I tradizionalisti di oggi, di ieri e di domani

Simone D'Aurelio

(3 min. di lettura)

Difficile parlare ad oggi dell’ala di destra della Chiesa, quello che vediamo per prima è che essi rappresentano una minoranza. eppure nonostante questo vediamo come i tradizionalisti, trasmettono una storia, e sono tutti (esclusi gli estremismi) più o meno concordi nella concezione del cristianesimo, nel rispetto dei testi del Vangelo, nella fedeltà al magistero e alla coerenza filosofica e metafisica, la loro voce è in linea con quella dei sacerdoti del passato, al di là dei modi di parlare, del contesto storico, notiamo una similitudine per quanto riguarda i concetti. Il mondo tradizionalista è sicuramente chiuso, anch’esso travolto da scandali, diviso in varie frange, ma la storia e la coerenza giocano a loro favore. Essi non vogliono stavolrgere la Chiesa, anzi essi guardano all’adattamento del soggetto (uomo) all’oggetto (religione/dio/legge), la pretesa dei modernisti è al contrario quella di fare una religione che debba adattarsi ai tempi, alle epoche e all’uomo di oggi con le sue esigenze. I tradizionalisti veri vivono la loro coerenza e testimoniano nella loro vita la loro unione e la loro lealtà a Dio, la loro ispirazione è quella di confermare i fratelli nella fede, di vivere la fede che ci è stata tramandata da oltre due millenni, questo non riguarda sicuramente tutti i tradizionalisti, ma una buona parte, per loro la creazione non è un “mito” come sostenuto dal Francesco, ospite da Fazio. Fino a pochi anni fa la Chiesa, era fortemente tradizionalista, nel momento in cui ha iniziato la sua corsa verso il mundus ha trovato (dato verificabile) sempre meno vocazioni, sempre meno aderenza da parte del popolo, ed è diventata sempre meno rispettata dal mainstream. Non mi dite che ad oggi la Chiesa si fa rispettare grazie al progressismo Gesuita, essa è perculata ovunque e in quasi tutte le trasmissioni, se le distanze erano profonde prima adesso lo sono ancora di più. La Chiesa ha sempre difeso la sua tradizione, essa è garanzia di certezza, di forza teologica, i sacerdoti tradizionalisti, seppure oggi sono in controcorrente, sono semplicemente chiamati a fare ciò che la Chiesa ha fatto da sempre: essere coerenti alla Tradizione, per il bene delle anime degli altri e per la propria anima. Il tradizionalista non vuole modificare, alterare la religione, non vuole vergognarsi di Cristo, non ha bisogno di fare ritagliare i Vangeli come vuole, Il tradizionalista è una voce senza tempo che parte da lontanissimo e attraversa tutta la storia, tutte le epoche, non vive un rapporto infantile con Dio, cercando di ingabbiare nei suoi preconcetti o volendolo modificare in base alle sue voglie, piuttosto si fa bambino: se questa è la chiave del regno è da notare una cosa, il bambino è una creatura che ha voglia di apprendere, è umile, si mette a imparare dai genitori e non può fare a meno di essi, non è una creatura che autofonda una religione, detto in termini pratici tornando al tema, il bambino non è stanco di vivere, è aperto alla vita, alla novità, non vive nella ragion Kantiana, il bambino sa che non può fare a meno del padre, così come l’uomo non può staccarsi da Dio, pena la perdita di sé. Chi si fa bambino di fronte al Rabbì non può dirgli di modernizzare la Sua Chiesa, non può dirgli di cambiare in base ai suoi interlocutori. Se la Legge esiste il suo principio logico detta che essa è senza tempo, una legge relativa non ha senso d’esistere. Il tradizionalista si fa bambino, sa ciò che ha ricevuto e ciò che vuole tramandare, e seppur si trova in una parte sotterranea, lontana o difficile da trovare nella Chiesa, agisce ancora, con forza.

Il tradizionalista oggi come ieri mette al centro Dio, e non se stesso.

Foto di Ron Lach da Pexels

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