Ma che fine hanno fatto i pentastellati?

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Tra i tanti movimenti nessuno ha mai riscosso tanto successo come quello dei 5 stelle, un’onda che ha fatto diventare un neonato gruppo nel giro di pochi anni il partito più votato d’Italia, la forza politica con cui tutti devono fare i conti. L’inizio sembra forte, si parte con i programmi, gli slogan, e le urla, dal vaffa day ai proclami di onestà assoluta. Si presentano come l’anti-sistema, come i nuovi, i puri e i casti che stravolgeranno tutto, perchè insomma si vantano di non essere come gli altri. La loro campagna elettorale è fondata su alcuni principi saldi: lotta alle banche, all’euro, al sistema Europa, e il ripudio degli altri con la certezza di non fare alleanze. Bene, dopo anni possiamo dire che i 5 stelle sono riusciti nel loro obiettivo però all’inverso, dal voler fare una crociata sovranista a diventare il pd, in versione 2.0. Si sono alleati con tutti destra e sinistra, da no europa sono diventati pro europa, da no euro a sì euro, dal voler distruggere le banche al non battere ciglio. Insanabili contraddizioni sotto i punti di vista seguiti da pentastellati sempre più radical chic, uguali al PD, nei loro comportamenti e nelle loro decisioni non cambia nulla. I nomi per la politica erano nuovi, dal portabibite Di Maio a Di Battista, fino ad arrivare a un’infinità di nomi che hanno giurato, promesso, di cambiare il sistema, di aiutare i cittadini. Ma alla fine dei conti la realtà ci dice che a parte le belle parole dei membri del partito per il resto ci troviamo di fronte al nulla assoluto, perché è un partito che non ha identità, un vuoto politico. L’unica cosa che li caratterizzava era provare a dire male a destra e sinistra, ma senza un’identità politica, culturale, sociale e filosofica non si va da nessuna parte. Non si può vivere solo di antiberlusconismo e simili. Uno dei simboli chiave di questo partito può essere proprio Di Maio: lui come altri passa dall’anonimato più totale a diventare una star, ma allo stesso tempo ricopre tanti ruoli (in cui le competenze sono in dubbio) di ogni tipo, e cambia totalmente pelle, da leader ribelle, o almeno da sorridente condottiero a super-allineato a tutte le politiche europee, da cavaliere della rivoluzione politica ad ancella e donna di corte del potente Draghi. L’unica vera forte manovra inserita in questi anni da questo movimento di protesta, è stato il reddito di cittadinanza, provvedimento che doveva aiutare le fasce deboli a vivere e ad inserirsi nel mondo del lavoro, invece è diventato un incentivo alla disoccupazione, ma ancora di più oltre al danno anche la beffa, il cavallo di battaglia dei pentastellati è diventata la vittima più importante e sfruttata per raggiri da parte di chi il reddito non doveva prenderlo, e da anni si susseguono notizie di questo genere nel nostro bel paese. Proprio la parabola 5 stelle è già al suo declino, ormai i suoi personaggi, le sue scelte, tutto ciò che è stato fatto e il loro reddito di cittadinanza si sono rivelati un flop, sotto ogni aspetto, dopo le tante chiacchiere, le tante urla, le tante promesse, è chiaro che bisogna ripartire da persone che saranno disposte a tutto pur di salvare il paese, che saranno indisponibili a piegarsi e a diventare gli zerbini di Mario Draghi, che saranno capaci non solo di criticare, o di fare bei sorrisi ma anche di portare nel concreto delle manovre in grado di aiutare concretamente gli italiani. Ormai più o meno tutti delusi dai 5 stelle, e da questa incredibile delusione regalati a tutti i suoi elettori.

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