Bisogna scegliere per forza tra creazione ed evoluzione?

Simone D'Aurelio

(2 min lettura)

Una delle cose più simpatiche del nostro secolo è che la parola evoluzione è ovunque, la si usa negli slogan, nei cartoni animati, sul lavoro, è un po’ ovunque nel nostro quotidiano. E quando chiediamo a qualcuno com’è partito tutto, com’è nato l’universo molto spesso sentiamo dire “eh, l’evoluzione…”, ecco, insomma, “evoluzione” è un parola magica che spiega ogni cosa, almeno superficialmente. Ma siamo sicuri che è così? In realtà per prima cosa la filosofia postmoderna pensa che bisogna scegliere tra evoluzione e creazione, cosa assolutamente falsa, perché ha un’idea sbagliata sia dell’evoluzione che della creazione. Si pensa che la creazione avvenga in un nanosecondo, non graduale, lenta e progressiva, ma che sia una creazione di tipo meccanico e allo stesso tempo si pensa che l’evoluzione sia la base di tutto e che spiega ogni cosa, ignorando palesemente che l’evoluzione da sé non si auto attua: senza materia prima, senza nessuna base, non esiste nessuna evoluzione, l’evoluzione si innesta nel momento in cui c’è qualcosa che può evolversi, il mondo non nasce nell’evoluzione. Ben individuato da Bergson e poi da un suo grandissimo allievo Claude Tresmontant (si vedano i suoi scritti al riguardo, “L’esistenza di dio oggi”,”Cristianesimo, filosofia, scienze” ecc.), l’evoluzione e la creazione non sono in contrasto, anzi, uno ha bisogno dell’altro e si richiamano a vicenda, la creazione ha bisogno dell’evoluzione per sussistere, l’uomo ha bisogno di crescere di svilupparsi, il permanere in una condizione a lungo termine per tutti gli esseri diventa (esperienzialmente e biologicamente) una fase di stagnazione e col tempo di degradazione, l’evoluzione non è altro invece che l’espressione della creazione, il richiamo al principio dell’informazione, ma è anche la creazione in atto, la sua espansione il suo compito, esso è una testimonianza vivente verso un principio, un inizio, sono due elementi necessari alla realtà e complementari non in contrasto come concepiti nel mondo moderno (che ama su questo argomento anche far fare guerra tra maschio e femmine, e tra scienza e fede ecc.). E’ divertente vedere quelle scene del brodo primordiale in cui si fà pensare che lì vi è racchiusa tutta la vita, il pensiero, ma anche tutte le forme viventi, i pesci, le aquile, l’uomo, gli elefanti, le coscienze e ogni cosa, insomma far intendere che in una pozzanghera vi era tutta l’umanità, a parte che è qualcosa di ridicolo, e anti scientifico. Ancora più divertente è se risaliamo la china quando miliardi di anni fa l’universo era una piccola nube e lasciar intendere che in quella piccola nube vi era ogni cosa. Darwin non spiega tutto, per quanto duole ammetterlo ai suoi fan più sfegatati, Darwin spiega la micro evoluzione, non spiega la macro evoluzione, non ci spiega i grandi cambiamenti, e la sua teoria su questo non è nemmeno scientifica dato che non è falsificabile (si può consultare bene il mio saggio, o gli scritti di Enzo Pennetta). Quando si vuole applicare a Darwin ciò che non rientra più nel raggio di scienza esso diventa più una filosofia, ma anche errata dato che è in contrasto con molte scoperte scientifiche, dallo stagno a quanto pare la logica, la razionalità, la filosofia e anche la scienza ci dicono che non può uscire il tutto, e che l’evoluzione non è Dio, non si auto-attua e non inizia a creare. Ma queste sono verità di fatto difficili da digerire per i cari ultradarwinisti, sacerdoti di una dottrina nata nell’800 e schiavi della parola “evoluzione”.

Per ulteriori approfondimenti si veda Gli errori di Darwin – Jerry Fodor, Massimo Piattelli Palmarini, Feltrinelli, Milano, 2010.

Photo by Alessio Ferretti on Unsplash

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