuito economico solo ciò che è ritenuto eticamente sostenibile dal popolo, legalizzare ad esempio la prostituzione a livello pubblico porterà le future generazioni a pensare che l’amore e l’atto sessuale siano un semplice servizio da comprare; i movimenti e le varie lobby oggi si muovono per far accettare eticamente quel determinato prodotto o servizio. Un comitato o un serio partito, un’associazione e ogni cristiano,  ogni uomo legato alla tradizione, o anche gli stessi atei in fondo, devono combattere per l’etica e la concezione di verità. Più in profondità il rigetto collettivo di Dio distrugge l’agire dell’uomo, siamo infatti nell’epoca del solo fare e non riusciamo a realizzare i desideri del nostro cuore nonostante i tanti traguardi ottenuti, la psicologia e la sociologia possono rispondere solo in parte alla ricerca della felicità dell’uomo dato che le domande più intime coinvolgono la teologia e la filosofia che agiscono con metodi e strumenti diversi per rispondere a quesiti diversi da quelle dei terapeuti che ripiegano solo sul soggetto l’indagine speculativa. Nell’era della tecnica sganciata dall’etica, nell’era del solo fare non è un caso che la tecnologia incontrollata prende il dominio delle nostre vite: essa fuori dall’indirizzo etico, fuori dai canoni della verità pensa solo a crescere senza fine. Possiamo capire infatti come si può facilmente arrivare a dei macchinari infernali senza un chiaro ordine metafisico e teologico, la bomba atomica e una tecnologia pervasiva (e la società del controllo) si basano su una nozione politica che respinge Dio dal dibattito pubblico, che respinge l’etica e respinge la verità, nozioni tra loro collegate. Ma anche le relazioni senza Dio si impoveriscono, da una democrazia di persone si passa a una democrazia di individui come ha visto Caffarra in un suo saggio, ripiegando in uno schema che vuole esiliare la teologia da qualunque dibattito politico non dobbiamo meravigliarci della rottura della nozione di comunità, che coincide con problemi di ordine strettamente teologico, metafisico e filosofico, inoltre la scomparsa del fine ultimo, negli ultimi anni ha tramutato il nostro modo di relazionarci in una logica economica: per inciso le leggi del mercato sono state trasferite anche sul modo di portare avanti le nostre relazioni e sulle nostre decisioni comunitarie, che ormai sono diventate solo frutto di utilitarismo.

Michael Schmaus, fa notare come il cristiano guarda il mondo come se esso è la penultima realtà, indossare questi occhiali filosofici, consente anche di mettere un freno all’avidità e alla bramosia di potere dell’uomo: i tiranni più spietati infatti instaurano guerre, colonizzano e schiavizzano sempre di più il prossimo in un’ottica orizzontale e piatta dove il mondo si presenta come l’ultima realtà che abbiamo di fronte. In questo caso si dissipiamo i nostri talenti, anziché farli fruttare, ma non c’è solo questo, più nel profondo il concetto politico e pubblico di uguaglianza, fratellanza e libertà, concepito in modo solamente orizzontale ha solo mortificato i popoli e combattuto le differenze e le identità. Inoltre dobbiamo notare come la nostra stessa società seppur respinge Dio, per maturare si organizza in modo verticale, le organizzazioni e le aziende, i comitati e gli enti non possono vivere in modo totalmente orizzontale dove non esiste nessuna guida e nessuna distinzione di ruoli. Il buon leader, in fin dei conti è una saggia guida e un’aiuto per i suoi subordinati. Proprio il concepire, il mondo, il tessuto sociale, e la nozione di egalitè fraternitè e libertè in modo verticale, di fronte a Dio, ci consente di poter migliorare la società in modo decisivo e concreto.

Foto di Lara Jameson: https://www.pexels.com/it-it/foto/oceano-nave-giocattolo-giocattoli-8828428/

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