Il Comitato Liberi in Veritate

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Domenica 8/5/2022, alcuni importanti esponenti del Comitato Liberi in Veritate vengono in Abruzzo, per farci conoscere il loro programma. La giornata è grigia, piovosa, tetra, la sala è piena di persone, un silenzio avvolge tutti, e proprio da questo insolito pomeriggio di Maggio esce un risultato straordinario. Per la prima volta, ho visto nella mia vita cosa sia per davvero la politica, o almeno cosa si intende dire per fare concretamente politica. Il Comitato, si è posto in maniera inversa a tutti i tradizionali partiti , è questa non può che essere quella scintilla giusta per il nostro Belpaese sulla via del collasso più totale. Prima di tutto, a differenza delle grandi realtà politiche, questo piccolo ente, ha una linea chiara, tutti gli ospiti non hanno discusso sui punti del programma, perchè c’è un’ordine chiarissimo che viene da nozioni filosofiche (e teologiche) che hanno segnato la grandezza dell’Europa, che hanno contribuito a edificare di intere nazioni per secoli e secoli, e che dimostrano ancora oggi la loro validità, e che hanno inciso nella storia dei popoli, anzi precisamente nella storia dei nostri padri. Il presidente Corrado Ruini, ha espresso un concetto semplice ma dimenticato da tutti i campioni di oggi, che fanno politica a suon di urla, di grida, e di slogan, ovvero ha fatto notare che fare politica significa cercare il bene delle persone. Il presidente, ha rimarcato una nozione dimenticata da tutti “gli urlatori” e i comici che sono al parlamento: la politica è l’arte di servire il popolo, è il singolo che si mette al servizio del collettivo, proprio per questo ci vogliono persone di un’altezza morale, etica, e di una visione forte che contrasta l’ambiguità dei politicanti di oggi. La politica oggi è diventata lo strumento con cui il singolo, vive sulle spalle della collettività, principio inverso con cui è nata. I principali volti inoltri, da Viganò, a Ruini, da Viglione, fino a Logoluso, (e molti altri) hanno pagato, e stanno ancora pagando un prezzo caro, per tutto ciò che stanno facendo, ovvero è la prima volta dopo immemore tempo che delle grandi persone fanno politica contro i loro interessi. Rimangono senza senza stipendio, senza lavoro, e vivono sotto le persecuzioni del mainstream pur di promuovere ciò che è il bene collettivo. Ma come si può fare politica se non si ha un’idea vera di bene? Vi è una necessità di un presupposto metafisico di un Bene con la B maiuscola e di una verità di base da offrire a tutti gli uomini: “Gli antichi distinguevano fra ratio e intellectus, fra una ragione nel suo rapporto con ciò che è empirico e fattuale ed una ragione che penetra negli strati più profondi dell’essere. […] Nell’ambito della ricerca morale si cerca di ritrovare regole comuni. Ma se tutta la realtà è solo frutto di processi meccanici, essa non porta in sè alcun criterio morale. Il bene come tale, che ancora stava a cuore a Kant, non esiste più. Buono è soltanto <<ciò che è meglio di>>, disse una volta un teologo morale ormai scomparso. Se è così, però, non esiste neppure qualcosa che è in sè sempre male. Il bene e il male dipendono allora dal calcolo delle conseguenze. Ed è proprio così che si sono regolate le dittature ideologiche: in certi casi, se serve alla costruzione del futuro mondo della ragione, uccidere persone innocenti può risultare buono. In ogni caso, la loro dignità assoluta non esiste più. La ragione malata e la religione strumentalizzata, alla fine conducono al medesimo risultato. […] Una ragione che non sa riconoscere altro che se stessa e le certezze empiriche resta paralizzata e si dissolve.” (Benedetto XVI, La vera Europa identità e missione, Cantagalli, pag 66-67). Nel Comitato c’è un prospetto di vera politica perchè c’è una fondamento di vero Bene, un fondamento non basato su un calcolo, o sulla convezione, ma basato su una concezione di bene oggettivo per l’uomo e la società. E a tutto ciò viene associata una Verità oggettiva, non può esserci un vero bene. Senza Verità non può esserci libertà, e non può esserci un bene. Nel mondo del relativismo assoluto, non esiste nessuna verità che può liberare l’uomo, che può liberarlo per davvero e non esiste nessuna possibilità di fare politica se non il bene per me,o per una determinata fascia di lettori. Sembra che per la prima volta ci siamo opposti, in maniera trasversale a tutti gli altri partiti politici, ovvero almeno personalmente mi è sembrato di vedere contrapposta la qualità alla quantità. Tutti i grandi “tecnici” o i politici di vecchia data sembrano ragionare solo in termini quantitativi, una persona un voto, più massa tocchi più voti hai, non importa ciò che dici o che fai ma conta la quantità dei voti che generi, proprio la quantità schede, sarà il tuo peso da portare per fare leggi, per farti eleggere ecc. ecc. In tutto questo abbiamo visto decenni interi di politici che da sempre cercano la quantità. Il Comitato sembra opporsi con la legge della qualità: pochi ma buoni, il loro peso non è nel fare numero, o nel fare gregge, ma nel cercare l’essere, ogni persona è una storia, ogni persona è un volto, ogni persona è unica, e non si cerca di convertire la massa, anzi c’è la consapevolezza che le persone che fanno massa sono spesso profondamente fragili, bensì si prova a cambiare le cose giocando di qualità, un piccolo numero può fare la differenza, lasciare il suo segno nella storia,individuale e collettiva. La massa smette di essere massa nel momento in cui vedrà di fronte a sè chi non punta a fare massa.

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