L’elemento decisivo per ogni popolo del mondo

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Cosa cambia il volto della società? Qual’è l’elemento più importante che influisce nella vita sociale, pubblica e privata di un popolo?

Se d’istinto possiamo guardare alle risorse economiche o energetiche in realtà la nostra attenzione si deve spostare altrove per rispondere, infatti al di là dei rapporti di forza, delle capacità tecniche, e dei fattori immanenti, ciò che determina la crescita o la rovina di un popolo è il fattore religioso. Per quanto i discorsi teologici (e metafisici) vengono visti come formule astratte o indifferenti, i suoi risultati sono decisivi e si verificano nel reale, e dato che anche l’ateismo è una fede (1), (così come lo è sul lato della ragion pratica l’agnosticismo), possiamo dire che qualsiasi presa di posizione implica dei riscontri decisivi per l’individuo e per la società.

Procedendo per gradi possiamo guardare bene l’Italia di oggi: in una crisi demografica, è sempre più allergica alle relazioni (e quindi alla felicità), è immersa anche nell’utilitarismo che invade tutti i campi del nostro esistere, e con essa viene stravolta anche la filosofia del diritto che oggi concepisce la persona come un’individuo slegato da ogni cosa. Proseguendo possiamo vedere che la mancanza di ideali nel Belpaese è facilmente tastabile guardando l’aumento dei non votanti alle urne (ormai diventati la maggioranza assoluta), quasi un italiano su due infatti, non vota, e sono ancora meno quelli coinvolti in una militanza di qualche tipo. Tramontano gli ideali, i valori e i legami, e crescono le multinazionali, la cui concezione della vita è fondamentalmente aritmetica, dove ci sentiamo sempre più numeri e sempre meno persone, mentre chiudono le attività storiche, quelle fatte dai volti, dalle generazioni e dalla passione che precede il buisness, quella che è al di là del guadagno e della perdita, per dirla in termini filosofici. Sullo sfondo si esauriscono sempre di più le batterie anche per i vari centri di aggregazione, infatti il corporativismo tipico elemento della vita medievale, ormai sembra arrivato alla sua più completa depauperazione.

Il fattore etico, è disciolto, non esiste nessun segno distintivo, e la magistratura dove funziona sembra essere l’unico limite tra lo scontro selvaggio e la pace.

Sullo sfondo c’è da notare questo, questi fattori sono collegati alla morte della religione tipica del mondo postmoderno. Nella parabola discendente ciò che viene coinvolto è  il cristianesimo (in particolare) e le altre religioni,dove possiamo osservare infatti che tolta la trascendenza c’è la morte della società. Il piano etico implode, la comunione si estingue, i rapporti non vanno oltre l’immediato, ed i mezzi (beni, strumenti ecc.) ormai hanno preso il posto dei fini. Effettivamente una società per vivere ha bisogno di attingere all’infinito, deve toccare Dio, e esplorare il Suo volto, e la Sua natura. Per quanto può sembrare assurdo, la perdita religiosa è una perdita di significati primi e ultimi, di assoluto, di senso, e sopratutto di valori non negoziabili. Perchè se vi è un’Essere che può andare al di là del tempo, allora anche i valori possono vivere, e sopravvivere, e proprio questo sguardo verso l’Infinito, verso un dialogo con Dio, nella religione, consente alle persone di costruire la società: l’etica può sussistere solo con un criterio di validità di ordine teologico e metafisico, così il dono di sè, il pensare alla vita alla sostenibilità, può essere giustificato in un discorso con l’Assoluto.

Il volto di Dio è la base su cui si sono modellate tutte le società, la sua concezione stabilisce l’Alfa e l’Omega, il sacro e il profano, il limite e il valicabile, il vendibile e il non commerciabile. Ma Dio è anche il primo è l’ultimo criterio per le relazioni, di fronte a Lui si ri-legano le vecchie e le nuove generazioni, vivi e morti, lotani e vicini. Si esce fuori dall’immanente e ci si apre a una concezione che è in grado di subordinare a se il male, le difficoltà relazionali, i problemi e i limiti individuali. “Morto” Dio, l’uomo non ha la facoltà di assegnare filosoficamente, scientificamente, culturalmente, degli “assoluti”  in grado di sostituirlo. Non è in grado di soppiantare nemmeno la sua natura, la sua coscienza, e la sua anima, fatta per vivere, per essere, e per dialogare e relazionarsi con l’Essere.

Ripreso Dio allora può tornare la convivenza tra uomo e donna, un criterio antropologico saldo, una concezione della natura umana (non utopistica), le coppie possono tollerare dei fare sacrifici, si può guardare al futuro perchè non verrà inghiottito dal nulla, il passato torna ad avere una sua validità, e si può tentare di creare un modello analogico a quello Celeste, in termini di giustizia, di bene, di etica, di società, si può ritornare a pensare all’uomo come a un’essere-in-relazione, perchè è fondamentalmente coinvolto con Dio che è relazione infinita, ma si può anche pensare a subordinare l’economia ai bisogni veri dell’uomo: quelli che cercano l’eterno, la felicità, la realizzazione del proprio essere tout court (entelechia).

Foto di Marian Balasescu: https://www.pexels.com/it-it/foto/bianco-e-nero-strada-camminando-ragazza-17804670/

(1) Potete trovare accurate spiegazioni leggendo il mio libro

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post