Il ruolo del caso

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Immaginiamoci di essere in una base della Nasa, c’è una visita guidata e ci imbattiamo di fronte a uno Shuttle, ad un certo punto ci viene da domandare come è possibile creare un capolavoro del genere e con nostra grande sorpresa la guida del tour aerospaziale ci dirà “grazie al caso oggi siamo arrivati alla Shuttle, più precisamente il vetro, il ferro, il fuoco per migliaia di anni si sono incrociati moltissime volte e poi è uscito lo Shuttle.” Chiunque è sano di mente di fronte a questa risposta ride, o rimane sbigottito perchè sa benissimo che la casualità non può giustificare tutto, tra il caso e il non-caso ci deve essere un limite, altrimenti se il caso è tutto e nulla ci ritroviamo di fronte a un fenomeno che può giustificare qualsiasi avvenimento, storico o metastorico che sia. Proprio per questo il discorso sulla casualità oggi più che mai risulta ostico, specialmente per i grandi darwinisti e gli amanti dell’ateismo,perchè tramite esso si è arrivati a giustificare qualsiasi cosa. Eppure il caso che ruolo gioca? Ritorniamo allo Shuttle per un momento, come si può arrivare a costruire un razzo, buttando quà e là del materiale? Come può il lancio casuale della materia dare vita a un processo di ingegneria meccanica, fisica ed aereospaziale tale da prendere quella forma e quel contenuto?

Sembra strano ma oggi bisogna stare attenti all’uso del concetto in questione, per fare un’esempio pratico c’è da dire che per arrivare ad un’universo con le nostre stesse proprietà ci imbattiamo di fronte a un numero che a poco a che fare con il caso che è 1/20-229. Lee Smolin infatti da fisico ha calcolato la probabilità numerica di avere a che fare con i valori cosmici compatibili con la vita, ed il risultato è che la probabilità è 1 su 10 seguita da 228 zeri (1). Ma i numeri non si fermano qui, anche una probabilità infinitesimale non giustifica la creazione degli psichismi; la coscienza, la vita, l’intelligenza, anche accettando un’infinità di tempo e di spazio,non riescono a vivere grazie al caso. Ci ritroviamo di fronte a dei problemi che non possono essere spiegati con l’ateismo puro neanche in una quantità infinità di combinazioni;non si capisce infatti come il caso sia riuscito a dare il via all’intelligenza ed a tutto il resto. Proprio per questo la parola caso non può liquidare la nostra cosmologia, seguendo la traiettoria dei fan della casualità arriviamo a dichiarare che la vita, l’intelligenza, la volontà, e tutto il resto si sviluppano dal nulla, anzi arrivano dal non-essere, dal nulla cosmico. Eppure la vita reale ci dice da sempre il contrario, essa si ancora alle regole della metafisica cristiana, e ci dice che non si può trasmettere nulla di ciò che non si ha già in potenza, il legno non può trasmettere la vita, l’albero non può trasmettere la parola, e via discorrendo. Ciò che si forma di fronte ai nostri occhi, è che chi già ha può trasmettere, chi è in vita può trasmettere la vita, chi è dotto può trasmettere la sua saggezza, chi ha la forza può trasmetterla, chi ha in sè ragione e coscienza può tramandarla, chi ha la ricchezza può donarla. Ma tornando al caso c’è un’ulteriore quesito, ciò che fà questa entità rimane inspiegabile già di suo ma nel breve periodo la cosa assume tratti impossibili:

“Possiamo considerare anche un’altra conoscenza squisitamente scientifica, collegata alla
casistica e alle probabilità, passiamo da ciò che è immenso (l’universo) a guardare qualcosa di
piccolissimo (gli atomi e le cellule). Il fisico svizzero Charles-Eugène Guye ha posto l’accento
sul meccanismo di organizzazione di una singola proteina dalla combinazione di una catena di
amminoacidi. Le possibilità di accoppiamento tra i diversi amminoacidi sono tantissime,
dunque la probabilità che compaia quella proteina specifica è davvero bassissima. E se questo
problema si incontra di fronte a una sola proteina, cosa dire di tutte le altre macromolecole, e
poi degli organismi unicellulari… e, infine, dei pluricellulari? Le probabilità di accoppiamento
riuscite diminuiscono sempre più man mano che si considerano organismi più complessi.” (2)

Come si può in uno strettissimo lasso di tempo fare il miracolo nel miracolo? Proprio numericamente la probabilità calcolata da Eugène Guye sulla proteine è di 2,02/10-321 ovvero un’altro numero quasi infinito. (3) Ma oltre a tutto questo come si può in un lasso molto ristretto arrivare anche a creare in modo preciso un’ecosistema perfetto? Come si è riusciti inoltre a creare l’uomo e tutti gli esseri viventi? Dal brodo primordiale e dal caso non abbiamo tracce di vita, questi elementi non sono in grado di giustificare nulla con una quantità infinità di tentativi, come possono giustificare tutto questo in una “ristretta” finestra di tempo?

Un’altra domanda è anche che se l’universo è l’unico esse, o se lo è il multiverso, ed esso ha in potenza tutti i tratti dell’essere perchè ha bisogno del caso? Perchè ha bisogno di infinite combinazioni? E perchè ha bisogno di rompere l’unità con se stesso per dividersi e dare via a infiniti progetti casuali?

Brutta malattia quella del caso….. Che non giustifica da se nulla, ma per alcuni è la matrigna di ogni cosa senza uno straccio di spiegazione.

(1) https://www.scientificamerican.com/article/our-improbable-existence-is-no-evidence-for-a-multiverse/

(2) (Simone D’Aurelio, La percezione della gestalt, riflessioni a partire dall’esperienza, pag 35, ebook)

(3) si veda “Einstein non credeva a Darwin, pag 156, Arianna Editrice, Cristian Peluffo, 2022)

Foto di lil artsy: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-che-sta-per-prendere-quattro-dadi-1111597/

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