Il partito dell’astenzionismo

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

In vista delle votazioni, in tutti i social troviamo persone che invitano all’astensionismo, la motivazione principale che supporta questo atteggiamento è quella che in pratica arrivando a un forte astensionismo (si parla del 70% o 80%) tutto il paese cambierà, e la politica e le istituzioni inizieranno ad andare sui binari giusti. E’ curioso vedere come su questa teoria non c’è nulla di consistente, le domande infatti al riguardo sono molte: seppur l’80% degli italiani non va a votare, e quel restante 20% vota per il PD, perchè il paese dovrebbe entrare in crisi? Perchè dobbiamo aspettarci una rivoluzione? Qualcuno può obiettare che il popolo manda un segnale, ma un segnale che è ambiguo, e probabilmente anche mal interpretabile, non andando a votare non si sottolinea nè la rabbia, nè la delusione, nè il dissenso. Non andando a votare piuttosto si esplicitano alcune cose: il distacco del popolo dal mondo della politica,e il loro disinteresse e probabilmente il non sentirsi rappresentato da nessun partito. Degli aspetti collegati, e in tutto questo, c’è però da riflettere attentamente, sè il popolo non si interessa per davvero alla politica, se gli da “carta bianca” perchè l’attuale politica deve cambiare? Il distacco dalle istituzioni non significa che l’italiano è pronto a scendere in strada, e non è neanche una minaccia contro il sistema, piuttosto, certifica l’indifferenza, il distacco sociale, filosofico, famigliare, e comunitario tipico dei nostri tempi. Ma perchè il PD, e qualcun altro deve impensierirsi di un popolo che vuole fare “la rivoluzione” dal divano, o che vuole cambiare il mondo con l’indifferenza? Ci sono partiti che se possono gareggiare alle elezioni hanno nomi validi, e si possono individuare programmi interessanti e persone su cui possiamo scommettere, ma l’astensionismo dell’elettorato non mi sembra destinato a cambiare le istituzioni, e neanche quelle schede di protesta. Il voto è solo uno strumento per esercitare quella (presunta) sovranità popolare che ci è rimasta, ma per cambiare le cose, occorre capire che ci serve organizzazione, ci serve lottare, senza sperare nelle masse, è la qualità di uomini che contrasta la quantità di bugiardi prezzolati dal sistema. I tanti movimenti spontanei culturali sociali politici e sindacali durante questi due anni d’inferno sono stati la risposta pratica che ci hanno consentito anche di resistere di fronte a una pressione assurda esercitata dalle istituzioni. Occorre una vera lotta, votare, esercitare la sovranità come e dove possiamo, aiutarci, essere pionieri e scoprire nuove strade. Per combattere questo gigante non bisogna fuggire o sperare in una fuga di massa dalla realtà politica, bensì occorre lavorare insieme, e creare nuove strade, occorre essere virtuosi, e ci serve anche scommettere sulle persone giuste che provano a cambiare le istituzioni da dentro. Infatti queste non si cambiano del tutto nè da fuori nè del tutto da dentro. Il pensare che “è tutto scritto” o che “ormai hanno deciso tutto” o che “tutti sono uguali” o anche il non andare a votare in massa, il disinteressarsi di tutto e di tutti personalmente consegna ogni cosa in mano ai nostri aguzzini. Siate attori della vostra vita, e non spettatori inermi. Proprio l’esercitare con il voto e con altri strumenti la nostra sovranità può fermare questo sistema, in modo organizzato e forte, proprio il reagire lottando insieme ci ha consentito di lasciare i centri di “vaccinazione” vuoti. L’astensionismo portato nella sua espressione è la semplice indifferenza, verso il sistema, a noi oggi più che mai serve invece avere a che fare con uomini pronti a cambiare le cose, ci serve un’azione forte, in modo individuale e collettivo. Ci serve calore e non freddezza. Ci serve umanità e solidarietà non distacco e rassegnazione. I fatalisti non vanno lontano. Detto questo un’altra considerazione di tipo statistico, il partito dell’astensionismo cresce, guardando i vari dati vediamo una decrescita di elettori che al 2008 arriva a portare l’astensionismo a un 20%, dieci anni dopo; precisamente nel 2018 durante le ultime elezioni troviamo un’astensionismo che arriva a quasi il 30%. A questo punto negli anni l’astensionismo aumenta ma in modo regolare e molto lento, parliamo di un cambiamento che avviene nel corso dei decenni. Seguendo questa linea matematica di lenta discesa come possono gli astensionisti convincere quel 70% 65% di persone che dovrebbero recarsi alle urne a non votare nel giro di poche settimane? Come possono ottenere una reazione irregolare a livello di tempo e di non votanti, in 35 giorni?

Foto di Laurentiu Robu: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-in-scala-di-grigi-della-poltrona-vicino-alla-finestra-2375042/

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post