Quanto sta soffrendo la scienza nel pensiero unico

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Una vittima in questi anni di sfrenato liberismo è sicuramente la scienza. Per quanto non si voglia mostrare le scienze teologiche, la logica, e soprattutto la filosofia e la connessa metafisica, sono in un netto declino. La filosofia barcolla, andando dietro alla tecnica, i filosofi ormai sono del tutto scomparsi, l’unico rimasto in circolazione nel mainstream è Galimberti, ospite in quasi tutti i canali, che ripete tutto ciò che viene detto dai conduttori tv e dai giornali. La metafisica è completamente ignorata, i ragionamenti logici, che fanno parte delle scienze esatte, ignorati. L’unica cosa che trionfi ad oggi è lo slogan, non è la scienza, specialmente all’interno della società di oggi. Se abbiamo a che fare con degli uomini che cercano di avere a che fare con la scienza sono quasi tutti scientisti, il loro modo di fare critica scientifica, il loro modo di indagare è piatto, privo di qualunque principio o criterio. Sono sempre d’accordo con l’ordine dominante e chiunque non è d’accordo con loro viene travolto, ridicolizzato, bullizzato, si usa la sola tecnica della patologizzazione del dissenso, chiunque prova a guardare oltre viene trattato come un malato mentale. Questo modo di fare scienza è tutt’altro che normale, abbiamo a che fare con dei positivisti incalliti e degli uomini che poi fanno marcia indietro sulle loro opinioni, quando gli fa comodo o quando la sparano troppo grossa. È inconcepibile che in quasi due anni, a parte Galimberti, non c’è stato nessun altro filosofo nel mainstream, se non pochissimi, e nel momento in cui hanno mostrato dissenso sono stati cacciati in malo modo. Nel frattempo il più grande Euroinomane della storia, il signor austerità Mario Monti (numero due solo a Draghi), in nome dell’emergenza tra le emergenze (terrorismo spread-sanità) dice che l’informazione deve essere meno democratica. Insomma in Tv, nei giornali, e possibilmente nel web ovunque, può parlare solo una qualche determinata persona scelta dai suoi tecnici europeisti, o dall’euroinomane Mario Draghi. Ma dov’è la scienza in Bassetti, Burioni e Crisanti che è piena di continue contraddizioni, di ipotesi sbandierate per scienza esatta? Dov’è la critica scientifica? Perché ad oggi la società smarrisce sempre di più materie importanti per chiudersi nello scientismo? Perché le scienze ad oggi sono associate a garanzia assoluta e cieco fideismo quando gli uomini di scienza sono i maestri del dubbio, della curiosità, del pensiero logico, dello studio della realtà? Ad oggi la scienza non viene più ricercata, vive nella società sempre di più una scienza che è in mano a conflitti d’interessi, ad associazioni, lobby, che vogliono che la scienza sia lo sponsor delle loro ideologie. Prima di tutto se vogliamo ripartire con le scienze dobbiamo dotarci di spirito critico, di onestà etica, e di conseguenza intellettuale, di un’onesta interiore che cambia la società , nel momento in cui saremo uomini indisponibili al compromesso, potremo fare vera scienza, dobbiamo riportare i ragazzi a farli ragionare in modo critico, e non a farli vivere dentro l’ideologia del pensiero unico e nella cappa del politically correct. Ad oggi il sistema scolastico va sempre di più sul piano tecnico, in modo distaccato, facendo acquisire competenze sempre più specifiche su un determinato piano scientifico ma lasciando l’alunno sempre più solo, iper preparato su un determinato campo e carente su tutto il resto, in grado di calcolare, ma non di ragionare, in grado di vedere, ma non di criticare. Non viene più mostrato come le scienze sono complementari, come l’una ha bisogno dell’altra. Di come una visione almeno parzialmente olistica aiuta molto, a comprendere ciò che succede, come la vera scienza sia amore per la scoperta e non chiusura, indagine, domanda. La vera scienza infatti non è legata alla razionalizzazione tecnica, al freddo calcolo, la vera scienza significa aprire all’intuizione, a nuovi scenari, interpretare il dato, interpretare la realtà, interpretare il fenomeno. Grandi filosofi non si accontentavano di guardare il fenomeno, in modo statico, di analizzare e di ripiegarsi solo sulla percezione, bensì una volta appresa la realtà del fenomeno si chiedevano il perché esso era, anziché no. Si studiava la realtà in tutte le sue ampiezze, da dove parte, dove porta, cosa implica, quali frutti porta una determinata teoria, le sue influenze, i suoi presupposti e i suoi principi. Una scienza che vuole vivere nella sola autodeterminazione del pensiero, nelle sue ideologie non è scienza, una scienza che non è umile non è scienza, una scienza che è al servizio di tutti e disponibile agli interessi dei grandi gruppi finanziari non è scienza.

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