Lutero: un sanguinoso rivoluzionario e non un riformatore incompreso pt.2

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

(Link articolo parte 1)

Per Lutero la giustizia è qualcosa di assolutamente estraneo al significato ebraico-cristiano, da notare come nell’interpretazione Luterana in questo caso cade anche tutta la tesi Paolina dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo, inspiegabile se non in una prospettiva metafisica. La lettura di Lutero tonando al concetto è che quindi si è “giusti” e “giustificati” tramite la fede, ma la frase di Paolo “il giusto vivrà tramite la fede” in realtà ha un significato molto profondo: non significa “la fede vi giustifica” o “la fede vi rende giusti” bensì Paolo parla del <<giusto>>, che vive tramite la <<fede>>, ovvero chi si è performato e riformato a Cristo vive in Lui perchè si affida a Lui, non distoglie lo sguardo da Lui, l’essere innestati in Cristo ci porta a questo ad osservare la sua legge, a cambiare il nostro cuore, a cercare di seguirlo in totale comunione e ad abbandonarci a Lui. Scrive ancora Tresmontant: “La giustizia, nell’Antico Testamento (tsekada) come in san Paolo (dikaiosune), non ha soltanto il significato giuridico e morale che gli attribuiamo oggi a questo termine. La giustizia nella Bibbia, ha innanzi tutto un significato metafisico, più precisamente teologale. La giustizia, secondo la Bibbia, è la trasformazione totale dell’uomo che grazie ad essa diviene simile a Dio e degno di partecipare alla vita divina. La giustizia innanzi a Dio, è nella Bibbia, ciò che noi chiameremmo oggi la santità; la conformità al volere e all’essere stesso di Dio: <<Siate santi, perchè io sono santo>> dice il Signore. La giustizia non è quindi un’esteriore legalità, riferita alla conformità alla Legge o alla decisione di Dio. Essa è un carattere dell’esere dell’uomo e implica un rinnovamento totale dell’uomo.” (San Paolo, Claude Tresmontant, pag 117, Mondadori, 1960). Insomma ciò che non comprende Lutero è che non si parla di uomini giusti sotto l’aspetto della legge, ma di uomini definiti giusti perchè rinnovati nel profondo in Cristo, riformati e ordinati a Lui. Tornando alla sua rivoluzione non possiamo non parlare dell’intelligenza, e del pensiero Luterano: “In tali condizioni, è chiaro, non c’è cooperazione attiva e creatrice dell’uomo all’opera della propria creazione, ancor meno all’opera della propria santificazione, divinizzazione e giustificazione. Mentre il rabbi Gesù di Nazareth insegnava l’esigenza di cooperazione attiva,creatrice, di fruttificazione; Lutero, al contrario, insegna che l’uomo è radicalmente passivo sotto la grazie che lo giustifica […] Lutero è indotto a un disprezzo della ragione umana che va crescendo col passar del tempo. Nel 1525 Lutero scrive che, per quanto riguarda le cose spirituali e divine la ragione è <<la prostituta del diavolo: non può che bestemmiare e disonorare tutte le parole e le azioni di Dio>> […] Più tardi scriverà: <<La ragione è contraria alla fede. Spetta unicamente a Dio darci la fede contro la natura e contro la ragione>> […] Per Lutero l’intelligenza umana, corrotta dal peccato originale, non può conoscere l’esistenza di Dio partendo dal mondo. Se la ragione umana è radicalmente corrotta dal peccato originale, non c’è più la possibilità di una teologia naturale; la ragione umana non può più discernere nell’esperienza ciò che è bene ciò che è male per l’uomo: la conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male non è data che dalla legge di Dio. […] In tale condizioni, la legge si presenta come un insieme di comandamenti imposti in modo estrinseco,senza che noi possiamo verificarne nell’esperienza il giusto fondamento. La legge di Dio appare come tirannica.” (Claude Tresmontant, I problemi dell’ateismo, pag 432-433-436-437, Edizioni Paoline, 1973). Tutto ciò che viene da Lutero, dall’odio del papato a quello della messa (tridentina), da quello della ragione umana a quello della <<giustizia>>, è sovversivo, volente o nolente Lutero si scaglia totalmente contro l’ordine teologico, metafisico, filosofico, cristiano e anche i sacramenti vengono rivisti. Alla nostra religione si toglie tutto (o quasi), lo stesso si fà nell’arco delle rivoluzioni, i marxisti devastano gli stati, le rivoluzioni colorate si scagliano contro l’ordine naturale e biologico, la rivoluzione è una rivolta contro l’ordine. Ciò che è invece la riforma è totalmente diverso, significa riordinare, ridare forma, ridefinire, riorganizzare, San Francesco è un riformista, lo è San Benedetto anche, nessuno di loro crea uno strappo, ma al contrario, creano, ridanno respiro, rinnovano, il cristianesimo, creano movimenti, iniziative, che mettono al centro Cristo, non sovvertono il papato, non danno a Cristo del peccatore e fornicatore, non distruggono la concezione della natura umana, non stravolgono i sacramenti, bensì in ogni epoca i riformatori portano frutto, in base al contesto creano un terreno fertile per la Parola senza modificarla.

Foto di Maria Pop: https://www.pexels.com/it-it/foto/armatura-da-cavaliere-339805/

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