Le sacre radici del potere

Simone D'Aurelio

(5 min. lettura)

Come è strutturato nella nostra società il potere? Se vogliamo dividere questa realtà seguendo la teoria di Montesquieu allora abbiamo tre macro aree dove c’è il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Riflettendo sulla nostra situazione contemporanea possiamo notare come questi tre ambiti sono totalmente distaccati, incoerenti e sempre più estranei ai cittadini. Non è semplice retorica: basta vedere il crescente raffreddamento delle persone in chiave politica , dove non ci interessa più chi disegna e progetta le leggi (1). E’ ancora più anomalo il rapporto con il mondo giudiziario, dove l’applicazione delle norme appare come una tautologia priva di riscontri oggettivi, al di là della formale astrazione di considerare tutti gli uomini assolutamente uguali (contestabile sul piano ontologico,filosofico e pratico) non c’è nessun raccordo tra l’applicazione del giudizio e una dimostrazione per cui la delibera rappresenta una sentenza “valida” e “giusta”. Se “la legge è uguale per tutti” non è chiara la provenienza di questa legge universale e in quale parte è immutabile ed effettivamente vera. La nostra riflessione poi giunge nella piena acatalessia quando si parla del potere esecutivo, ormai occupato sempre di più dai vari governi tecnici, e inserito in una macro struttura chiamata UE, dove le linee guida ci indicano determinate direzioni e orientamenti che sembrano concentrarsi sugli stakeholder e non sulle esigenze delle persone e delle comunità.

Sorpassando questi cortocircuiti i problemi ci sono anche se entriamo nell’ambito del sovranismo, mettendo tra parentesi i fattori strettamente culturali o storici non ci viene detto perchè lo stato italiano, spagnolo, svedese o finlandese devono avere quelle leggi o perchè le persone devono obbedire alle richieste e alle imposizioni dell’autorità. Nessuno giustifica la natura del potere, la sua genesi e la sua evoluzione. Non va meglio neanche sotto gli aspetti delle grandi ideologie perchè oltre a rivelarsi delle utopie che hanno causato le più grandi tragedie del XX secolo, sono anche in grado di creare delle zone centrali tra stato e leader dove il potere non trova una risposta alla sua legittimità. Oltre al distacco (abbastanza palese) tra mezzi e fini nei vari totalitarismi, qual’è il criterio che valida in modo assoluto uno stato o degli enti che si autoproclamano giudici ultimi sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte degli uomini, sulla libertà e sulla reclusione? Nella concezione di stato moderno questa macchina che dovrebbe rappresentare la totalità degli individui si è dato un potere che risulta essere autoreferenziale.

Non scordiamo che il tema del nostro articolo non può essere collegato a un semplice fattore di maggioranza, perchè non è il numero di persone che è in grado di dare una legittimazione a un potere: se parliamo di un governo dispotico e sanguinoso o di una realtà mite e democratica poco cambia, il problema non è risolto. Al di là della difficoltà dei “non rappresentati” e dei molteplici dubbi su un meccanismo contemporaneo che non sembra interpretare la volontà popolare (disattendendo le pretese di Rousseau) il concetto di potere non trova una sua estrinseca giustificazione sul numero. Quello che sembra sfuggire a tutti è che il discorso di potere è strettamente connesso a delle finalità stabili ed è collegato a una natura umana conoscibile e a un benessere che è oggettivo e che può essere costruito già nel presente. Tutto ciò filosoficamente può essere inserito soltanto negli schemi di pensiero classici, e quindi tocchiamo anche la religione. Basta guardarsi indietro per capire bene come il potere nei vari popoli non veniva preso come un dato che può essere creato dalla maggioranza, da uno stato, da un re o da una corrente ideologica. Le stesse autorità religiose che fungevano da mediatori tra sacro e profano rendevano conto del loro primario potere ed erano accettati sempre e solo se il tutto era collegato al massimo Bene e al fine stesso (ovvero Dio, la base da cui proviene la genesi del potere e la sua legittimità). Solo in una realtà sacra,teologica,trascendente che è in grado di dimostrare di conoscere l’uomo e il bene nella sua totalità, può esserci la fonte prima e ultima del potere, e può conferire al profano un criterio esterno e un vero mandato. Tutto questo è possibile perchè la religione non solo è l’unica che può dirsi causa primaria del potere stesso, ma anche perchè essendo una realtà rivelata e indipendente è l’unica che non può essere manipolata, piegata, distrutta e usurpata dall’uomo (2), inoltre la sua applicazione in ogni epoca, essendo connessa per davvero con i criteri morali, con un vero concetto di autorità, di umanità, di fine, di benessere, di felicità, di giustizia e di realizzazione può rispondere alle esigenze di ogni uomo. Un potere universale che trascende l’umanità e che può essere compreso e applicato deve tutelare tutti e allo stesso tempo rilegare ogni persona a sè.

Se esiste un potere vero, deve esistere anche una legittimazione e una responsabilità vera, e deve esserci una verità e una giustizia ad esso collegata, e quindi l’autorità può essere conferita e accettata lungo l’arco della storia umana perchè nei suoi caratteri assoluti può toccare il relativo, oppure non ci resta che cadere nella prospettiva scettica, o in quella ideologica negando alla fine una qualsiasi validità possibile da parte dell’autorità stessa, arrivando a creare un potere che si legittima in modo relativo, con modi e strumenti diversi,ma privo di un accesso assoluto al vero, al bene, alla giustizia, al giudizio,alla legittimità e alla libertà. Un potere slegato da tutto questo è semplicemente un totem distaccato dai suoi fini impliciti e necessari, ed è scollegato anche dalle qualità oggettive che gli consentono di regolare la vita degli uomini.

(1) i numeri degli ultimi anni in tema di elezioni e referendum mostrano chiaramente un distacco sempre crescente dalla partecipazione politica: https://cise.luiss.it/cise/2022/09/27/fuga-dalle-urne-affluenza-mai-cosi-bassa-nella-storia-della-repubblica/

(2) a patto che si rispetti onestamente la sua dimensione ermeneutica,storica, filosofica e dogmatica

Foto di Neslihan A.: https://www.pexels.com/it-it/foto/giocando-in-legno-gioco-partita-16817608/

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