I positivisti

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Se c’è una cosa particolare con cui abbiamo a che fare specialmente in tempi moderni è il positivismo. Questa corrente, che vuole vivere solo all’interno del dato, pensa di poter rinchiudere tutto nell’apparecchiatura, nella strumentazione, nell’elaborazione con metodo scientifico, matematico. Ma il positivismo non solo ha fallito, ma è destinato a fallire sempre, perché di fronte a questa corrente di pensiero si pongono degli ostacoli insormontabili. Il primo problema è proprio questo: il positivismo non può rispondere a delle domande, quesiti che riguardano la parte di senso, la parte morale, etica, esistenziale, e le parti più interiori dell’uomo; per secondo il positivismo è un inseguire il vento, perché si cerca di saturare il reale, di comprimere tutti i dati che esso ci trasmette, ma anziché capire la realtà, a cosa essa porta (cosa è necessario e implicato nella realtà), il positivismo cerca solo di comprimere la realtà, di archiviarla, di strutturarla, di rinchiuderla dentro al calcolo, non considerando che è inseguire il vento perché il mondo è in crescita di informazione, si verificano nuovi movimenti culturali, sociali, si verificano nuovi eventi atmosferici, nascono nuovi fenomeni, si scoprono nuove specie viventi, e via discorrendo. Tutto questo per dire, che studiare e capire la realtà è giusto, mentre arrivare a volerla rinchiudere dentro una calcolatrice è un errore filosofico. La razionalità umana non è fatta per il solo e puro calcolo, la razionalità umana è soprattutto fatta per capire cosa è vero e cosa è falso, cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è reale e cosa è una fantasia, è fatta per l’empatia, per capirsi di chi fidarsi e di chi no, non possiamo scegliere gli amici, la nostra ragazza, in base a dei modelli matematici. Di fronte a determinate situazioni non ci fermiamo a fare un calcolo di ogni singolo elemento, bensì cerchiamo di capire cosa è giusto o cosa è sbagliato, se una persona è affidabile o no, ma non ci fermiamo ad analizzare un’infinità di elementi, cerchiamo di capire la realtà non di misurarla al millimetro. L’uomo nelle sue scelte inserisce anche un modo di leggere la realtà e vi è una razionalità, una logica, con cui vi scruta tutto questo. Prima, durante e soprattutto dopo il dato, deve arrivare la conclusione, il pensiero, la speculazione che va e passa per il dato ma non si arena in esso. Il positivismo non è altro che in realtà la sfiducia più totale nella mente umana, il pensare che essa è impotente, che non può nulla senza la macchina, che non può nulla senza il dato, è l’inversione filosofica dell’Illuminismo, anche quello fallito, che incoronava la razionalità come strumento “onnisciente” in grado di tutto: si è passato da esaltare la razionalità umana, senza considerare alcuni limiti, a finire per disprezzarla e confidare ogni cosa nella tecnica ma la ragione umana non è questa, non si può basare solo su dati scientifici, ma non è neanche onnisciente. Non possiamo fondare una religione o un’etica tramite una calcolatrice, il dato può darci inizi, dirci qualcosa, ma bisogna andare sempre oltre il dato stesso e interpretarlo. Se domani scopriamo che l’omicidio volontario scientificamente riduce lo stress lo legalizziamo? Semplicemente no, perché vi sono degli altri aspetti che non sono calcolati a tavolino, che riguardano il cuore dell’uomo, la vita, la razionalità, l’istinto, il suo essere. Nessun metodo tecnico, nessun macchinario, può arrivare oltre se stesso, non può sorpassare il suo raggio di azione, è vero che le materie sono collegate e quindi la scienza è di aiuto, molto spesso in tantissime indagini, ma dove arriva la validità filosofica, metafisica e teologica semplicemente la calcolatrice non può arrivare.

Photo by Blaz Erzetic on Unsplash

Comments (2)

Comment ReplyCancel Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Post Next Post