La guerra delle parole

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Il linguaggio è parte di noi, il nostro modo di comunicare passa tramite le parole che cercano di inserirsi nel reale tentando di descriverlo, e oltre a ciò creano e suggeriscono una determinata esperienza analogica con l’oggetto, per inciso le parole si inseriscono tra il dire e il detto, tra ciò che è l’ente e la nostra facoltà di circoscriverlo. Ma in mezzo alla torre di Babele cosa possiamo osservare oggi? Ciò che dobbiamo notare in primis, è che il mainstream tace solo quando gli conviene, e parla soltanto di ciò che gli serve, l’altro giorno era lo spread, ieri era l’indice rt, e oggi è la russofobia. I padroni del discorso usano il silenzio solo quando gli conviene ed ignorano i termini “negoziati”, “sovranità monetaria” e “cure”. Sorpassando il comodo silenzio possiamo vedere come per ogni crisi i pennivendoli creano sempre parole ipnotiche di riferimento: da negazionista a complottista, da filoputin a euroscettico, tutti (presunti) dispregiativi che vogliono creare una tifoseria da stadio. La guerra della parole però non finisce qui, in scontri diretti e facilmente circoscrivibili, c’è del nascosto nella nostra società; perché la parola stessa, influisce nella nostra percezione, e ci dice moltissimo sulla situazione collettiva del nostro tempo. Se prendiamo ad esempio il termine “libertà” ed esaminiamo la parola oggi, possiamo dire che nella sua definizione modernista essa equivale a un libero arbitrio individuale, e in ultima battuta a un’anarchia, o ad una semplice autosufficienza economica, essa ha abbandonato la sua matrice comunitaria tipica della civiltà greca e delle grandi civiltà tradizionali , dove libertà era una parola concreta e positiva collegata all’identità, all’etica, e allo status d’essere singolare e collettivo, essere liberi era un atto che riguardava il singolo in comunione con l’intera comunità, e poggiava su un’esperienza concreta, che si contrapponeva a schiavitù, lo stesso gioco può essere fatto con moltissimi altri termini, se seguiamo la storia del linguaggio ci accorgiamo come anche la parola corpo oggi è intesa come sinonimo di fisico, mentre nel passato rappresentava molto di più, per la tradizione ebraica e per molti altri popoli ad esempio, questo termine era indice di un’unità psicosomatica, dato che vi era una concezione unitaria tra fisico, mente e anima. Nel corso della storia con i cambiamenti filosofici molti termini vengono sostituiti, e ad altri gli si assegna un significato diverso grazie al lavoro degli intellettuali. Non ci può sfuggire andando a fondo della questione che l’era postmoderna lotta per far diventare le parole intercambiabili,e diventa importante la preposizione e non il significato, i termini ormai sono sempre più vuoti, oppure tagliati dagli asterischi. Non è una casualità, il linguaggio riflette la filosofia di un popolo, degli atenei dominanti, della matrice intellettuale al potere, la censura delle lettere, è il segnale di un solipsismo puro che non riconosce più la realtà come oggettiva, ma lascia nelle mani del soggetto la libera interpretazione e la costruzione dell’oggetto a discapito della biologia, della storia e della verità. Nel corso dei secoli siamo passati da parole che vedevano nel reale senso, significato, e prospettive metafisiche, a una revisione delle stesse che sono nel secolo scorso sono diventate sinonimi di significati singolari, parole grigie, isolate, e distaccate come lo è stato il novecento. Allo stesso tempo guardando l’attualità arriviamo ai giorni nostri con queste parole scomposte, frutto di un passaggio plurisecolare che dal soggettivismo, arriva al relativismo fino a toccare l’apice nell’attuale solipsismo. Ultima nota amara, i ragazzi di oggi conoscono l’inglese ma non l’italiano, e non deve sorprenderci, in fondo siamo in un mondo guidato dalle logiche commerciali dove il profitto prevale sul vero e sul giusto, proprio per questo l’inglese e sempre più termini anglo-americani figli dei mercati e della globalizzazione inizieranno fondersi nel nostro linguaggio per prendere il controllo del discorso e per descriverci (nella loro prospettiva) cos’è il reale.

Foto di lil artsy: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-piatta-di-un-libro-aperto-accanto-alla-tazza-da-caffe-3278768/

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post