In onore del grande Neemia

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Tra le tante figure dell’Antico Testamento mi viene da ricordare Neemia in questo particolare periodo, e la ragione è molto semplice, oggi noi cattolici sembriamo totalmente esiliati e distrutti, dentro e fuori la Chiesa infatti c’è una guerra terribile, tra uno stato sempre più opprimente e una società dei consumi che sta implodendo in sè stessa,ed il posto per i cristiani è ormai sempre più ristretto. Derisi dai nuovi modelli sociologici e culturali, la morte di Dio proclamata da Nietzsche sta uccidendo tutte le civiltà possibili e anche i pochi religiosi rimasti. Proprio oggi allora, possiamo ripensare al grande Neemia, per rialzare lo sguardo, e proprio come lui noi dobbiamo ricostruire, e riedificare la nostra Gerusalemme, il che significa impegnarsi nel restaurare la Chiesa in una sfida senza esclusione di colpi. Se è vero che l’apostasia regna, e questo pontificato ci lascia totalmente amareggiati, sappiamo anche che la Chiesa militante vive fino alla venuta di Cristo, essa è metafisicamente necessaria, ed è l’unica in grado di salvare il mondo e di collegare cielo e terra.

Oggi, siamo in una situazione piena di falsi profeti, di ipocriti e di persone che non tollerano più la fede, sia in campo privato che in campo pubblico, ma non dobbiamo abbatterci; ricordiamo il percorso di Neemia dove tantissimi falsi messaggeri lo intimoriscono, moltissimi uomini lo cercano di far desistere,e altri ancora, prezzolati, cercano di svergognarlo e di umiliarlo; in tutto questo, cosa fà quest’uomo di Dio? Guarda il cielo, la sua meta, rimane fedele a Lui, e trionfa. Non sono pochi gli ostacoli che incontra,dalle lotte interne del suo popolo fino alle ire politiche che provengono da diversi fronti, eppure, Neemia va avanti, riedifica le mura ed aiuta i dispersi a tornare nella città. Ma non c’è solo questo, Neemia, insieme a Esdra crea le basi per un ritorno nella città, che non è solo fisico, bensì è un tornare a Dio con tutto il cuore, possiamo parlare di un ritorno ontologico che segna la prosperità storica del popolo ebraico. Una figura attenta può vedere come nel capitolo 8 alla lettura della Legge e delle scritture, c’è un recupero della Parola di Dio, il pentimento della popolazione è di natura fisica, psicologica, morale e spirituale, che viene ricompensato con un tempo di consolazione e di prosperità. Ciò che ci viene trasmesso non è solo una ricostruzione di tipo tecnico-strutturale, bensì è il popolo ebreo che guidato da questo grande uomo ritrova e ricostruisce il suo essere, Neemia infatti riesce nella sua impresa perchè sa bene che la vera prosperità c’è solo sotto il cielo. La ricchezza vuota e maniacale del ventesimo secolo lo testimonia, l’occidente è benestante ma depresso, la progressione economica e tecnica non segna alcun progresso del nostro io e del nostro cuore. Ma c’è ancora di più da dire, è interessante vedere come l’uomo di Dio, di fronte ai problemi, non si tira indietro, ed oggi di fronte ai vari Yuval Harari, Klaus Schawb,che promettono il transumanesimo e di farci diventare “animali hackerabili”, io rispondo allo stesso modo del grande Neemia: “Un uomo come me può darsi alla fuga?” (Neemia 6-11) , proprio come Semaia cerca di far perdere ogni tipo di reputazione e di dignità a Neemia che risponde con coraggio e forza, io allo stesso tempo voglio lottare con i miei fratelli, fino all’ultimo per restaurare la Chiesa e per respingere gli attacchi culturali, spirituali e psicologici di questi tiranni contemporanei. Se vedrò mai la costruzione delle nuove mura, e il ritorno alla prosperità della Chiesa non mi è dato saperlo, ma una cosa la so per certo, la mia scelta è in comunione con tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni latitudine che hanno anteposto il giusto all’egoismo, il vero al profitto, la realtà rispetto alle proprie farneticazioni, la santità di Dio rispetto al proprio ego.

Ricordiamoci del grande Neemia, e lottiamo con lui e con tutto il popolo Santo fino alla morte, allora possiamo dire di aver combattuto la buona battaglia, nelle difficoltà e nella vita ordinaria, la nostra lealtà a Dio ci sarà fino all’ultimo respiro, fino a quando non potremo anche noi, in punto di morte: “Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene!” (Neemia, 13,31)

Foto di Pixabay: https://www.pexels.com/it-it/foto/statua-di-cemento-grigio-dell-uomo-che-tiene-il-libro-accanto-all-edificio-marrone-34704/

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