La politica e i globalisti

Simone D'Aurelio

(3 min lettura)

Se il nostro Belpaese è diviso tra sovranisti, globalisti, indifferenti (e sognatori), mi viene da pensare a come siamo arrivati ad una divisione così netta nella popolazione italiana, e in particolare oggi voglio guardare e capire chi sono i globalisti.

Questi sono numerosissimi ed hanno con sé moltissimi giornalisti, borghesi e politici che danno forza e identità a questo movimento e sono federati all’interno della società con enti pubblici e privati; hanno anche le televisioni ed atenei che gli strizzano l’occhio con moltissimi strumenti e risorse al seguito. Per intenderci la classe globalista forma un blocco culturale, economico e sociale che plasma le nuove menti dell’Italia: possiamo vedere infatti come anche molti ragazzi del ceto medio sono sempre più precari, ma non vogliono salvare i contratti e le persone bensì pensano all’ambiente e al liberismo più sfrenato, non guardano più all’incredibile povertà relazionale ma si sforzano di immaginare un mondo senza frontiere, non pensano di preservare la storia ma sperano di distruggerla creando dal nulla una nuova controstoria, non vogliono salvare l’Italia ma l’importante per loro è far felice Bruxelles, sono terrorizzati da qualunque pensiero elogia l’identità, e sono disgustati dalle tradizioni, dalla religione e da qualsiasi scintilla che vuole uscire fuori dalle eterne crisi relazionali di questo secolo. Il globalista medio si ritrova in questi schemi, inoltre il limite, la demarcazione, la regola, la definizione è per lui un pugno nello stomaco; lo vediamo anche nel linguaggio totalmente soggettivo dominato dagli asterischi, e figlio dei commerci tramite l’inglese, lo vediamo nell’abbattimento di ogni concetto, e nella di distruzione di ogni giudizio e nello sdoganamento di qualunque regola.

Parliamo di persone che sono anche felici delle multinazionali e per loro non è un problema se tutto il commercio sarà divorato da gruppi esteri, bensì il  loro pericolo è rappresentato da chiunque voglia fermare un processo di evaporazione identitario, perché il suddetto processo è implicitamente necessario alla globalizzazione per arrivare a immettere ogni cosa sul mercato e per liberare qualsiasi desiderio all’infinito, che equivale a consumi infiniti. Sono in pochi di questa falange a notare che senza salvare le persone non potremmo salvare l’ambiente, senza accettare il passato non possiamo guardare al futuro, senza preservare l’identità non possiamo creare l’unità tanto attesa, i globalisti non capiscono che antepongono sempre problemi ed effetti secondari a cause primarie, confondendo gli uni con gli altri.

In tutto ciò come ha notato Antonio Di Siena, su Visione TV qualche giorno fa, è la classe borghese-globalista che sta formando le menti dei ragazzi, e non è più il reale in sé che preoccupa i giovani di oggi, bensì sono solo le ideologie. L’osservazione è giusta, è la politica neoliberale che sta decidendo come bisogna agire, e cosa è giusto e cosa no e per cosa lottare. Il pensiero di oggi dei globalisti posso dire che è formato da una serie di argomenti che non rappresentano delle assolute priorità se ben studiati e sono tematiche strettamente collegate dalla speculazione, da quella delle ONG e degli scafisti che speculano sugli esseri umani fino a quelli dei carbon credit che in nome di una strana economia green sono collegate al mondo della finanza e di transazioni multimilionarie (1), ma possiamo vedere anche come lo stesso mondo democratico-globalista era unito e ingannato dalle speculazioni di Big Pharma, e dall’Euro che ha aiutato i ricchi, ma non il popolo. La trappola si crea facilmente: l’esasperazione dei pennivendoli, e di certi blocchi culturali fa in modo che qualsiasi slogan diventi la priorità assoluta e in nome di questa si rimodellerà tutta la società, l’abbiamo visto con il covid, con la crisi monetaria, ogni “emergenza” ha fatto si che tutto fosse lecito, e dallo spread all’indice rt ogni azione pare congrua e sensata, dal super green pass che ha segnato la fine sociale e lavorativa di milioni di persone fino alla riforma Fornero, e in tutto questo lo stato non trova mai soldi per il ceto medio (e per le famose terapie intensive) mentre le trova per le armi in Ucraina e per il cachet di Sanremo. Ogni volta c’è un nuovo slogan slogan e viene fatta parlare “la scienza”,e viene dipinto uno scenario catastrofico senza alternative, e il globalista si appiattisce assecondando le istituzioni e il pensiero dominante. Da Monti a Burioni i tecnici di turno si alternano nelle varie specialità.

I globalisti sono quelli che ogni giorno gridano all’allarme di ogni tipo; dall’eterno antifascismo in assenza di fascismo, sino a questa esasperata lotta al clima che a breve rivoluzionerà in negativo di nuovo tutta la società, dando forse il colpo di grazia al ceto medio, dall’emergenza del dover abbattere ogni confine fino a quella di rovesciare ogni tabù, il globalista è formato pensato e concepito per essere il soldato perfetto pronto ad assecondare sempre e comunque l’istituzione, arrivando a combattere i suoi concittadini, nemici mortali che in realtà vogliono farlo uscire da questa escatologia dell’idiota, che lo porterà a devastare se stesso e la società.

(1) su questo si veda il testo “Con la scusa del clima” Thomas Pedretti, Passaggio al bosco edizioni

Foto di michelle guimarães: https://www.pexels.com/it-it/foto/citta-strada-uomo-persone-4664301/

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