L’era dei masochismi, e la vittoria dei radical chic

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

E’ strano vedere come tutto ciò che la società moderna inserisce nel suo contesto sociale è introdotto come un bene individuale e collettivo ma si trasforma nei fatti come un veleno. Se i giornali hanno parlato a lungo dell’era del covid, io vorrei soffermarmi sull’era del masochismo,sull’era del malessere ontologico, sull’era della grande depressione, vinta dagli intellettuali ereditieri di Marx. Questo lunghissimo e brutto periodo parte da orrori filosofici che iniziano diversi secoli fà e determinano la vittoria assoluta del soggetto sotto ogni aspetto, è lui il detentore assoluto di ogni verità di qualsiasi tipo, è lui la fonte della realtà, è lui il baricentro su cui basare qualsiasi cosa nel modo più assoluto, l’oggetto non esiste più. Tutto ciò che proviene dall’esterno,dalla storia o dalla realtà è una fonte di inquinamento, l’età, i cognomi, il sesso, l’identità nazionale, la religione,le proprie radici e via discorrendo, tutto nel mondo europeista dominato dai radical si è trasformato in una amara maledizione. Non esiste più eredita, non c’è più dono, non c’è più nulla che è ricevuto, non esiste trasmissione, tutto è semplicemente messo sul mercato e resettato a dovere. Ci troviamo di fronte alla società liquida che con base marxista è riuscita a plasmare una mentalità incredibile: viene prefissato come progresso la neutralità assoluta in ogni campo e si prende quindi per buono il relativismo assoluto, esso è per questi intellettuali di oggi la risposta e la giusta soluzione ai problemi dell’uomo. Chi è nel bene è chi non ha giudizi, chi è buono è chi fondamentalmente ha ripudiato la storia e la tradizione (Marx docet) , ogni presa di posizione è vista come un pericoloso fanatismo, e si evoca subito lo spettro degli estremismi. Con questo slogan si neutralizza qualsiasi posizione, anche quelle più moderate, fino a voler radere al suolo tutto. Nessuno si accorge che tutto questo è una pretesa di verità, indimostrata, ed è tutt’altro che logica e razionale, e probabilmente la pretesa di verità più difficile da dimostrare al mondo perchè impossibile. Il progresso non è nel distruggere ogni cosa, non è nell’annullare la storia, le identità o le culture, Marx e i suoi discepoli attuali non capiscono che il progresso futuro non ci può essere sacrificando il presente e annullando il passato, il progresso non è nel radere al suolo tutto, il progresso se può esserci è invece nel fare tesoro della storia, capire cosa i nostri predecessori hanno fatto nel bene e nel male, le culture non sono un’ostacolo così come le identità, anzi la diversità è prolifica, la bellezza è proprio nell’incontro tra culture non nell’abbattimento, ma per i radical è il contrario, ogni diversità è uno scandalo. Un’onesta analisi del presente ci mostra un’umanità sperduta, non è più il periodo del pensiero debole di Vattimo, bensì siamo nel momento della fine della ragione, perchè prima si è perso il collegamento metafisico e storico, insieme a quello religioso,e tradizionale, da qui il declino automatico per arrivare ad aver perso anche il fenomeno dopo aver smarrito il noumeno da diversi secoli. Il collegamento comunitario è saltato e si apre a un totale nichilismo, che alla fine sfocia in una società dove c’è una perdita di senso, di relazioni, di spirito, di valori, ciò che resta è solo un’individuo, anzi un consumatore senza volto senza identità, che non può reggersi nemmeno in quella “disperata vitalità” di Pasolini, è lontano da qualsiasi possibilità di reazione. Il rigettare qualunque valore non negoziabile fa sentire l’uomo di oggi eticamente evoluto, il suo abbattere ogni forma di giudizio (in apparenza) lo fa sembrare superiore, il suo affidarsi alla sola tecnica e lodare la scienza e lo scientismo lo fa stare al passo con la mentalità secolarizzata. Senza vedere che l’aver rigettato il passato, ha reso impossibile il presente e il futuro, l’aver ripudiato ogni valore ha reso qualsiasi presa di posizione “fascista”, la demonizzazione di ogni legame e prospettiva metafisica ci ha portati a una società utile ma senza un perchè, e senza un finalismo, l’aver reso qualsiasi azione e qualsiasi domanda esistenziale frutto di un solipsismo ha creato un mondo di battute senza attori, perchè le nostre identità sono del tutto disciolte nell’acido del politicamente corretto, e del mondo radical.

C’è una dissociazione,anzi una serie di dissonanze cognitive enormi tra ciò che doveva portare il progresso di questa filosofia e ciò che si riscontra nella realtà. Quel balzo fatto tramite questi buonisti ha creato una società sempre più depressa, e sempre più immersa nello studio degli psicologi, divorata nelle farmacie, autolesionista, annegata nell’alcol e nelle droghe, ormai priva non solo di santi e di grandi uomini, ma anche di piccoli eroi, ciò che è rimasto nella società di oggi sono gli Influencer, specchio di una collettività che vive sull’immagine, o anche i meme di facebook, in un mondo composto da uomini sempre più distanti, abituati a lanciarsi emoction senza discutere, senza leggere, senza scoprirsi. Il trionfo del cogito cartesiano, nella sua progressione, dimostra la sua invalidità,e da decenni i risultati ormai sono sempre gli stessi. E’ in atto ormai un palese scontro tra filosofie contrapposte, e inconciliabili, tra chi vuole fare in modo che esista solo una verità personale, ad uso è consumo del soggetto, con la vittoria dell’io come radice assoluta e fonte della realtà stessa anche, e chi con umiltà invece nota che sa le verità c’è non possibile trovarla nel solipsismo assoluto, se la verità vi è quest’ultima attraversa la generazioni, e abbiamo la possibilità di imbatterci in essa, seppur non in modo totale,eppure possiamo tastarla, anche se non siamo noi a produrla in vitro.

Foto di Abhilash M da Pexels

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