Il vero significato della parola carità (pt.2)

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

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E’ il cuore del cristianesimo, che parte dal creatore, che intreccia la nostra storia umana con quella divina, è un modo di agire, pratico e teorico, che edifica, crea, porta a compimento, tutto ciò era stato ben capito dal prof. Mario Giostra, nelle sue esperienze e studiando gli scritti di Chiara Lubich: “E’ un modo di agire che procede ad imitazione del Dinamismo Trinitario ed è quindi caratterizzato da un reciproco ed incondizionato dono di sè. […] Quando Chiara Lubich ci parla di reciprocità, lo fa con disarmante semplicità dicendo che non è sufficiente amare il prossimo, ma occorre farlo così bene che l’altro a sua volta sia portato a riamare. L’agire agapico, quindi, evidenzia un profondo cambiamento di ruoli: la persona “amata” non è semplicemente oggetto dell’atteggiamento d’accoglienza altrui, ma si attiva a sua volta in qualità di soggetto amante. Si tratta di una rivoluzione copernicana nel modo di concepire le iniziative nel sociale.” (Un nuovo modello sociale: scritti di Mario Giostra, pag, 75-79, Città Nuova Editrice, Alessandro Giostra).

Esso non è solo sentimento, ma è un’azione teorica e pratica, un dare e rendere partecipi a tutti gli effetti, non è solo informazione, ma performazione e coinvolgimento: “Faccio un esempio semplice, partendo da un proverbio, forse cinese, che negli ultimi anni va per la maggiore e si sente spesso. Secondo questo proverbio, se si vuole aiutare qualcuno che ha fame, non ci si può limitare a regalargli un pesce, ma bisogna,regalargli una canna e insegnargli a pescare. Luigi Bruni, un economista che da anni approfondisce i temi che stiamo sviluppando stasera e che ha scritto un libro dal titolo Il prezzo della gratuità, afferma che un tal modo di pensare e agire, pure se sostanzialmente corretto e positivo negli intenti, non è più sufficiente e andrebbe sostituito con il seguente: quando si vuole aiutare una persona che ha fame, bisogna regalargli una canna da pesca insegnargli a pescare, andare a pescare insieme a lui e fare festa condividendo il frutto del lavoro comune. E’ una visione di comunione che arricchisce, integrandoli concetti preesistenti quali tolleranza solidarietà ecc. e ci traghetta verso una diversa etica della responsabilità. Dal punto di vista filosofico e sociologico si tratta di un recupero della dimensione dell’alterità.” (Ibidem, pag. 224)

Il soggetto amato diventa una parte attiva della storia, della vita, e non è solo autonomo ma a sua volta diventa una fiamma viva, guardando questo piccolo esempio non ci viene proprio in mente il Rabbì che prende i discepoli dalle condizioni più disparate e li rende pescatori di uomini? Li ama al punto tale che non solo si impegna a guarirli ed a sanarli ma li rende anche partecipi, parte attiva della storia,dove i loro piani si intrecciano con quelli di Dio, in Lui, nel suo amore, vivono, pregano e operano, amando il Rabbì (amore verticale), ma arrivando anche ad amare il prossimo con grandissima forza (amore orizzontale). Con il tempo non sono solo passivi testimoni che scrivono i Vangeli, ma operano miracoli, cambiano vita, e a sua volta portano gli altri a fare lo stesso, si trasformano in un fuoco che accende il mondo. Tutti uniti sotto la fonte dell’amore celeste che scorre e abbraccia tutto l’universo, da Colui che crea ogni cosa, che sana, che è misericordia e grazia e che tutto può: Dio. La concezione teologica di carità quindi ci richiama a un’unità trascendentale infallibile che ci collega da Adamo fino ai nostri giorni, ma è anche un’amore soprannaturale che sorpassa lo spazio e il tempo, che parte da Dio è illumina tutte le relazioni, tra Lui e gli uomini e anche tra gli uomini stessi; ma è infine anche l’amore edificante e creativo caratteristico delle stessa Trinità. Ecco cos’è la vera carità.

Foto di Alexey Chunihin: https://www.pexels.com/it-it/foto/piccante-fuoco-di-campeggio-ardente-boschi-11181210/

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