L’eclissi del sacro nella società industriale pt.2

Simone D'Aurelio

(link articolo pt.1)

(4 min. lettura)

Ma in tutto questo il professore va al nocciolo della questione, la perdita del sacro è dovuta per lo più (oltre ai fattori sopra citati) proprio alla convivenza dell’uomo con la tecnica e con le macchine, ormai sempre più presenti nel nostro quotidiano (pensiamo allo smartphone!): “Di norma, <<riducendo l’oggetto alle sue dimensioni, la tecnica non gli conferisce alcun significato profondo, alcun significato all’infuori dell’utilità, alcun significato simbolico. L’oggetto […] è sufficiente a se stesso e non è portatore di intenzioni. Per questo si è potuto dire che la tecnica “sconsacra il mondo” nella misura in cui progressivamente imprigiona l’uomo nei soli oggetti, senza lasciargli intravedere l’esistenza di una realtà superiore>> […] Il ritmo della pretecnica è naturale: nella sua intensità il lavoro è costantemente legato ai ritmi della natura, alle stagioni, alla pioggia, al sole, al giorno, alla notte, al ritmo di vita degli animali, al ritmo naturale del corpo umano ecc. […] Ben diverso il ritmo dell’uomo contemporaneo,ininterrottamente esposto alle tensioni prodotte dalla tecnica, sia come strumento di lavoro che di svago: nel suo ritmo di vita le pause di approfondimento interiore sono più rare, e quindi altrettanto rare sono le pause di approfondimento religioso. (ibidem pag. 194-200-201,grassetto mio). Il mondo della tecnica come quello della scienza, guarda al come, e non al perchè, guarda alla funzione e non al significato, si focalizza sul particolare e non sul complessivo, l’industria porta con se l’indebolimento del fine e di qualsiasi sacralità. La religione sostiene gli sforzi personali, incerti, per ottenere cibo, beni e per rispondere ai quesiti più radicali dell’uomo, con l’avvento dell’immanenza e di un mondo basato sul freddo calcolo e sul tecnicismo, la riuscita del lavoro ripiega le sue speranze ricadono nel mondo scientifico-razionalista, a cui ci si rivolge anche per le domande esistenziali e le aspirazioni in termini di realizzazione (in contrasto con le società tradizionali, quella post industriale promette benessere all’uomo nel denaro, nell’infinita soddisfazione della perpetua domanda e nel potere). Abbiamo anche ulteriori cambi, con il cambio di vita e di psicologia cambia anche il linguaggio, una vita dominata prima dalla tecnica e poi dal mercato e infine dalla finanza, non è un caso il dominio dell’inglese, e degli asterischi. Muta anche il significato di concezione del corpo come abbiamo visto, ma anche il concetto di etica assume tratti differenti. L’uomo si allontana sempre più dall’oggetto del proprio lavoro, sempre più spersonificato, a causa dell’interposizione di un numero crescente di strumenti e di operazioni. C’è un distacco sempre più elevato, dal nostro sforzo e la realizzazione. In tutto questo, le tv, le automobili, il cinema, sono solo una parte del boom della tecnica sempre più articolata nella nostra vita quotidiana, che influisce nella nostra psicologia. Se le stesse città aprono a una concezione totalmente gnostica, e senza perchè, possiamo capire che questo è un chiaro segno dei tempi e della società industriale. Ma oltre a tutto questo Acquaviva trova altri due importanti punti che vanno contro il sacro: la storicità del pensiero moderno, che si contrappone all’antistoricità delle religione e del mondo sacrilego, e l’orientamento stesso della tecnica che domina sulla società contemporanea, sempre sempre più razionalizzata,e che toglie sempre più spazio al mondo del sacro (in collaborazione con l’economia e la sua voglia di infinita crescita).

In tutto questo e in questa filosofia, non può stupire vedere chiese postmoderne, che assomigliano a grandi magazzini, che si concentrano sul piano della funzionalità e non del significato, guardano al “cosa” e non al “chi”, si concentrano sul come farlo rispettando determinate prospettive ma ignorando il perchè farlo. Ma dopo queste osservazioni c’è una nota positiva, Acquaviva nelle pagine conclusive (264 e ss.) fa notare (citando Mircea Eliade), come però questa dissacrazione allo stesso tempo non distrugge la sete religiosa dell’uomo, la sua nostalgia, la ricerca del paradiso perduto, la voglia di trascendere il tempo e lo spazio, il tentare il confronto con l’infinito, l’aspirazione al benessere più totale, la riproposta di nuovi archetipi, il riscoprire le immagini e i miti decaduti, fino a prova contraria vivono ancora nella mente dell’uomo o con esso si imbattono in modo importante. La domanda del sociologo è anche sè la società industriale, riesce a distruggere l’esigenza dell’uomo del <<radicalmente altro>>, domanda lasciata in parte aperta dall’autore a cui la risposta sembra evidente, (almeno per il sottoscritto): non è possibile, nè il boom economico, nè la tecnica, hanno risposta in maniera latente e totale al cuore dell’uomo, anzi oggi più che mai la crisi morale, etica, e psicologica dell’occidente è una crisi di ordine religioso e sacra, è una crisi metafisica e filosofica,e le risposte di ordine qualitativo ed esistenziale assillano tutto il nostro ventennio e lo scorso secolo. La società sempre più frammentata, vive in una sorta di coma dove l’unica aspirazione è vivere all’interno della prassi,quelle del fare, e quelle delle logiche di mercato trasposte anche nella presunta realizzazione dell’essere. Il darwinismo filosofico, il malthusianesimo, e le guerre per il potere e le risorse sono frutto di una filosofia e di una società monodimensionale, molto attuale in Europa. Nonostante Acquaviva mantiene aperta da sociologo la domanda sul futuro della religiosità, è interessante notare come a pag. 274 intravede che le domande sulla precarietà dell’esistenza, la ricerca di sicurezza, le domande sulla sopravvivenza, (ed a questo punto le domande annesse), in realtà non si esauriscono nella sola dimensione psicologica. Sul sacro ci sono ultimi quesiti, la nostra attitudine e la nostra ricerca del sacro,è solo sopita dal recente tecnicismo sempre più presente nelle nostre vite? C’è un ritiro nel più profondo io? E’ stata del tutto assorbita o è pronta a riuscire al momento giusto? Da credente rispondo pensando che essa è solo sopita in noi, e mai scomparsa….

Foto di cottonbro da Pexels: https://www.pexels.com/it-it/foto/arte-edificio-architettura-finestra-7566197/

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