Cosa si legge nei testi dei tradizionalisti

Simone D'Aurelio

(2 min. lettura)

Se guardiamo i testi dei sacerdoti, laici, vescovi tradizionalisti (escluso gli estremisti), troviamo una sottile linea rossa che li unisce, prima di tutto una profondità di pensiero, uno spessore culturale, ma più di ogni altra cosa c’è una coerenza filosofica e teologica, un modo di affrontare le cose lineare, che parte da un presupposto, è l’uomo che si allinea a Dio, è l’uomo che si allinea alla giustizia e al Vangelo, e non viceversa.

A differenza dei tanti libri modernisti, anzi supermodernisti, gli appunti, le considerazioni, dei religiosi legati alla tradizione compongono una sottile linea rossa dove c’è un filo di logica di razionalità di esperienza storica, e teologica che unisce i ragionamenti che poi fanno parte della Chiesa di sempre. Proprio il loro lavoro è importante perché il pensiero della sposa di Cristo si è espanso lentamente, gli stessi uomini diventano protagonisti nella loro soggettività di fronte alla tradizione. Diverso è il mondo catto-comunista-progressista, vogliono i loro papi (si sa bene cos’è la mafia di San Gallo), vogliono i loro insegnamenti, sono in un eterno monologo, dove trasformano la religione nel loro prodotto, o almeno provano a contraffare la parola di Dio, il Vangelo, vogliono fare una religione personalizzata. Per i tradizionalisti è diverso, si trasmette e si amplia ciò che abbiamo ricevuto, come nella parabola dei talenti, ognuno ha grandi potenzialità e peculiarità, da Cornelio Fabro a Giuseppe Siri, da Tyn a Ottaviani, da Ballerini a Schmaus, grandi teologi, filosofi, metafisici, non trasmettono solo con un criterio logico la tradizione, ma espandono il loro pensiero, ricercano e fanno fiorire la teologia. Nei testi dei tradizionalisti troviamo il sacro, troviamo serietà, troviamo coerenza, mentre dall’altra parte tutto è smielato, si arriva a desacralizzare tutto, tutto è dolce, tutto va sempre bene, tutto va rinnovato.

I tradizionalisti testimoniano con la loro vita, con le loro opere, con i loro scritti un’aderenza del cuore al Vangelo e a Cristo, essi non sono innamorati dell’acclamazione del pubblico, non cercano di inseguire il mondo, non cercano di riformare la religione al mondo, piuttosto vivono al di là dei contesti la pienezza della tradizione, quei valori, quei principi e quel Vangelo, in coerenza da 2000 anni. Il tradizionalista può sembrare duro, pignolo, o anche un uomo pesante, ma non fa contraffazioni, non smaterializza l’identità della Chiesa, esso dà l’esempio. I loro testi sono pieni di ardore e di zelo, sono innamorati di Cristo, della Verità, e non delle ideologie del mondo. In un 900 segnato da teologi da strapazzo, i tradizionalisti difendono con forza ciò che hanno ricevuto, per loro ciò che conta è la Parola di Dio. Il loro modo di fare è quello dell’umiltà, non quello di fare i maestri con la religione, essi seguono quanto c’è già nella chiesa.

Foto di Ron Lach da Pexels

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