Il destino della nuova umanità
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Se c’è qualcosa su cui si deve scommettere è sul destino della nuova umanità, se per migliaia di anni infatti il fato delle popolazioni era per lo più imprevedibile e dettato da un rapporto teologico e poi umanistico e infine economico e tecnico oggi l’inversione totale di questa scala sta creando un mondo estremamente distopico e prevedibile. La nuova umanità infatti, è preceduta in parte dai racconti del futurismo, eppure proprio questi sono possibili dato che il futuro dell’uomo globalista è scontato, e anche a senso unico. Tutti i manifesti di protesta, tutta la letteratura grigia e tutta l’alienazione percepita dagli intellettuali del 900 si respira chiaramente nei giorni nostri, e non solo, la vita nel mondo delle oligarchie e delle multinazionali è ormai priva di ogni tipo di felicità e di comunitarismo. Il picco di divorzi, la nuova vita nei monolocali, i rapporti unilaterali con gli animali, e il creare relazioni da “vivere” dietro uno schermo ci indica chiaramente che la nostra società ormai si disgrega, ed è sempre più divisa. L’unico collante che regge i rapporti è l’utile, e questo è stato trasferito in ogni sede della nostra vita, dal lavoro dove si sta insieme per lo stipendio, fino alle relazioni, dove ormai la codificazione dei rapporti è basata solo su ciò che abbiamo da offrire. In ogni angolo si respira anche la depressione, la nevrosi,e la totale fine di empatia,si è passati infatti da una vita di tradizione (e quindi di trasmissione di valori) a una vita di bilanci, dove il calcolo regna sovrano, rendendo possibile predire i futuri andazzi di questa debacle.
Se i filosofi dell’antichità potevano scrutare la nostra situazione sicuramente ci annunciavano un triste fato, la verità infatti è che il mondo sta vivendo un destino prevedibile perché si appoggia su un sapere prevedibile e anche scontato. I prossimi passi dell’umanità saranno quelli di abbattere via ogni ente, ogni religione, ogni filosofia, e ogni cosa che è in grado di dialogare con il nostro spirito dato che in fondo il capitalismo vuole creare una modifica antropologica: una nuova umanità che sia mediata solo e unicamente dal mercato, da essa deve essere allevata e per essa deve vivere, servire e morire, tutto ciò era stato intuito chiaramente anche da Acquaviva di recente. La prassi delle emergenze, il golpe globale di Pfizer, il rendere il mondo un posto woke pieno di asterischi con il controllo delle ideologie e del linguaggio (che sono elementi collegati), la depauperazione della famiglia, la decapitazione delle religioni nel loro ruolo attivo nella società, l’abbandono di ogni dialogo con il mondo umanistico e la distruzione di ogni ente dotato di significato intrinseco denuncia che tra l’uomo e il mercato non deve esserci nessun tipo di filtro.
Ecco qui il futuro che ci aspetta, ed ecco il business della maternità surrogata, ma anche l’aborto che viene giustificato in termini di possibilità economiche , l’eutanasia di stato che mette fine alle vite che non sono produttive (si pensi al recente caso di Indi Gregory), le cliniche del cambio di sesso e il loro giro d’affari multimilionario, ma anche alla legalizzazione della prostituzione e delle droghe, per non parlare dello sfruttamento di ogni regione povera del mondo, fino all’introduzione di un modello competitivo in ogni ambiente e in ogni ambito della nostra vita. L’umanità è resa banconota, e si sdoganerà qualsiasi cosa potrà diventare un business, eliminando tutte le culture e tutti i filtri che si oppongono a questo, anche il nostro ambiente privato viene monetizzato tramite le app dove diventiamo traffico da capitalizzare.
Superare questo destino triste e spacciato, implica solo un passo di tipo religioso, non solo perché solo la teologia può garantire le risposte prime e ultime all’uomo, ma anche perché la stessa nozione di destino, di umanità e di imprevedibilità è nata e vive grazie alla religione. Non è un caso se Eliade ha notato che gli ebrei (e poi i cristiani) sono i primi a concepire il fato come possibilità e il tempo come una linea (ma in realtà per precisione dobbiamo parlare di vettore), dove di fronte al predestino e a un destino a senso unico si oppone il Dio che si rapporta con l’uomo nella storia. Proprio questo impianto teologico ci consente di andare oltre la maledizione del tempo circolare con un Dio che dialoga con l’uomo e con lui interagisce negli eventi, dove le azioni prendono una piega imprevedibile che va al di là del calcolo e al di là dei rapporti di forza (si pensi a Davide e Golia, oppure ad Abramo e quello che sembrava il destino di Isacco che poi diventa premonizione della venuta di Cristo). Un Dio che è materia viva, che è Colui che E’, e Colui che c’è, che è in grado di rendere la piccolissima Betlemme il più grande faro di speranza. Solo i valori religiosi, metafisici, trascendenti che tendono l’occhio verso l’infinito che sono in grado di andare al di là del calcolo, e di creare un’umanità che prima di guardare al business guarda alla sua realizzazione, prima di guardare alla prassi concepisce dei mezzi adeguati al fine, e prima di guardare all’utilità risponde al perché delle cose. Coniugando una micro storia personale e una macro storia comunitaria che è al di là dell’uomo massa marxista,e che sorpassa pure l’uomo banconota del capitalismo, tutti possono sperare indipendentemente dalla propria condizione sociale, storica e finanziaria in un destino personale e collettivo totalmente diverso da quello attuale. Da Giuditta che sconfigge la fortissima armata, al regno del grande Davide, dalle sconfitte militari di Israele che si dimentica del Signore, fino alla vittoria di 12 apostoli che danno il via alla conversione di miliardi di anime in Cristo, ogni episodio ci dimostra che nel rapporto con Dio si consuma un intrepido destino che sorpassa ogni assetto umano. Proprio il valore Supremo, teologico, che di per sé è significato intrinseco, ma anche possibilità e speranza infinita consente all’uomo di vivere un’umanità colorata e un destino imprevedibile.
Foto di Tobias Bjørkli: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-che-guarda-una-formazione-rocciosa-2334533/