I termini che ho scelto sembrano in palese contraddizione, o possono risultare per i più qualcosa di ambiguo. Ma in realtà ho scelto questo nome per il mio sito per alcuni motivi ben precisi: suggerire un’immagine simbolica sulla metafisica, una rappresentazione plausibile di ciò che è, essa infatti non è altro che speculazione del reale, indagine e risultato di ciò che l’esperienza e le scienze sperimentali ci mostrano. La metafisica compare all’inizio della nostra esistenza, in modo conscio o inconscio, come riflesso naturale nato dall’incrocio tra il nostro essere e la realtà di fronte a noi (per approfondimenti si legga Antonio Livi, “Filosofia del senso comune” Leonardo da Vinci editore, 2018). Ma se la millenaria storia dell’uomo e la realtà portano a una tensione metafisica, a un istinto metafisico, essa appare più chiaramente, alla nostra mente, come un lampo che squarcia il nostro panorama, alla fine dell’indagine realista sul mondo e sull’universo. Infatti se accettiamo la realtà per ciò che è la metafisica compare dinanzi al nostro logos come un lampo, essa illumina tutto e rende spiegabile il reale, mostrando anche il suo orientamento e risolvendo problemi che rimangono insoluti, per questo il nome lampi di metafisica. Per molti sembrerà strano il discorso, perché si suppone che siano in pochi ad aver fatto metafisica, ma prima di tutto se si analizza la storia del pensiero, dei vari filosofi, ci si accorge che ognuno di loro si ricollega in modo diretto o latente a una determinata metafisica, e di queste metafisiche ne troviamo quattro principalmente, che si ripercorrono tutto il vettore storico-filosofico (2). Da Parmenide a Marx, dalle Upanishad al pensiero di alcuni grandi religioni orientali, da Plotino a Spinoza, dalla tradizione ebraica alla tradizione cristiana, da Hume a Hegel, da Eraclito a Comte, da Plotino a Sartre, tutti i filosofi (o quasi) nel loro ragionamento coinvolgono in maniera diretta o indiretta una determinata metafisica, attraverso i loro ragionamenti e nelle loro conclusioni. In realtà essa, oltre a convivere con quasi tutti i più grandi pensatori di ogni tempo, detta una determinata concezione del mondo, dell’universo, a sua volta questa porta anche a una determinata immagine dell’uomo, dei rapporti, delle relazioni, e anche un determinato modo di concepire a cascata tutto il resto: il bene e il male, la bellezza, l’etica, i principi, le soluzioni per la società e via discorrendo; la metafisica che lo si voglia o no getta un orientamento netto sul pensiero filosofico di ogni autore. Essa, rappresentando i principi del ragionamento, porta in modo più o meno esplicito anche a determinate conclusioni. Sembra strano attribuire a quasi tutti i filosofi che conosciamo un pensiero metafisico, dato che Kant sembra seppellire la metafisica per sempre. In realtà non è così, perchè lo si voglia o no, escluso il totale nichilismo e di conseguenza l’anti-filosofia, il non pensiero, le grandi religioni, la grandi scuole filosofiche, i più grandi pensatori lungo l’arco della storia, si rifanno ad essa. Ciò che fa Kant è in realtà un’analisi parziale della metafisica, con conclusioni soggettive anche giuste su alcuni aspetti, ma l’indagine viene fatta anche con metodi sbagliati. La famosa critica Kantiana, e dei filosofi prima o dopo di lui, attacca le metafisiche che sono più soggettive, e a priori, ma non toccano mai la metafisica presente nel realismo ovvero a posteriori. E non possono: anzi accettando la realtà in via filosofica si è arrivati e si arriva ancora alla metafisica, ed essa è in grado di darci risposte concrete sull’uomo, sui principi, sull’etica, e via discorrendo. Bisogna togliersi di dosso il falso (e gigantesco mito) Kantiano: “L’idea che Kant ha della metafisica è presa dalle metafisiche idealiste e deduttive che egli conosceva, quelle metafisiche costituite a priori, non solo indipendentemente ma lasciando da un lato l’esperienza. La critica che fa Kant di queste metafisiche è senza dubbio valida. Ma non colpisce in alcun modo una metafisica che non proceda a priori, in maniera deduttiva. Non si tratta minimamente di operare delle deduzioni metafisiche a partire da principi posti a priori, non si tratta minimamente di uscire dal campo dell’esperienza, di prescindere dal dato reale, di fare come l’uccello che credesse di volare meglio se non avesse sotto le ali la resistenza dell’aria: si tratta al contrario di situarsi nell’esperienza, di esplorarla con tutti i mezzi di cui disponiamo, di conoscerla il meglio possibile; e noi non la conosceremo mai abbastanza, noi non avremo mai fatto studi preparatori sufficienti, come scrive Bergson, mai appreso a sufficienza. Si tratta di pensare il reale, quale ci è dato dalla nostra esperienza, fino in fondo, di affrontare i problemi posti dal reale. Non si tratta di aggiungere qualcosa al reale, ma di scoprire ciò che il reale implica, ciò che presuppone, ciò che richiede in antecedenza, ciò che contiene per essere quello che è, ciò che lo abita e ciò che opera in lui” (Claude Tresmontant, “L’esistenza di Dio oggi”, 1971, Edizioni Paoline, pp. 70,71)
Ciò che ci dice Tresmontant, confermato da Gilson (nel suo libro L’etre et l’essence, Parigi 1948 p. 185) e anche da Kalinowski, è che Kant conosceva solo una parte delle metafisica, quella che è costruita a priori, ignorando del tutto la metafisica a posteriori, quella che viene a partire dal dato, quella che è in accordo con la scienza sperimentale, con la ragione e con la realtà, questa metafisica è totalmente ignorata/sconosciuta a Kant. Il problema è proprio questo, la metafisica realista e cristiana è figlia di una filosofia realista, non attaccabile, anzi essa in realtà è solo il risultato speculativo del reale, la sua unica spiegazione perché esso sia ciò che sia se accettato, questa metafisica spiega ciò che è implicato nel reale, ciò che è necessario per il reale, è ciò che è implicito nel reale ma ad esso collegato. Per quanto poche righe non possano fare chiarezza sulla metafisica, basta solo capire che la filosofia, quando ignora la realtà, e rifiuta il dato scientifico e delle scienze sperimentali, rifiuta l’esperienza, e la logica crea ideologie pericolose e una serie di utopie, la storia del pensiero ci porta con sé moltissimi esempi (si guardi al marxismo); la filosofia che è stata in grado di dare risposte concrete all’uomo è quella che non si eclissa dalla realtà, quella che tiene conto dell’esperienza scientifica, e quindi parte dall’esperienza, concreta e reale, sotto ogni aspetto. Solo la filosofia che è innestata nella realtà, che considera l’esperienza ed è in accordo con le scienze sperimentali offre vere soluzioni, concrete agli uomini, ed è in grado di rispondere a molte domande, ma proprio la speculazione filosofica del reale che è in accordo con la scienza, la logica, la storia, l’esperienza, e la filosofia, insieme alla razionalità apre le porte alla metafisica, la richiede, essa appare come un lampo, squarcia il nostro panorama, e lo rinnova totalmente, essa diventa visibile alla nostra ragione quale speculazione della realtà, suo principio cardine e sua fine, in grado di darle un senso, un fine, e di rinnovare ogni aspetto che viviamo della realtà. La metafisica (cristiana, realista) inoltre appare all’intuito, e al nostro logos, proprio come uno squarcio nel cielo. Ciò che insomma viene chiaro guardando la realtà è che essa al principio e alla fine del ragionamento ci viene incontro, ci illumina con una metafisica che accogliendo il reale diventa necessaria, richiesta e che la contiene durante la nostra esistenza, e che ha dato e può continuare a dare risposte concrete alle tante domande dell’uomo, e può portare a soluzioni concrete nella società, e ai singoli individui oltre che al collettivo. Tutte le scienze si appoggiano alla realtà, e la filosofia quando si appoggia alla realtà porta la metafisica ignorata da Kant (e da altri filosofi) quella metafisica realista, che è implicita è richiesta nella realtà. La sua validità e la sua implicazione necessaria nel reale viene confermata, in modo diretto o indiretto, dalle scienze sperimentali, che sia la fisica, lo cosmologia, la storia, questa metafisica da moltissimi anni a questa parte trova in realtà molte conferme indirette ma necessarie proprio nell’ambito scientifico. Siamo disposti ad accettare la realtà? Bene allora buona navigazione a tutti, sperando che questo titolo suggestivo possa arrivare a illuminare il logos di tutti per un futuro, una filosofia e una società migliore.
SD