Il problema del male: un percorso storico, filosofico e metafisico

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Il problema del male, ieri come oggi, è spesso mal compreso, eppure in poche righe voglio provare ad aprire uno scorcio importante, storico, filosofico e metafisico, che può creare una comprensione migliore di questo elemento. Ho già fatto notare come, il bene, il male, e la giustizia, sono in realtà problemi collegati,ma l’articolo di oggi vuole guardare l’elemento negativo sotto un’altra prospettiva, e focalizzarci un pò meglio solo su di esso. E’ da notare in prima battuta, che l’atteggiamento della maggior parte degli uomini di fronte al male, è quello di identificarlo in delle persone, senza capire che esso è un’identità metafisica, c’è in molti la convinzione che con la “morte del tiranno” finiranno per sempre le nostre pene e la malvagità si estinguerà. Purtroppo non è così, la storia ci mostra da sempre che la morte di uomini malvagi non ha distrutto la malvagità, metterli alla ghigliottina non ha epurato il mondo, anzi il più delle volte, ha reso gli stessi presunti giustizieri, degli assassini peggiori dei loro nemici, divorati internamente dallo stesso furore con cui hanno uccisi i “mostri” di turno. Robespierre e la sua cricca, sono un caso lampante, c’è moltissimo da dire sulla sanguinosissima rivoluzione francese, e sui presunti illuminati ma mi limito a far notare che gli stessi sanguinari ribelli sono diventati divoratori e carnefici,e non hanno ripulito la Francia. Ciò che ci mostra la storia, è che il male c’è e ci sarà, e non va via a colpi di spada. Fatta questa premessa dobbiamo spostare il nostro sguardo, sul piano filosofico; questo elemento per quanto possa essere considerato astratto, in realtà è un’entità metafisica tra le più determinanti nel mondo, non possiamo pesarlo, falsificarlo, eppure lo respiriamo,lo sentiamo, ne facciamo esperienza a livello universale e personale, e filosoficamente arriviamo a capire che è necessario conviverci: non vi è questa umanità senza il bene e il male. In questo momento però dobbiamo risalire la china, e utilizzare tutti i nostri strumenti per capire meglio questo problema, possiamo intanto parlare di assenza di bene, o di propensione verso il non-essere; ma al di là delle molteplici interpretazioni e definizioni di questo immenso elemento dobbiamo comprendere che il male è come una nube, definisce noi e l’ambiente che ci circonda; e lo respiriamo, l’universo infatti è una catena, noi influenziamo l’ambiente e ne siamo influenzati, ognuno di noi è parte della situazione anche se non rappresenta la totalità della situazione, ognuno di noi è un tassello del presente, ma non è responsabile di tutto il presente, e questa nube di male, si ingrandisce anche grazie a noi : ogni volta che rubiamo, che calunniamo, che calpestiamo qualcuno, tutte quelle volte che viviamo tra gelosia, indifferenza e cupidigia, ampliamo questa nuvola, dato che coinvolgiamo in maniera diretta o indiretta gli altri.Penso quindi che il male sia proprio questo: un conglomerato che si ingrandisce e viaggia, e ci deteriora con il contributo di ognuno. In tutto questo però ci ritroviamo di fronte un problema serio: come si combatte il male? Se guardiamo alla grande tradizione cristiana, e al Rabbi Jeshua di Nazareth, possiamo capire che il male si vince nel bene in Dio, senza mitra ma porgendo l’altra guancia, senza omertà ma scrutando e portando la croce, proprio l’amore, è la santità degli uomini di Cristo, fanno tramutare il male in bene con il Suo aiuto. Possiamo vedere infatti che il sangue dei martiri trasforma il male in perdono e lo redime, portando a edificare un’umanità migliore, ad esso si contrappone invece il sangue che si versa e viene versato per furore o vendetta, che amplia la portata del male, e logora il mondo. Proprio chi vive in Dio può far cessare il dolore e il male, con l’amore e la santità. Chi vive in Cristo, è in grado di rifarsi al Maestro, il capostipite di tutti i martiri, la cui giustizia sulla terra non è retributiva, ossia in base a ciò che hai fatto ti retribuisco, bensì giustificativa, ossia io con il mio amore, la mia forza, è la mia santità, faccio in modo di distruggere il male che è in te e renderti un’uomo ontologicamente migliore. E’ un percorso che si può fare solo però con delle libere scelte, e con il libero arbitrio, proprio per questo il cristianesimo non s’illude di far estinguere il male nel mondo con la spada, bensì prova santificare il mondo di generazione in generazione e a redimere il male con i propri sforzi con Cristo, portando ogni sopruso ai piedi della Croce, insieme ai propri sacrifici per aiutare a redimerlo. La croce è proprio il sopportare anche il male, il dolore, la delusione, è trasformare tutto bruciandolo nella fiamma nel nostro cuore, e della nostra anima, con l’aiuto di Cristo e in Lui. Noi la nostra storia oggi più che mai, con Dio si può trasformare il male in bene. Da notare filosoficamente come questo elemento, può anche essere inquadrato parzialmente come una distorsione di ciò che già è: “Il male, non è in grado di creare nulla di nuovo, può solo distorcere o distruggere ciò che è stato inventato e fatto dal bene” (Tolkien), si può distorcere il significato e la bellezza della famiglia, si può provare a scimmiottare una teogonia cercando di distruggere la bellezza del volto di Dio, si può tentare di infangare la concezione dell’uomo, o possiamo uccidere, maledire, denigrare, eppure il male è, e rimane, una sottrazione: “Questo non toglie nulla alla gravità del problema del male e della sofferenza. Ma il dono dell’essere della creazione viene prima. Il problema del male è un problema di cui non si potrà sovrastimare la gravità, ma è un problema secondo, rispetto all’esistenza e alla vita. Perchè ci sia il problema del male, della sofferenza e della morte, occorre innanzitutto che ci sia la vita.” (Claude Tresmontant, L’intelligenza di fronte a Dio, Jaca Book, pag 61-62)

(link parte 2)

Foto di Pixabay: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-che-guarda-il-mare-mentre-e-seduto-sulla-spiaggia-247314/

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