Le metafisiche dell’unico essere e i loro problemi

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

Se abbiamo analizzato la metafisica cristiana nei suoi principi è normale vedere come l’ateismo e il panteismo in fondo sono accomunati da alcuni principi metafisici, e come le loro teorie sono in contrasto con l’esperienza.

1 Concezione dell’Assoluto

Per l’ateismo e il panteismo è il mondo, l’universo l’unico essere, se nel panteismo tutto è parte del divino nell’ateismo, non c’è il riconoscimento di un’altra divinità esterna all’universo, si parlano in modi diversi ma si confessa lo stesso credo. Per l’ateismo come per il panteismo l’universo è il solo, è l’assoluto, però l’ateismo non riesce a pensare correttamente, idem per il panteismo, e come e in che modo l’universo possa essere l’unico essere, perchè ciò non è razionale, e non è possibile perché rappresenta la contraddizione per assoluto.

-Il panteismo conosce più divinità, o anche una sola divinità che coinvolge ogni cosa, il che trova una contraddizione fin dal principio, perché l’Assoluto si è diviso in se stesso? E perché l’assoluto ha una storia ed è in fase di definizione? Tutto ciò di fronte alla logica non ha senso, l’Assoluto non ha bisogno né esigenza di scomporsi per poi riunirsi e riassorbire tutto. E come può l’assoluto vivere delle variazioni al suo interno? Il panteismo, inoltre, trova la divinità in ogni cosa, nonostante tutta la scienza e l’esperienza e i nostri sensi insieme alla realtà dichiarino altro, la materia non è divina o parte del divino, gli animali non sono divini o tutti parte di una divinità. Tutti ad oggi non traspaiono di essere divino o scheggia del divino, bensì ogni cosa ad oggi traspare con i suoi limiti.

L’ateismo confessa che l’universo è il solo essere, ma tutto ciò è sconfessato dalla stessa scienza, dalla logica, e da ogni tipo di esperienza. Ma ancora di più dai suoi stessi principi ovvero dalla stessa analisi metafisica. Parmenide ben sapeva migliaia di anni fa che l’Essere necessario non poteva essere in evoluzione, non deve avere un inizio, non deve essere in fasi di accrescimento o di degradazione, perché vi è una contraddizione insanabile. L’universo, ce lo insegna bene la cosmologia, ha avuto inizio, ha una storia, è in crescita di informazione, in evoluzione, ma allo stesso tempo è anche in decomposizione, tutti elementi che dichiarano a gran voce che l’universo non è necessario, non è autonomo, non è eterno, non è ontologicamente sufficiente. Bisogna immaginare un Dio che è in crescita e in evoluzione ancora incompleto e che per tutta l’eternità (ovvero dall’eterno passato) ancora trova stabilità. Lo stesso discorso, coinvolge un ipotetico multiverso: oltre a rinviare il problema della prima mossa, ma esso seppure vuole dichiararsi l’assoluto si ritrova da sempre in evoluzione, mischiando da sempre altri mondi, in continua definizione ed evoluzione, e in degradazione e ricomposizione, creando e distruggendo nuovi universi (perché questo universo è in fase di decomposizione) in una lotta intestina nella sua stessa divinità.

2 La creazione

Per ateismo e panteismo non esiste creazione, bensì fabbricazione, vi è gia tutto, non può esistere un’agente esterno, la vita, la coscienza, l’essere, l’universo sono già tutti racchiusi, in un multiverso, o in “potenza” era tutto racchiuso fin dagli albori nell’universo quando vi erano piccole nubi nel suo stato primordiale. Non si può prendere in considerazione altro, che tutto vi era pre-contenuto in degli elementi primordiali, i quali erano in potenza, e che poi hanno dato in modo inspiegabile il via alla fabbricazione dell’uomo della vita, dell’universo delle coscienze, del pensiero, e via discorrendo. Il principio da cui si parte è tendenzialmente inverso rispetto a quello della metafisica cristiana; giacché la grande fabbricazione rimane inspiegabile, allora si immagina che con la parola evoluzione si possa liquidare tutto lasciando enormi solchi inspiegabili su cui la stessa scienza sottolinea le contraddizioni scientifiche logiche e razionali, il principio su cui si basa questo ragionamento in linea di massima è che dal meno viene il più, che il non intelligente spiega l’intelligente, che il mancante spiega ciò che c’è. Si va dal brodo primordiale che doveva avere in potenza tutto ciò che c’è sulla terra, i pesci, i volatili, gli uomini, gli animali di ogni specie, il pensiero, per poter spiegare ogni cosa, teoria sconfessata dalla stessa scienza positiva. L’evoluzione inoltre non è in grado di auto-attuarsi senza creazione, altro elemento in totale contraddizione con se stesso, lo stadio evolutivo non crea lo stadio base, semmai lo stadio base ha bisogno dell’evoluzione per vivere, e l’evoluzione ha bisogno della base per sussistere. Come ho spiegato nel mio libro, la teoria di Darwin spiega solo la microevoluzione, che è logica, ma non la macroevoluzione, cosa da cui la stessa scienza prende le distanze. Ma il problema è anche nel fatto che si denuncia ancora che dal meno viene il più pensando alle condizioni primordiali dell’universo, che in quelle piccole nubi di gas vi era tutto e anche il processo razionale per scatenare il big-bang, o comunque per potersi trasformare e poi da nubi poter dare la vita a miliardi di persone le coscienze, e la parola, mistero ancora più fitto anche per gli evoluzionisti più incalliti.

La creazione, anzi la fabbricazione, però rappresenta ancora una contraddizione, perché implica in questo stadio una scelta, una contraddizione, ovvero che l’essere assoluto abbia scelto di volersi trasformare, e di dividersi e confondere tutti.

(link articolo parte 2)

Foto di Mikhail Nilov da Pexels

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