La cancel culture

Simone D'Aurelio

(3 min. lettura)

Se c’è un chiaro segnale su dove sta andando il mondo di oggi è verso la cancel culture. Essa si colloca in modo abbastanza forte nell’esatto opposto del realismo e della filosofia cristiana. La cancel culture si basa sull’astrattismo, sull’ideologia, e soprattutto si appoggia su un modo di pensare, che è quello del non-essere su una non-filosofia. Questo movimento è semplicemente un prodotto del solipsismo applicato nei giorni nostri e fatto filtrare attraverso il mainstream, si tagliano le parole, si formattano i generi, si inseriscono asterischi, si cancellano le nature, si rifiuta tutta la realtà, i principi, per inciso essa è solo il fanalino di coda della lenta distruzione identitaria di questi anni. Se parliamo di cancel culture parliamo di una totale distruzione del fenomeno, esso già ormai incomprensibile senza il noumeno, sfuma sempre di più col tempo fino a liquefarsi del tutto in questi movimenti. Questo risultato è possibile solo partendo dalla falsa concezione di libertà moderna (in realtà l’assoluto libero arbitrio) da un voler rifiutare la verità, e da un ridurre l’essere a un individuo solo e destrutturato fino a farlo diventare una totale fluidità (gender fluid). Nella cancel culture non può esistere l’essere, c’è il solo divenire, non ci può essere legame bensì opinione perchè lo stesso legame non viene riconosciuto, non ci deve essere genesi, non ci deve essere un vero riferimento con la realtà,e non ci deve essere un confronto tra esseri. In questo caso le identità che reclamano l’oggettività del reale sono di forte imbarazzo per questa ideologia. Il pensiero cristiano si trova sull’altro lato, parte dalla Genesi, e da li vi è un ordine, l’uomo si ritrova tra l’oggettivo e il soggettivo, e Dio è il garante, il necessario, e il cristianesimo è in relazione tra Dio e gli uomini, in una continua scambio e triangolazione tra identità diverse e Dio. Per la cancel culture non c’è bisogno del senso, dell’ordine, del normale o dell’ essere, c’è bisogno al contrario di una totale destrutturazione che non accetta neanche il dato reale in quanto dato oggettivo su cui si basano tutte le scienze sperimentali e il nostro vivere. Nel momento in cui non c’è la realtà non può esserci filosofia, o almeno non può esserci una filosofia in grado di dare risposte, non può esserci teologia, non può esserci metafisica, non può esserci nessuna nozione, e non possono esserci principi, come non si saranno nè diritti nè doveri (in crisi anche per questo). Nella cancel culture, ci sarà solo un vuoto abissale infinito. Il ragionamento di questa pseudo cultura è destinata a fare danni a intossicare la nostra vita, sotto la cappa di una retorica blanda che fa pensare che la neutralità assoluta equivalga alla giustizia assoluta si asfalta tutto il nostro io, tutta la storia, tutte le statue, tutto il nostro passato, e tutto il nostro presente, per finire in un futuro impossibile. Il cancellare se stessi va contro Dio in modo diretto e contro il proprio essere,contro la propria natura umana. Dio per i cristiani è l’Essere, Dio è, ed è colui che può dire “Io sono Colui che sono”, questa è la Verità, Dio è, e metafisicamente deve possedere tutti gli attributi dell’essere, andare contro la Fonte dell’Essere significa cercare di sabotarsi, ma anche cercare di distruggere tutto, correre in direzione opposta alla verità, e al reale. Jeshua di Nazareth si basa sulla crescita ontologica degli uomini, ricerca proprio l’essere, cerca di divinizzare l’uomo e lascia aperta la sua soggettività e la totale unicità; la cancel culture al contrario disprezza l’essere, per aprire alla soggettiva neutralità che non ci sarà mai, e in tutto questo gli stessi persecutori non vedono che anche la stessa cancel culture è una presa di posizione netta, che rifiuta il noumeno e il fenomeno in tutte le sue sfaccettature. L’unico sbocco possibile per chi riduce tutto al solo pensiero soggettivo è un’anarchia assoluta.Ecco il “progresso” della cancel culture.

Photo by Filip Kominik on Unsplash

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