Il Gesù dei radical chic è politicamente corretto e va bene a tutti

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Mi vorrei soffermare su quelle persone credenti e non che quando sentono parlare di Gesù e si entra in discorsi morali, etici, di comportamento subito mettono le mani avanti “ma Gesù ha detto ama il tuo prossimo come te stesso” “ma Cristo ha predicato sempre predicato l’amore e il perdono”, e un’infinità di frasi simili, insomma qualsiasi comportamento, qualsiasi scelta, qualsiasi ideologia, viene giustificata sotto questa insegna, che vede Gesù come un passacarte, a cui va bene tutto, che sta sempre con il capo a dire di sì, “tanto Cristo ama le persone”, ma questi tipi di analisi mostrano di comprendere poco il Vangelo, la teologia e la filosofia cristiana, infatti è un’analisi monca e superficiale, Gesù ama tutti, è vero, ma non tollera tutto! Lui completa la legge ebraica, la porta alla sua maturazione, perdona e insegna ai discepoli lo stesso, guarisce, sopporta, Gesù si spende per l’umanità, ma non passa sopra ogni cosa, prima di tutto per un principio logico: se il Messia era sceso sulla terra per dire “volemose bene” non aveva senso la croce, la sua missione e ancora di più tutto il percorso dei profeti, del suo annuncio, e la sua ricerca che parte dall’Antico Testamento, se Gesù deve tollerare qualsiasi scelta, non esiste libertà, non esiste giustizia, non esiste giudizio, non esiste un giusto e uno sbagliato, se Gesù passa su tutto nulla ha senso, neanche l’aldilà l’inferno o il paradiso, e soprattutto questo Messia sarebbe in contraddizione con Dio stesso, con tutti i profeti del popolo ebreo. Volente o nolente nell’Antico e nel Nuovo Testamento il giudizio di Dio si fa sentire, ci diamo l’immagine di Gesù che ha un amore immenso per l’uomo ed è giusto, ma questo amore deve avere una minima corrispondenza, proprio per la sua giustizia non può passare su ogni cosa. Gesù infatti se tollerava tutto poteva benissimo non venire sulla terra, lasciare la completa anarchia, anzi a questo punto perché non metterci tutti in paradiso? Non ha senso neanche il periodo terreno o la forza di volontà. Chiunque ha un minimo di familiarità con i Vangeli può notare una cosa, Cristo perdona, sì, ma vuole un cambiamento, e questa è la differenza tra misericordia e misericordismo, il perdono di Cristo è una grazia, a cui deve corrispondere nei limiti del possibile una maturazione ontologica dell’uomo, un suo rinnovo. Quando va da Zaccheo non gli dice di continuare a rubare della serie “va bene tutto” ma anzi, lo porta sulla via del cambiamento, ancora di più l’adultera, la perdona ma poi dice “va’ e non peccare più”, con gli scribi e i farisei c’è una profonda ammonizione e un giudizio, c’è la messa in guardia sulla Geema per tutti gli uomini, al giovane ricco gli chiede di non essere attaccato più alle ricchezze. Si parla tanto di un contrasto tra Dio del vecchio e del nuovo testamento quando invece non è così, né prima né dopo si passa sopra a tutto, anche i Profeti chiedono e rimproverano gli uomini, li ammoniscono, anche Dio nell’Antico testamento perdona le cadute dell’uomo, odia il male, perdona le colpe di Davide, cerca il popolo Ebreo, e nonostante il popolo si allontana molte volte, creandosi divinità fantasma, degli idoli, Dio è lì pronto a prendersi cura degli stessi uomini che più e più volte gli voltano le spalle. Tutto questo sbalzo di percezione tra Gesù effemminato e Dio torturatore è dovuto a una cultura moderna che mette in contrasto (come sempre) Dio dell’Antico testamento e Dio del Nuovo testamento, il primo castigatore, distruttore, un Dio sadico che non ha nulla a che fare con la divinità, che si diverte a frustare, l’altro un rimbambito zerbino che accetta qualunque cosa e che passa su tutto. Questa teoria è sbagliata anche nei suoi principi, perché l’analisi metafisica stabilisce che Dio non può cambiare, sarebbe una contraddizione impossibile. Osservando bene le Sacre Scritture si può vedere che Dio è sempre lo stesso: e’ Lui che nell’Antico si occupa della vedova, ormai pronta a morire di fame, così come Cristo si occupa del figlio della vedova, è lo stesso Dio che si preoccupa di ammonire (e poi salvare Ninive) per riportarla sulla retta via, così è lo stesso Cristo che si preoccupa di riportare sulla retta via l’adultera, è il Dio che opera miracoli nell’Antico, così come nel nuovo, è lo stesso Dio che si occupa dei poveri degli afflitti, che si sdegna di fronte alla persecuzione degli oppressi, di fronte alla cattiveria perpetrata nei confronti di Nabot nell’Antico testamento, ed è lo stesso Dio che nel Nuovo Testamento ammonisce chi opprime i poveri e i bambini, e se ne prende cura. E’ il Dio che si cura degli ultimi dei lebbrosi, di chi non ha, di chi soffre, di chi è alla ricerca della parola di Dio, e non tollera il male. È il Dio dell’Antico testamento che benedice e protegge i giusti, che parla a tu per tu con Giobbe, dopo averlo messo alla prova per donargli grande prosperità e tanti anni di vita, è il Dio dell’Antico testamento che si preoccupa del sangue di Abele. Non può esistere e non esiste un Cristo effeminato, castrato, zuccheroso, zerbino e non esiste un Dio sadico fatto di solo rancore e odio o tirannico, nè l’uno nè l’altro possono essere Dio.

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