Aborto e diritto alla vita

Simone D'Aurelio

(5 min. lettura)

(Discorso tenuto da Manuel Berardinucci il 5/11/2022 presso le parrocchie di Martinsicuro S. Cuore di Gesù e Madre Teresa di Calcutta)

Sabato 5 novembre ho avuto modo di prendere la parola nel contesto di un evento, svoltosi a Martinsicuro, sotto l’egida dell’associazione Liberi in Veritate, inerente il tema dell’aborto e del diritto alla vita dell’innocente. In molti vorrebbero impedirci di rendere pubblica testimonianza della verità che professiamo, in molti vorrebbero perfino mettere in discussione l’obiezione di coscienza di quei medici che si rifiutano di somministrare la morte a piccoli innocenti, e non dovrebbe stupire che chi non ritiene la vita un diritto, altri diritti voglia calpestare, dopotutto, come è noto “Abyssus abyssum invocat”. E’ però la risposta che ognuno di noi deve dare a questi attacchi, a costituire la differenza essenziale e dirimente. Finchè rivendicheremo la libertà di espressione, di parola, di manifestazione, per propagare il bene, staremo usando gli strumenti del nemico illudendoci di poterli volgere a nostro vantaggio. Non è dunque il diritto a parlare di aborto, o di qualunque altro tema dirimente in questo tempo, che dobbiamo rivendicare, bensì il dovere. Noi non siamo chiamati ad esprimere una nostra opinione da esporre nel mercato delle idee presso il quale attingere nella misura che più ci compiace, siamo chiamati invece a sottomettere la nostra intelligenza all’oggetto del nostro interesse. Siamo cioè chiamati a riconoscere la realtà e ad affermarla pubblicamente. E qual è la realtà sull’aborto? La realtà sull’aborto è molto semplice, essenziale: l’aborto è un omicidio ai danni di una vita innocente, da condannare sempre e senza eccezioni. E’ un omicidio particolarmente crudele, poiché la vittima non ha alcuna possibilità di difendersi, perché è perpetrato dalla madre, la persona che più di ogni altra dovrebbe proteggere la vita che porta in grembo e perché si condanna l’anima del bambino innocente, per ovvi motivi non battezzata, ad un’eternità nel limbo. Quella del limbo è una verità spesso glissata o addirittura negata dalle gerarchie ecclesiastiche moderniste, persino da quei pontefici post-conciliari genericamente percepiti come “conservatori”, ma che è sempre stata insegnata dalla Chiesa Cattolica e che rende la barbara pratica abortista, tragica tanto sul piano umano quanto su quello soprannaturale. Il limbo dei bambini, come spiega il catechismo di San Pio X, è un luogo ultraterreno ove sono destinati i bambini non battezzati, un luogo non di sofferenza ma di felicità “naturale” nel quale tuttavia non si può godere della visione beatifica di Dio. Dunque chi abortisce, allontana, per l’eternità, un’anima dalla sua ontologica meta: la visione di Dio. E’ bene ricordarlo.

Sono tre le principali obiezioni che giungono dal fronte abortista. La prima concerne l’idea stessa di vita. E’ il fronte con cui è più inutile discutere, essendo i suoi sostenitori veri e propri tronchi secchi che negano la verità. Dal momento del concepimento, nell’attimo in cui i due gameti si uniscono, ognuno di noi è dotato del proprio patrimonio genetico, ove è già scritto chi saremo, la nostra essenza è presente. Poi certo, le casualità della vita sono innumerevoli e le cause naturali che rischiano di impedire a quel destino genetico di compiersi sono all’ordine del giorno. Tuttavia, affermare che siccome non è sicuro che dal concepimento si giunga al parto allora è lecito stroncare la vita che sta crescendo, equivale a dire che giacchè potrebbe esserci un terremoto in grado di buttare giù tutto, si dovrebbe essere autorizzati a bombardare un cantiere. Stesso ragionamento; medesima assenza di logica.

La seconda obiezione è la più patetica: “se non sei una donna, non puoi parlare di aborto”. A parte che, considerando le recenti teorie gender in voga, per cui parrebbe lecito sentirsi uomo o donna a prescindere dal proprio sesso biologico, viene da chiedersi se gli uomini che si sentono donne, pur non potendo partorire, abbiano diritto a parlare del tema. Ma aldilà di evidenti contraddizioni interne al fronte liberale e progressista, l’obiezione è in sé stessa stupida, perché presuppone come principio la necessità di sperimentazione diretta di un fatto per poterne discutere, eliminando il valore dello studio oggettivo e distaccato.

La terza obiezione è quella che invece rischia di inquinare, psicologicamente, anche taluni ambienti conservatori, ovvero la visione storicista dell’esistenza, sintetizzata nell’idea che l’aborto sia ormai un diritto definitivamente stabilito e che la Storia, rigorosamente con la S maiuscola, non possa tornare indietro. Ed è qui che intervengono i nostri amici conservatori, cuckservatori secondo la traduzione di un slang anglofono, per i quali è impossibile ogni marcia indietro, e che dunque propongono forme di “correzione”, inutili palliativi effimeri che nulla potranno contro la marcia travolgente della Rivoluzione anticristiana, che può essere soltanto ribaltata e non corretta. L’illusione conservatrice di correggere la Rivoluzione, si è sempre storicamente infranta contro il muro della realtà. Ma questa visione, oltre ad essere inefficace sul piano pratico, è anche inaccettabile per un cattolico. E’ una visione, infatti, che presuppone, la Storia, sempre con la S maiuscola, concepita come una sorta di divinità rispetto alla quale gli uomini, le istituzioni, le religioni dovrebbero stare al passo. La storia come misura della Verità. Ma la misura della Verità, invece, è Dio, ed in terra la Sua Chiesa. E’ la storia a dover essere misurata dalla Verità di Dio e gli uomini a doverne compiere i dettami. La storia, lungi dall’essere una specie di marcia millenarista inarrestabile, è invece il frutto della libertà dell’uomo sotto la protezione della Provvidenza di Dio. A tal proposito è interessante citare, un filosofo tomista tedesco del secolo scorso, Josef Piper, il quale scriveva:

“ <<Attuale>>non è soltanto ciò che un’epoca vuole, ma ciò di cui essa ha bisogno. Attuale è il correttivo. Attuale è il no che si dice al tempo, cioè ai pericoli interni di un’epoca i quali sono, è naturale, legati anche alle fortune di essa. Attuale può dunque essere ciò che è direttamente conforme al tempo e ciò che invece non è conforme. Non è il tempo a determinare l’attualità. (…) lo spirito umano, malgrado la sua storicità non è rinchiuso nella propria epoca, piuttosto esso è vero spirito attaccato all’intera Verità e per ciò capace di guadagnare distanza anche dalla sua temporanea esistenza. Da un lato solo la Verità può essere attuale, soltanto essa può corrispondere veramente, come conferma o come correttivo, alle fortune e ai pericoli di un’epoca; dall’altro lato uno spirito neutrale e indifferente non sa cogliere la Verità nei suoi recessi profondi, la sa cogliere invece uno spirito che cerca una risposta a domande serie e al tempo stesso insistenti.”

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post