Le metafisiche dell’unico essere e i loro problemi pt.3

Simone D'Aurelio

(4 min. lettura)

(link articolo parte 2)

6 La conoscenza dell’uomo

Le diverse metafisiche e scuole filosofiche parlano di una diversa conoscenza dell’uomo, l’ateismo lascia una conoscenza inspiegabile dell’uomo, di fronte a una nozione irriducibile di Dio, che non proviene da un conflitto come pensava Marx, bensì da una corrispondenza ordinata tra realtà ed essere (si veda Antonio Livi, Filosofia del senso comune, Leonardo da Vinci Editore, 2018 o il mio libro) che attraversa da sempre l’uomo. Il panteismo spesso vira su un uomo che ha scordato ciò che era in epoche passate, qualcosa che va contro il percepito, contro la memoria, che evoca una certa nostalgia, ma che nel concreto va contro l’esperienza, parla dell’uomo come di un frammento sperduto di una divinità. Ma l’esperienza, la mente umana e lo stesso uomo deve fidarsi di ciò che viene detto senza prove, anzi con prove indirette che dicono il contrario, ovvero che la nostra esistenza terrena non è preceduta da cadute, da mondi paralleli, o da altre vite, che la vita ci è stata trasmessa nonostante i nostri genitori l’abbiano ricevuta, abbiamo memoria di ciò che ci succede, ma non abbiamo impresso vite passate, che l’universo non è divino. Se dobbiamo credere al sogno, all’eterna illusione, allora possiamo credere a qualunque cosa se annulliamo il campo dell’esperienza, del verificabile e del razionale. A questo punto possiamo affermare anche che l’universo non esiste, che è tutto un sogno, chi mi dice che è vero? Ciò di cui posso fidarmi è la realtà, l’esperienza, e non un discorso fideistico. La nostra vita non menziona trasmigrazioni di vite, non ci menziona che i nostri corpi siano un vaso di frammenti di un assoluto che ci assorbirà, altrimenti il libero arbitrio e tutto ciò che fa l’uomo non ha senso.

Tutti questi principi metafisici gettano una certa concezione dell’umanità, il principio base è la scelta dell’Assoluto, se esso è l’universo, se esso è il mondo oppure no, cambia il modo di concepire le cose andando su due estremi opposti ma i risultati sono identici di fronte all’esperienza scientifica, filosofica, logica, reale, metafisica, e razionale, né il panteismo né l’ateismo trovano spiegazione. In essi vi sono una serie di principi a cascata dopo la scelta dell’Assoluto, che implicano altri principi necessari, si deve pensare a una certa concezione di umanità o assolutamente da autodeterminarsi per l’ateismo, o assolutamente autodeterminata per il panteismo, ma che in ogni caso non ha senso. Sono due facce della medaglia fallimentari, nulla nelle scienze mostra la propria divinità, né esplicitamente né in potenza, in questo caso non vi è un’unione razionale tra fenomeno e noumeno, la realtà è staccata da questa metafisica, essa non è richiesta dalla realtà anzi la stessa realtà richiede a gran voce altro, lo stesso discorso è per l’ateismo. Sembrano principi indifferenti ma il comunismo, tramite Marx ed Engels predicava proprio questo, l’eternità dell’universo (si veda Claude Tresmontant, “Le idee fondamentali della metafisica cristiana”, Morcelliana, 1963, pp. 111-143) e nonostante il loro aperto disprezzo, utilizzando quei determinati principi di metafisica, hanno determinato anche la loro filosofia, perché il principio metafisico a cascata implica l’orientamento filosofico e il fine. La prassi diventava il cuore del marxismo, tutto l’uomo viene concepito in modo materialistico, e la stessa promessa del comunismo è rivolta verso il mondo fisico, ma l’ideologia marxista ha fallito ovunque, i popoli sono stati devastati, la promessa di riscatto economico ovunque non soltanto non è stata rispettata ma si è verificato l’opposto, i popoli sono caduti in condizioni sempre peggiori. Oltre a generare oltre 100 milioni di morti, un bilancio di dimensioni davvero immense. Il comunismo non può tollerare altro che sé stesso, ma i suoi presupposti sono imbarazzanti e i suoi frutti sono da sempre incredibilmente amari. Ma muoversi da presupposti metafisici sbagliati poi mostra i suoi errori, se si sceglie l’universo come il solo essere in modo implicito e esplicito si apre a una serie di situazioni obbligate, di scelte, sulla concezione dell’umanità dell’uomo, della vita. Si pensi al gender, o alla cancel culture, sono tutti movimenti con una filosofia implicita, l’assoluta (o quasi) autodeterminazione dell’uomo in ogni cosa, inserendo di fatto il mondo come l’unico essere, senza nessun rapporto di determinazione di fronte a Dio. Tutto viene vissuto in modo solipsista escludendo di fatto un dualismo che cambia completamente tutto. Le varie ideologie partono da un principio, che mette l’universo come l’unico essere, da lì in poi si altera la concezione di umanità, la concezione del mondo, perchè o non si trovano definizioni e rapporti adeguati, passando dal Superuomo alla sopravvivenza darwinista, o passiamo dal pensare che l’assoluto stesso sia in crescita di informazione, dato che l’universo e il teoretico multiverso rappresentano entrambi questa certezza. Dal positivismo al nichilismo, nessuno è in grado di realizzarsi e di dare risposte, la realtà che si aggrappa all’universo come unico essere diventa padre dell’idealismo, delle ideologie, delle follie, del concepire il transumano, del concepire un’uguaglianza artificiale, una libertà impossibile, una verità inesistente se non soggettiva, l’unica cosa possibile nel mondo di oggi è rivedere i propri principi metafisici, seguendo la stessa scienza, l’esperienza, la razionalità e la realtà, da lì in poi la vera metafisica necessaria e implicata nel reale ha portato, porta e porterà sempre i suoi frutti facendo risplendere l’uomo e la società.

Foto di Mikhail Nilov da Pexels

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