La Rivelazione di Dio al mondo,e nel mondo

Simone D'Aurelio

(5 min. lettura)

Come si può capire Dio? Come ci si può arrivare a Lui? I contesti possibili sono molteplici, e tra l’altro collegati, l’etica, la metafisica, la scienza, e il reale, in ultima istanza portano a Dio. La caducità del mondo, la necessità di sorpassare la contingenza storica e biologica per poter avere accesso alla verità e all’etica, il superamento dell’esistenzialismo, la metafisica realista, in fondo ci dicono una cosa: Dio va riconosciuto nel reale, e in seguito conosciuto. Dio infatti non è alieno alla realtà, non è estraneo all’uomo, e non è nemmeno contrario al benessere dell’uomo, per quanto il contesto sociologico di oggi ultra relativista e radicale, ci vuole far immaginare il contrario. In realtà infatti, Dio si pone, ieri come oggi, come la Rivelazione, per realizzare e soddisfare l’uomo nella sua totalità, per arrivarlo a liberarlo in modo consensuale nell’incrocio che si pone tra libertà e libero arbitrio, nel divario tra senso e significato, e nell’intercapedine che si sviluppa tra fare e agire, cercando di divinizzarlo facendolo passare dall’uomo vecchio (tutto di terra), all’uomo nuovo ( in grado di relazionarsi con Lui, e di entrare nelle Gerusalemme Celeste). La Rivelazione di Dio in tutto questo passa su due livelli, di fronte al mondo e nel mondo, la sua azione storica ha quindi due piani, c’è per così dire il primo piano razionale, apologetico, dove vediamo che Dio è raggiungibile tramite il nostro intelletto, ovvero se prendiamo la realtà per “vera”, in un sano realismo filosofico (di cui si nutrono anche le varie materie scientifiche) è inevitabile che si arriva a vedere Dio, di fronte al mondo, con questa via arriviamo al “Dio dei filosofi”. Le grandi società tradizionali, e molte che fanno parte della storia antica, medievale e moderna, sono partite proprio da questo punto necessario per progredire sotto ogni punto di vista (1)

Ma in tutto ciò Dio non solo vuole che l’uomo lo riconosca nel reale, a partire da esso, infatti non basta la speculazione filosofica, e il reale per arrivare a scolpire il Suo volto. Il Dio dei filosofi, ha i suoi limiti, vive nell’ombra, e nell’incertezza, la filosofia e il reale bussano alle sue porte ma non arrivano a una sua definizione “completa”. Se vogliamo davvero capirlo, e avere una teologia sana, dobbiamo andare più a fondo. Lui vuole infatti farsi conoscere, c’è quindi anche il secondo rapporto di Rivelazione di Dio nel mondo. Se Dio E’, se Dio è perfezione, se Dio è la fonte dell’essere ed una vera divinità, è normale che cerchi un contatto col suo popolo, proprio per via delle sue qualità necessarie. La Sua relazione infatti parte prima da Adamo per arrivare al popolo ebreo, mediante una storia eccezionale, tramite la testimonianza di generazioni, che guardano le Sue imprese e le Sue meraviglie nella storia, ma oltre a tutto questo si rivela anche ai profeti: “Ciò che è notevole è che, di secolo in secolo, e per diciotto secoli indipendentemente dall’ambiente sociale al quale appartengono, nei diversi momenti storici, nei contesti umani più disparati, tutti dicono la parola di Jhavè, lo stesso fondamentale insegnamento; e ciò fino all’ultimo dei profeti d’Israele, il rabbi Jeshua di Nazaret. Qualche volta essi si conoscono tra di loro. Geremia conosce l’insegnamento del suo grande predecessore Isaia. Ezechiele conosce l’insegnamento di Geremia. Altre volte invece essi sono indipendenti gli uni dagli altri. Comunque, annunciano e insegnano la parola di Jahvè. […] Insegnano sempre tutti uno stesso ed unico Dio, un’unica verità” (Claude Tresmontant, Dio ci ha parlato? Ecco il problema, Edizioni Paoline, 1971, pp. 125-126). A differenza dei pagani, delle religioni politeiste, in Israele abbiamo un Dio, che si pone come Santo, come Legislatore e Re, in grado di interagire con l’uomo, di manifestarsi tramite i suoi consacrati e tramite la Sua parola nella storia (la schiavitù egiziana, l’esodo, ecc. ecc.), il ciclo che parte dalla Genesi, apre una lunga finestra con Abramo. Dopo la speculazione metafisica di Aristotele, c’è il tempo in cui Dio si manifesta nel mondo, prima in una piccola zona embrionale in medio oriente, che prepara la Sua venuta, e poi tramite il Figlio. Una Rivelazione nel mondo, che però rimane valida nel tempo e di fronte al tempo, infatti questa Rivelazione c’è ancora oggi incontrando gli Apostoli, ovvero i discendenti di Pietro e degli altri compagni di Cristo che oggi formano la Chiesa Militante, tramite il mandato divino. La linea rossa segnata dal Rabbì collega in modo metafisico tutti i santi di ogni tempo, da quelli delle prime comunità cristiane, fino a quelli che oggi soffrono in silenzio, senza dimenticare tutti quelli che pur non conoscendolo in passato prima e dopo la Sua venuta, hanno vissuto cercandolo con cuore retto.

Solo guardando a questo doppio modo di intravedere Dio possiamo avere una risposta concreta nella filosofia, nella metafisica, nella scienza e nella storia. Un Dio senza volto, che crea il mondo e l’universo e poi scappa via lasciando sole le proprie creature non può essere Dio, un Dio lontano dalla ragione incomprensibile di fronte alla realtà, in contrasto con il creato non può essere Dio, un Dio che si allontana dalla sue creature non può essere una divinità bensì un ragazzino. La divinità, che ha creato, che ha dato la vita, che ha dato ordine, che rappresenta la carità assoluta non può essere ne il Dio “Rhaneriano” totalmente orizzontale e immerso nel mondo, e quindi non perscrutabile nella sua parte intellettuale e metafisica, ne può essere un Dio solamente intellettuale ma non vivibile, non testimoniato, che non si manifesta nella nostra storia. Solo il Dio cristiano, e la religione cristiana possono salvare l’antico testamento, l’annunciazione, i profeti, e completarsi necessariamente con il nuovo testamento, tramite la venuta del Messia, un Dio che è di fronte al mondo ma che è anche nel mondo, che soffre con noi, che è capostipite di tutti martiri, che prende la croce, che è presente per riscattare tutte l’umanità e redimerla. Solo il Rabbì Jeshua di Nazareth, può coniugare entrambe le cose, ed essere la Rivelazione del volto di Dio, un Dio che si è fatto vicino all’uomo, e che fin dall’inizio che ha dialogato con noi tramite i profeti. Parliamo quindi per davvero di Dio come Colui che E’ (la Fonte dell’Essere, l’Assoluto, ricercato e percepito da sempre dall’uomo, e la cui definizione di stampo ontologico sul Roveto di fronte a Mosè chiarisce in modo definitivo la Sua natura) che si coniuga nel cristianesimo in modo definitivo verso l’umanità come anche Colui che c’è (che cammina con noi, che continua ad esserci nel tempo prima e dopo cristo,che era stato desiderato dai profeti, da tutti i giusti e che è sempre presente nell’umanità senza imparzialità)

(1) Dio patria e famiglia non è per così dire solo uno slogan, bensì racchiude secoli e millenni di storie di popoli, e di società che si sono basate partendo dall’individuare Dio, in un rapporto di fronte a Lui. Una società può partire a livello filosofico sociologico, politico, e culturale da due presupposti: che il mondo è di fronte a Dio (monoteismo ad es.), o che il mondo è l’unico essere (ateismo e di conseguenza,materialismo, marxismo, ecc. ecc.). Solo partendo dal riconoscere che il mondo non è l’unica realtà e l’ultima realtà, si evitano tutti gli errori tipici del mondo moderno, dall’etica impossibile, al concetto di verità insignificante, fino alla pretesa di realizzare l’uomo e la società solo per via tecnica o consumistica ignorando l’agire e il senso.

Foto di Emre Can Acer: https://www.pexels.com/it-it/foto/arte-religiosa-della-parete-all-interno-dell-edificio-2079661/

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