La garazia della fede, i tradizionalisti ci riportano per le strade vicine al Messia

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Se c’è una parte che da 60 anni viene messa gradualmente all’angolo è quella tradizionalista, l’ala conservatrice della Chiesa, infatti il dominio del supermodernismo imperversa, in nome della modernizzazione della Chiesa, ogni ortodossia, ogni traccia di dogma e tutta la dottrina, vengono respinte. Vengono stigmatizzati inoltre tutti i cardinali e vescovi coraggiosi, che predicano sempre lo stesso Vangelo, mentre i super-ecumenisti diventano gli uomini di riferimento nel panorama cristiano (si veda Enzo Bianchi ad es.), teologi che sulla scia di Bonaiuti e poi di Rahner invadono le parrocchie e i seminari, passando dal modernismo al super-modernismo, per finire nel cattoluteraneismo 2.0. Se si guarda bene questi uomini nel corso del tempo, da Hans Kung a Carlo Maria Martini, passando per il prete comunista Don Gallo fino a Enzo Bianchi, troviamo un filo rosso che accomuna i modernisti di ieri, di oggi e di domani, un problema oggettivo nei loro ragionamenti e nella loro filosofia, ovvero quello di voler modificare l’oggetto per avvantaggiare il soggetto, loro vogliono modificare la fede e non cambiare la persone, vogliono che la fede si adatti ai tempi e ai contesti. Il modernismo antepone l’io alla religione. Il tradizionalista ragiona in modo inverso, si affida al Vangelo e alla Parola, non cerca di correre dietro alle mode del tempo. Il tradizionalista è colui che cerca la fede di sempre, è l’uomo che si sforza di offrire una fede vera, di scriverla nelle sue azioni, di farla conoscere e di studiarla. Non vuole che la religione diventi parastatale, vuole la verità, e non scende a compromessi. Chi è legato alla tradizione sa che il primo ruolo del papa è quello di confermare i fratelli nella fede, la Chiesa deve infatti vivere e garantire ai fedeli di vivere la stessa fede degli apostoli, la stessa fede di sempre. Se infatti il cristianesimo è la vera religione non può cambiare nel tempo, non può vivere nel relativismo, ma nella sua essenza e nei suoi principi, altrimenti ogni popolo crede in una religione diversa. Se il cristianesimo è la religione vera non ha bisogno di essere “modernizzato”, cambiato, addolcito o mutilato, anzi chi fa qualcosa del genere in fin dei conti lotta contro Dio e gli uomini. E nel cristianesimo vediamo come il filo rosso della tradizione parte dalla Rivelazione per arrivare ai tempi nostri, ciò che viene insegnato rimane inalterato, anzi il pensiero cristiano si è sviluppato nei secoli e si è ampliato gradualmente, rimanendo fedele a se stesso. Padre Pio, San Tommaso d’Aquino, S. Benedetto da Norcia, S. Giovanni Bosco, S. Agostino non predicavano divinità diverse, non scrivevano di Gesù diversi, nonostante alcune differenze, attitudini, talenti e carismi, essi non vanno a inventare dottrine, a cambiare magisteri, non vanno a invertire principi logici e razionali. Gesù nei Vangeli ragiona con il principio di non contraddizione, stesso metodo utilizzato da S. Tommaso, i suoi esempi riguardano la realtà nelle parabole e vi è una precisa cognizione metafisica, che è quella che parte dall’ebraismo (per finire al cristianesimo), gli stessi uomini di Chiesa, dai dottori ai grandi santi, sono uomini che seguono un filo, non passano dalla metafisica all’esistenzialismo come fa Rahner, il che porta a predicare scelte ambigue ed a stravolgimenti dottrinali; no, i tradizionalisti seguono una precisa filosofia, una precisa etica, un preciso modo di guardare la realtà (accettandola), un preciso modo di vedere la testimonianza degli apostoli, ovvero di ritenerli affidabili, un determinato modo di ragionare che prende Cristo come nostro modello di vita. Il tradizionalista segue sostanzialmente un filo rosso, che abbatte lo spazio tempo, un filo rosso che parte dall’antico testamento, dalla Genesi, e dall’amicizia di Abramo con Dio, fino ad arrivare alla morte dell’ultimo apostolo. Dove tutti diventano protagonisti dell’espansione della Chiesa, e cooperatori dell’opera di Dio, ma dove anche vi è una razionalità, un senso, una logica, una devozione, che sono concordi. se è la religione a dover cambiare, e come diceva Bonaiuti “cambieremo Roma con Roma”, ovvero se il mondo non cambia facciamo cambiare il cristianesimo per il mondo, allora a questo punto è chiaro che non vi è più la garanzia che la fede di oggi sia uguale a quella di ieri fino a risalire la china ai tempi di Gesù, se è il soggetto che elimina e modifica l’oggetto, è tutto inutile, se la Verità assoluta è relativa, vuol dire semplicemente che la Verità non esiste.

Foto di Massimo Filigura da Pexels

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post