Scienza, fede, e mondo classico (pt.2)

Simone D'Aurelio

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(link parte 1)

Per quanto il mondo umanistico ha cercato di farsi scienza, e la scienza ha cercato di toccare tutte le altre materie culturali, dobbiamo riconoscere che il mondo scientifico non rende conto della caratterizzazione umana, della sua coscienza, del suo spirito, non è un caso infatti se il positivismo vede il progredire umano solo in termini tecnici (si pensi a Comte), mentre il marxismo che vuole essere una scienza sull’umanità riduce l’uomo ad una massa senza volto e ogni dinamica a una semplice lotta materialista. Solo le arti umanistiche possono rappresentare, codificare, rispondere e investigare in modo adeguato questa parte di reale, e rendere ragione al carattere dell’uomo. Fede filosofia teologia, nel mondo classico, e in particolar modo nel mondo cattolico (e della tradizione), rendono conto di quei perché e di quelle quote di realtà a cui la scienza non può accedere e antepongono al criterio di prevedibilità quello di necessità. Un criterio che si instaura a priori sul reale e alla fine della sua esplorazione, validando il metodo scientifico, che a sua volta convalida il criterio di necessità (creando quindi una doppia strada circolare).Con tutti i dati che abbiamo fino ad oggi, infatti possiamo dire che la materia pura non è in grado di darsi vita e informazione in modo autonomo: l’ateismo puro materialista resta inspiegabile di fronte ai limiti della materia stessa, il cui rovescio della medaglia è rappresentato dal panteismo che non spiega come la finitudine può essere divina. Il mondo oggetto di indagine della metafisica speciale al netto dei suoi dati scientifici (genesi, evoluzione, divenire, degradazione, crescita e decadenza, caducità, limitatezza) ci dichiara da sempre di non essere necessario, e proprio questo dato ci porta alla desacralizzazione del reale, avvenuta da migliaia di anni grazie al mondo ebreo e cristiano che ha dato vita e sviluppo al pensiero scientifico (e alla sua rivoluzione in età medievale) partendo da una corretta concezione dell’ente e del mondo. Sviluppo totalmente diverso e quasi del tutto mancato ove la concezione teologica e dell’universo era completamente diversa (si pensi al mancato sviluppo scientifico dei popoli del precolombiano, ad es. ma anche alle concrete differenze con il mondo orientale in questo ambito)

Effettivamente la giusta teologia e la corretta metafisica, sono in grado di dare vita all’indagine scientifica perché in caso contrario (ateismo e panteismo) la ricerca scientifica non ha senso, dato che, se seguiamo questo postulato stiamo studiando effettivamente il divino, l’unico essere o l’essere necessario “da dentro”, colui che è in grado di sussistere fin dall’eternità; e se i dati scientifici sono reali (finitudine del mondo, della materia, ecc. ecc.) per giustificarli o dobbiamo rifugiarci nel mito teogonico, oppure dobbiamo predicare la grande metafisica orientale del sogno e dell’illusione, ma in entrambi i casi se la scienza deve spiegare il reale allora essa non può circoscrivere nulla di sensato e di razionale all’interno del reale, dato che in un modo o nell’altro questi dati scientifici diventano senza senso compiuto creando un’insanabile contraddizione (sia nel mito teogonico, sia nella grande illusione). Proprio Dio, il “radicalmente altro” (Eliade) consente di dare senso e razionalità al mondo scientifico, e solo esso può essere l’unico fondamento possibile per la verità, per l’etica e per il vincolo sociale (di carattere politico, personale e religioso), e può essere l’unico fondamento per i valori (i trascendenti per essere trascendenti devono trarre origine dall’unica realtà che può essere trascendente ovvero Dio). Lo studio scientifico del mondo quindi parte a priori da una denuncia latente della sua non divinità, in caso contrario c’è la sua perdita di utilità stessa come indagine scientifica (il suo essere-nel-mondo non ha più alcun senso e alcuna utilità); denuncia che viene accompagnata a sua volta da un assioma comune a tutte le scienze: ovvero quello dell’essere che precede il nulla, dove dal nulla assoluto non può sorgere nessun essere. Questo è un principio metafisico convalidato in modo latente in ogni scienza ed arte (si pensi alla storia che è determinata dagli eventi e dalle azioni verificate, la chimica che è caratterizzata dalla reazioni e dalle caratteristiche degli elementi, la geografia dall’esistenza dei luoghi nello spazio, ecc.ecc.) e se un’essere deve esserci nell’arco dell’eternità ed avere la sua sussistenza e autonomia esso non può essere nè il mondo nè un multiverso soggetto al divenire e neanche un’altro ente simile coinvolto in questa dinamica: in caso contrario c’è la perdita di senso (teogonia), o la fine della sopravvivenza di fronte al divenire (caducità) . Se vi è stato il nulla assoluto in un dato momento durante l’eternità nessun ente può nascere successivamente: fino a prova contraria dallo zero metafisico della filosofia non possiamo avere nulla un’attimo dopo, scientificamente non può nascere nulla dalla mancanza assoluta di qualunque cosa (non dimentichiamoci inoltre che l’assenza di ogni ente non è neanche oggetto razionale dell’indagine scientifica). In tutto questo non possiamo scordare che proprio l’ente è alla base dell’intelligenza (Piero di Vona), essa non può svilupparsi senza l’unico concetto indispensabile, notissimo,e certissimo, ma proprio la funzione degli enti rimanda al ragionamento analogico su cui si fonda la conoscenza empirica e umana dove vi è il bisogno di una conoscenza non solo nominale nei confronti del reale ma anche concreta ove l’ente non è pensato solo come calcolo e predizione, ma anche come determinazione (si pensi al collasso dello stato d’onda a quello particellare della fisica quantistica).

La realtà dell’essere, la determinazione e la caratterizzazione, e il primato dell’essere sul nulla e dell’infinito sul finito, mostrano come la scienza ha bisogno della teologia e della metafisica, che la precedono e che sono inseriti come inscritti nella realtà in modo necessario proprio per rendere sensata e possibile un’indagine scientifica, ma non solo, queste materie con i loro criteri si ritrovano anche alla fine dell’indagine scientifica sul mondo, senza dimenticare che sono in grado di rispondere alle domande e alle quote di reale inaccessibili alla scienza, ove poi a cascata si inserisce l’insieme di discipline umanistiche (antropologia, arte, letteratura) che codificano la risposta teologica filosofica e ontologica creando una sociologia, una cultura, tramite l’arte letteratura cinema parlando in modo esplicito delle domande a cui la scienza non può guardare (e che non può rappresentare neanche in modo adeguato), narrando l’essere, il non-essere, e le sue molteplici sfaccettature.

Foto di ThisIsEngineering: https://www.pexels.com/it-it/foto/scrittura-della-donna-su-una-lavagna-3862130/

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