Uno strano progetto chiamato Europa

Simone D'Aurelio

(5 min. lettura)

Vi era una volta un’aspirazione, un sogno, un progetto chiamato Unione Europea, un desiderio ambizioso dei nostri padri, ma dopo tanti anni di progettualità dobbiamo analizzare il nostro scenario, e capire cos’è l’UE attualmente. Esso non è l’America, ovvero una confederazioni di stati più o meno amalgamati, no, l’Europa è qualcosa di totalmente diverso, per primo perché ci ritroviamo in un progetto che sembra essere gradito soltanto alla finanza, ai banchieri e ai burocrati, come Europa poi non abbiamo una cultura comune, non abbiamo una lingua comune, non abbiamo leggi in comune, non abbiamo un’economia comune, non abbiamo una tradizione (religiosa, culturale recente) comune, non abbiamo una prospettiva futura comune, in 20 anni di europeismo sfrenato non abbiamo uno spazio di incontro comune; al di là di come la pensano i radical chic, e gli ex estremisti di sinistra (vedi Bonino e compagnia cantante), l’Unione Europea è un’insieme di stati divisi, diversi tra loro, se ci sono dei punti in comune vi sono nella cultura post-moderna, nel politicamente corretto e in una serie di movimenti ideologici che sembra vogliano unire ma in realtà separano. L’unione europea è solo un’unione monetaria, tra culture profondamente diverse che vengono erose, ciò che sta accadendo in questi ultimi 20 anni è solamente che il postmoderno ci sta portando a non essere più italiani ma a non essere neanche più Europei, a parte il disprezzo (o menefreghismo) per la patria, il rigetto di ogni tradizione, la voglia di azzerare qualsiasi identità pur di essere politicamente corretti, il rigetto di qualunque elemento richiami una minima tradizione, non abbiamo nessun altro elemento che ci unisce a livello europeo, ma siamo tra l’altro uniti da elementi che dividono e che non rendono possibile l’incontro.

L’ultrarelativismo è una condizione astratta che fa rimanere tutti sulle loro posizioni individuali. Tutta la mentalità Europea si gioca su uno pseudo buonismo di abbattere le barriere e di incontrarsi, peccato che senza identità, senza cultura, immersi in una crisi di valori, di tradizioni, non ci sarà né mai potrà esserci un incontro, i presupposti per l’incontro ci sono infatti quando ci sono due identità (chiaramente non estremiste) aperte al dialogo che si confrontano. Se ci riflettiamo, al di là della bellezza dei panorami, i nostri viaggi sono belli nell’incontro con le culture e con le persone, con i valori, con le tradizioni, con ciò che è altro da me, come l’incontro tra il mondo e Dio sotto certi aspetti. Se proprio si voleva fare un’Unione Europea doveva essere fatta in modo diverso, economie simili (e non solo la moneta altrimenti è tutto vano), riconoscimento di valori comuni e non dissoluzione di quelli già esistenti nelle varie identità, e salvaguardia delle culture, nessuna unione nel relativismo che divide che è una costruzione astratta, ma trovare punti oggettivi, valori stabili, che ci proiettano eticamente verso un futuro migliore, ci si è sforzati di creare una pseudo-cultura collettiva basata sul nulla che non è mai nata, a scapito delle singole, sacrificando la seconda e vedendo che la prima è chiaramente un’utopia. L’economia europeista anche sarebbe da rivedere, nel cristianesimo essa non è il punto cardine della vita, non è l’uomo al servizio dell’economia, ma al contrario è l’economia al servizio dell’uomo (da chiarire: non significa che non si lavora, ma non vi è questo sistema malthusiano europeo), nel sociale il singolo ormai nell’Europa è valutato come una risorsa (come una materia prima) e non come una persona, il suo concetto di unico e irreplicabile vive nel cristianesimo e non nelle ideologie di oggi, per l’Europa il singolo è qualcuno che deve produrre, deve afferrare ed essere afferrato, deve staccarsi e farsi guidare dal mercato, essere connesso con tutti da dietro un pc ma staccato nel mondo reale, il suo progresso è misurato in base al suo status di prestigio e alla sua produttività, in relazione a ciò che porta nella società, nel cristianesimo invece ciò che conta è la maturazione di ogni persona, non se sei una risorsa più o meno importante, tu non sei un pozzo di petrolio, tu non sei una batteria da scaricare, sei un essere unico e irripetibile, che deve maturare, ontologicamente, una progressione del cuore, metafisica, della persona, dei suoi sentimenti, delle sue azioni. L’Europeismo di oggi basato sull’anticristianesimo ha reso le persone pseudo libere, smarrite sotto ogni piano, senza identità, sempre più astratte e lontane, gridano libertà ma sono schiave di tutto, non sto dicendo di convertire gli uomini, ma ai veri cristiani di fare da esempio, in politica soprattutto, ma anche nell’arte, ormai frammentata, nell’economia, nella legislazione, nel creare e nel far vedere che quel sistema filosofico è vincente. Abbiamo già dato le radici dell’Europa, e nonostante l’uomo medievale aveva i suoi problemi viveva in un’insieme di stati collegati da un’insieme di valori, metafisici, e da una religione, che forniva un’unità, una vera unione tra persone, salvando le differenze soggettive dei popoli, delle storie, delle proprie identità e della propria soggettività unite a un sistema che ci ha fatto prosperare. Per quanto i comunisti, gli innamorati della Rivoluzione Francese, i post marxisti, gli ultra piddini, i sardiniani e chi più ne ha più ne metta si tappano le orecchie, la vera unità era stata creata tanto tempo fa, con una vera uguaglianza, fratellanza e libertà a scapito dei sanguinari giacobini, e proprio da lì che possiamo ripartire, credenti e non, per riscrivere una nuova società, anche in tacita convivenza con altre religioni, ma adottando nel tessuto sociale quel sistema di valori, quell’insieme che ribalta la concezione dei rapporti, delle economie, della libertà, e di tutto il resto che può garantire una vera Europa non unita tramite skype e gli interessi di Bruxelles, ma unita nel concreto, nella vita reale da legami veri e di valore inestimabile.

Foto di eberhard grossgasteiger da Pexels

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